Nel momento in cui scriviamo, il parlamento inglese è in piena bagarre da
Brexit. Il governo di
Boris Johnson, che aveva premuto per una
Brexit dura, anche senza accordo, che voleva bloccare addirittura l'attività parlamentare fino a quella data per proibire qualsiasi discussione, in realtà sta perdendo pezzi, così come ha già perso la sua maggioranza alla
Camera dei Comuni. Il suo ruolo e le sue politiche sono seriamente in discussione. E già si parla di nuove elezioni, che lo stesso
Johnson vorrebbe indire per evitare che l'opposizione ottenga, come vorrebbe, una dilazione della data sulla
Brexit. La situazione è molto complessa, molto confusa, in pieno divenire. Ma va detto che tutte queste battaglie politiche, evidenti e sotterranee in
Inghilterra, un Paese, comunque si voglia, di rilevanza notevole per gli equilibri mondiali, si basano o sottintendono un equivoco enorme, in realtà una
grande truffa, che sta alla base di tutte queste lotte intestine, che non si sa veramente cosa porteranno, al momento. E cioè che la vittoria della
Brexit nel famoso referendum indetto dall'allora premier,
David Cameron, che gli è costato il posto. Cerchiamo di spiegare questa situazione, piuttosto complessa. La
Brexit, ovvero la volontà del
Regno Unito di uscire dalla
Ue, vista come il regno delle politiche farraginose e distanti dal popolo, è un termine e un sentire politico in realtà diffuso in tutta
Europa, che in
Inghilterra si è incarnato attorno al Partito costituito dallo scaltro
Nigel Farage, l'Ukip, il quale in pochi anni, incredibilmente, è divenuto la prima forza politica inglese, superando, nei sondaggi,
Tories e
Labour. Il presidente conservatore
Cameron, in evidente difficoltà, decise quindi di indire un
referendum per ottenere quel consenso popolare che avrebbe testimoniato il sostegno al suo governo in quella che, secondo lui, doveva essere la politica del
Regno Unito: restare all'interno della
Ue. In quel referendum, il suo avversario era, ovviamente, proprio
l'Ukip di
Farage, apertamente schierato per il
'leave', affinché
l'Inghilterra lasciasse la
Ue. Si tenne, quindi, il referendum. I sondaggi, come sappiamo, davano tutti la vittoria per il
'remain', cioè per rimanere nella
Ue, anche se di stretta misura. Ma in quella notte, come si ricorderà, dopo i primi
'exit poll' che sembravano andare nella direzione prevista, si verificò l'inaspettato: vinsero i sostenitori della
Brexit e il loro leader, lo spregiudicato
Nigel Farage. Cos'era successo? I più informati cominciarono a capirlo e si seppe più tardi. C'era stata una manipolazione del voto attraverso internet, fatta da una società specializzata in queste campagne. Un'azienda che, dopo lo scandalo che ne seguì, dovette chiudere i battenti per fallimento: la
'Cambridge Analytica', assoldata proprio
dall'Ukip di
Farage per quell'importante occasione. Come si sa, le grandi compagnie di internet, come
'Google' e
'Facebook', utilizzano degli algoritmi per ciascun utente, in grado di rilevarne e capirne gusti e preferenze. Questa cosa viene usata a livello commerciale, quando ci vediamo apparire sul computer pubblicità e prodotti che abbiamo appena cercato. Questi
algoritmi sanno, ormai, cosa ci interessa. Per cui, propongono in continuazione altri prodotti, spesso con successo, commercialmente. La stessa cosa si può fare anche in
politica, con le tendenze espresse delle persone. Fu uno studioso polacco il primo a catalogare le persone, o tipologie umane, in categorie, a seconda di come reagivano a determinati stimoli provenienti dalla rete. Questa società, la
'Cambridge Analytica', era in grado, un po' come fanno
Google e
Facebook, di individuare gli elettori indecisi e mandare loro dei
messaggi mirati, in modo da convincerne una parte a favore, ovviamente, del cliente che li aveva assoldati:
l'Ukip di
Farage, che voleva la
Brexit. Questo spostamento di voti si verificò: gli algoritmi riuscirono a
'captare' il bacino degli indecisi, che ci sono in ogni elezione, condizionandone una parte con messaggi mirati e, soprattutto,
'dopati', ribaltando l'esito che ci si aspettava dal voto. Fu così che vinse la
Brexit, contro ogni pronostico.
