Non vorremmo accodarci al lungo elenco di
richieste che, in questi giorni, affollano i
comunicati stampa di
auguri di buon lavoro al
nuovo governo. Con la
retorica degli auguri, infatti, si cerca sempre di ricordare a un
esecutivo entrante di occuparsi di tutto e di tutti, praticamente. Tuttavia, ci sono un paio di situazioni nel settore della
moda che vorremmo ricordare al nuovo
governo 'di sinistra', poiché decisamente preoccupanti:
Stefanel e
Brioni. Nel primo caso, si tratta di un
marchio prestigioso, che ha furoreggiato negli
anni '80 del secolo scorso e che, quasi inspiegabilmente, dai
primi anni duemila ha imboccato un lento ma inesorabile
declino, sino a entrare ufficialmente in crisi. Oggi,
l'azienda trevigiana si ritrova ufficialmente
in vendita. Senza
compratori, purtroppo. E se le cose continueranno così, sarà costretta a chiudere per
cessata attività. I posti di lavoro a rischio sono solo
un centinaio. Ma bisogna anche ricordare che, alla fine del
1987, Stefanel aveva un organico operativo di più di
600 addetti. Stessa sorte rischia la
Brioni, fabbrica di abbigliamento maschile di proprietà del gruppo francese
Kering. Nonostante gli investimenti effettuati e le riorganizzazioni industriali affrontate, anche questo marchio continua a vedere i suoi
bilanci in
perdita. E i
sindacati sono sul
piede di guerra. La nostra impressione rimane quella di una
classe imprenditoriale che proprio non riesce a pensare nuove forme di
riconversione 'green' o
'eco-friendly'. Sembrano quasi non comprendere di cosa si tratti. Ma soprattutto, oltre alle consuete e dolorose
politiche di risparmio non si sa andare, perdendo
'know-how' e tagliando gli
stipendi di chi, al contrario, potrebbe portare
idee innovative. Sono proprio le
idee che non piacciono, nel mondo della nostra
imprenditoria. Che probabilmente è
invecchiata e ha
perso slancio, non comprende più
dove sta andando il mondo, non riesce ad anticipare in alcun modo una risposta che sappia individuare
nuovi sbocchi di mercato. Riconversione
'verde' e formazione di
nuove professionalità: nell'epoca di
internet non dovrebbe essere così difficile da comprendere, poiché anche
l'imprenditore non è
un mestiere come un altro. Una professione che, ovviamente, dev'essere accompagnata da una coerente
politica industriale, che sappia indirizzare l'intero
'Made in Italy' verso nuove e più coraggiose
frontiere. Ma anche il
coraggio, se un
imprenditore o un'intero
ceto politico non ce l'ha, di certo
non se lo può dare. Purtroppo.