Sono già
10 anni che
Mike Bongiorno non c'è più.
Umberto Eco ne fece il simbolo
dell'everyman, ma lui non era affatto il personaggio
'sempliciotto' che poteva apparire. Ebbe il coraggio di andare davanti al teleschermo e portarci espressioni come
"Ok", che prima del
1954 era un'esclamazione soltanto dai
soldati americani durante la guerra, per indicare che non c'erano morti. Portò un assaggio di
America in questo Paese con un
'Lascia o raddoppia' mutuato da un
quiz americano. E così con
'Rischiatutto', che discendeva da
'Jeopardy', una trasmissione in onda ancora oggi. Sognavamo di vincere
5 milioni e 120 mila lire o la
Fiat 600, come poi abbiamo sognato
Sabina Ciuffini, che con quelle
minigonne faceva sudare freddo i
cardinali (
"Ricordati che ti guarda Paolo VI", le dicevano i dirigenti Rai) e il dottor
Inardi, capace di leggere (o forse no) nella mente di
Mike e carpirne la risposta esatta.
Mike Bongiorno ha portato in
Italia il
nozionismo sottovuoto spinto, l'idea che sapendo delle cose si potessero vincere dei soldi. In una nazione
morta di fame come
l'Italia degli anni '50, che ancora si
leccava le ferite di una
guerra mondiale e stava per assaporare il benessere, quel
nozionismo veniva rispettato e, anzi, diventava
motivo d'incoraggiamento e
ammirazione, con spettatori o spettatrici che mandavano proposte di matrimonio a questo o quella concorrente, o alla stessa
Edy Campagnoli, prima
'valletta' televisiva. Quel
nozionismo divenne
preparazione monografica, specie con
'Rischiatutto', dove si giocava pesante con vincite milionarie quando lo stipendio di un professore delle medie era di
100 mila lire al mese nel
1970. Con
Mike bisognava essere preparati, ma dopo è finito tutto. Dopo è stata una
degenerazione continua, nella quale si vince perché si è
simpatici e non si ha vergogna di esporre la propria
bieca ignoranza (vedasi quelli che vanno a
l'Eredità). Ma non c'è solo questo.
Bongiorno portò in
Italia l'idea della
sponsorizzazione in tv, con le sue famose
televendite Rovagnati, che sapeva adornare con
aneddoti e
racconti singolari, divertenti perché fondamentalmente sinceri.
Mike fiancheggiò la politica
'berlusconiana' quando col
'Quizzy' - quel ridicolo pseudotelecomando che dovevi far sentire
all'144 a
675 lire al minuto - lui dava un
codice tv con il quale
"avremmo potuto anche votare". Fece sentire la sua voce quando un referendum avrebbe voluto ridurre i
canali tv di nuovo a
tre e a
Silvio avrebbe lasciato un
paio di reti o, forse,
una sola, mentre
Rete 4 sarebbe andata sul
satellite, che allora non aveva nessuno.
Luci e ombre, insomma. Ma
più luci che ombre: alla fine parliamo un
italiano decente e ci comprendiamo
grazie a lui. Ha fatto più
Mike - oriundo
siciliano di New York orgoglioso di essere mezzo siciliano e mezzo torinese dei
Carello, quelli dei fari fendinebbia -
dell'istruzione obbligatoria. Forse, avrebbe meritato il
laticlavio di senatore a vita, o forse no. Ma di certo, rispetto a quel che circola oggi su una
tv che già per
Boncompagni stava diventando la
"televisione dei telemorenti", è
grasso che cola.
Giurista d'impresa
Mediatore Civile Professionista
Cultrice di diritto civile
Presidente nazionale APM
A.D.R. & Conflict Management
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