David Cameron, che voleva un risultato europeista, dovette dimettersi e gli succedette
Theresa May, la quale cominciò a vivere quest'enorme contraddizione che sta vivendo anche in queste ore il suo successore. E cioè che le politiche per tracciare la
Brexit, con o senza accordo, trovano l'opposizione enorme del parlamento inglese, per cui si verificano una serie di voti, di ribellioni e di trame che sembrano distruggere ogni governo
'pro Brexit', come un cancro. E soprattutto, trovano un'opposizione enorme nella società, che in realtà in maggioranza, specie nei grandi centri multiculturali come
Londra, la
Brexit non la vuole. Ci sono state e ci sono manifestazioni in tutto il Paese: migliaia di cittadini sono contro la
Brexit e, oggi, contro
Boris Johnson, che ha cercato di chiudere addirittura il parlamento per ottenerla: un
attentato alla democrazia per come è stato definito da molti. Ci sono tutt'ora striscioni di manifestanti contro
Johnson e la
Brexit persino davanti a
Westminster e un po' in tutte le città inglesi. E' questo il risultato della
grande truffa operata da leader ambizioni e spregiudicati, che hanno cercato di perseguire delle politiche
'pro Brexit' perché ciò dava loro potere, mentre la maggioranza dei cittadini inglesi, la
Brexit non la vuole. Per non parlare dei cittadini
scozzesi, contrari in larga maggioranza e degli
irlandesi, che costituiscono un ulteriore problema coi loro attuali confini, che non si sa se debbano essere ripristinati, se
l'Irlanda del Nord volesse rimanere nella
Ue. La
Brexit si basa, insomma, su un
presupposto sbagliato, ottenuto con una
manipolazione attraverso un
referendum. Chi persegue queste politiche, per forza di cose si ritrova in un
campo minato, dalle opposizioni politiche e dalla società. La cosa è di proporzioni enormi, anche più grandi del
Regno Unito e dei suoi destini perché, come si sa,
Farage ha poi suggerito a
Donald Trump le stesse strategie e lo stesso supporto di
'Cambridge Analytica' anche per le lezioni presidenziali americane, facendogli riportare una vittoria inaspettata con gli stessi metodi, agendo sugli elettori indecisi dei singoli
'Stati-chiave'. Ecco perché la
Clinton, che aveva riportato un numero maggiore di voti complessivi, contro ogni pronostico perse le elezioni
Usa. Ed ecco come
Donald Trump, con gli stessi metodi di
Farage, dal quale ha recepito consigli e un lavoro ben pagato dalla stessa compagnia, ha ottenuto
l'inatteso risultato che già si era verificato in
Inghilterra. Fa impressione che i destini del
Regno Unito e della più grande potenza mondiale, gli
Stati Uniti d'America, che hanno inaugurato una nuova stagione di politiche di scontro interno sia negli
Usa, sia nel resto mondo, siano stati determinati da una
truffa, dalle
manipolazioni di una società specializzata nelle elezioni. Eppure, così è stato:
'Cambridge Analytica', per lo scandalo che ne è seguito, nel frattempo è fallita. E la situazione da essa creata in
Inghilterra sembra aver bloccato il
Governo Johnson, con migliaia di manifestanti schierati contro di lui e contro la
Brexit ormai ovunque.
Boris Johnson sembra ormai avere i giorni contati;
Donald Trump, ancora per qualche anno, ce lo dobbiamo tenere.