Qualche anno fa, durante i miei studi di
economia presso
l'Università di Anversa, ho avuto la fortuna di assistere ad una lezione del professore armeno
Tatoul N. Manasserian. Si sarebbe dovuto parlare di
Europa, del fuori o dentro della
Turchia, se fosse giusto che altri Paesi potessero essere inizialmente agevolati per entrare a far parte di quest'entità tanto agognata, quanto disprezzata. Il professore partì da lontano, da un luogo talmente distante che inizialmente molti pensarono che avesse sbagliato classe o lezione: ci parlò
dell'ex Unione Sovietica. Per buona parte del tempo,
Manasserian si concentrò sulle cause che determinarono il fallimento della transizione verso un'economia di mercato nei Paesi
dell'ex Urss. In particolare, si soffermò sul ruolo della
legge, fondamentale per sostenere un passaggio storico così delicato, che se non guidato da un
apparato legislativo robusto avrebbe portato al collasso economico il
ceto medio, come infatti avvenne. Si pensò a smantellare il vecchio sistema economico e monetario senza garantire delle
leggi e delle
politiche che tutelassero interi Paesi da un'imminente catastrofe. Quando si parla del
Trattato di Maastricht e dei requisiti d'ingresso
nell'Unione europea, si tratta esclusivamente di numeri:
Pil, disavanzo, debito e
percentuali, che non significano nulla se alla base del raggiungimento del target c'è uno
Stato corrotto, che non significano nulla se in quello stesso Stato ci sono
leggi inadeguate che non permetteranno, nel lungo periodo, di rispettare i patti, se non a suo discapito e a discapito di tutti. La crisi della
Grecia e la volontà del
Regno Unito di uscire
dall'Unione europea sono stati segnali di qualcosa che è andato storto, di valori che abbiamo perso per strada, di
regole economiche fine a se stesse, sconfitte da un
mercato finanziario umorale e temerario. Le nostre vite sono condizionate da quel mondo sotterraneo che si chiama
borsa. Prima ancora che venisse palesato l'esito delle elezioni inglesi, già alcuni
'rumors' turbavano l'equilibrio di
Wall Street. Alcuni
exit polls privati hanno infatti attivato una fitta rete di fondi speculativi altamente mobile e recettiva e la sterlina si è rivalutata, per poi crollare nuovamente. Tali notizie avevano raggiunto perfino i
mercati asiatici nel giro di pochi minuti. E già la parola
'spread' cominciava a invadere, in modo nauseante, le pagine dei giornali. Che cosa c'entra
l'Europa con tutto questo? Cosa c'entra con quelle aspettative di
libertà delle nuove generazioni e di quelle che, come la mia, a forza di sperare nel cambiamento, stanno invecchiando? Possibile che le nostre vite siano condizionate da un qualcosa di talmente ballerino, incostante, folle e noioso come il
mercato azionario? Quanto accaduto in questi anni dovrebbe far riflettere e aprire gli occhi su un sistema dall'apparato politico e legislativo quanto meno
vetusto, sicuramente non al passo con una
globalizzazione che muta a ogni sorgere del sole e che ha bisogno di trovare degli argini sottoforma di
leggi, controlli, regolamentazioni. Se la libertà dei mercati porta alla schiavitù della maggior parte degli esseri viventi, allora non si tratta più di
liberalismo, ma di
oligarchia economica. Inoltre, le
leggi e le
regolamentazioni del
mercato finanziario da sole non bastano: dovrebbero essere ben mescolate con una qualità che non va propriamente in sintonia con questo momento storico. Quanto è accaduto in questi anni, ma soprattutto quel che succederà nei prossimi, dovrebbe insegnare ad avere
pazienza. L'integrazione politica ed economica non si ottiene con il tempo di un
'like' su
Facebook: bisogna saper aspettare, accettare dei sacrifici, avere rispetto per chi è più debole, costruire politiche lungimiranti e sostenibili senza cedere alla
chiusura e
all'egoismo. Altrimenti, è come rimanere seduti su un auto che va a
140 chilometri orari senza avere una destinazione. Stamattina ho buttato via tutti gli appunti e gli articoli accademici che avevo pazientemente studiato per scrivere la mia tesi di laurea in
economia politica. Erano lì da anni: fogli pieni di
grafici, derivate, integrali, tesi, ipotesi e
verifiche empiriche, costruite con i migliori
software di
statistica inferenziale. Ho sentito tutto molto distante da me, dalla vita e dalle persone. Ho cercato di capire se tutto questo avesse ancora un senso, ma non ho ancora trovato la risposta.