L'Italia non si è fatta mai mancare niente. E una
crisi di governo nel bel mezzo di un'estate a dir poco rovente era un frangente politico che non vivevamo dai tempi degli
esecutivi 'balneari' di
Giovanni Leone. Ovviamente, per riuscire a comprendere qualcosa in più circa l'attuale momento politico che stiamo attraversando, abbiamo voluto sentire il parere di qualcuno informato sui fatti, sia dal punto di vista della memoria storica, sia in quello del nostro passato più recente.
Bobo Craxi, infatti, oltre a essere cresciuto all'interno del potente
Psi guidato dal padre - il quale, non dimentichiamolo, guidò uno degli esecutivi più stabili della nostra Storia repubblicana - ha anche avuto un ruolo non secondario nel ventennio della
seconda Repubblica, in cui ha avuto modo di svolgere anche un ruolo di governo con risultati certamente di rilievo. Ecco, pertanto, il suo parere sulla strana
'crisi di Ferragosto' che stiamo vivendo, un po' a sorpresa, in queste bollenti giornate di
inizio agosto 2019.Bobo Craxi, siamo ormai in piena crisi di Governo: come commenta quanto sta accadendo in questi giorni?"La crisi era già in atto da tempo. Il populismo non può accettare due versioni: ha prevalso quella più pragmatica, ovvero quella più compatibile con lo sviluppo economico, ma non con la democrazia liberale. Salvini, tra il serio e il faceto, ci ha riportato indietro di 50 anni e, per questa ragione, va sconfitto su tutti i terreni".Non trova alquanto strano ritrovarsi in queste 'acque' in piena estate? E' un segnale di dilettantismo, oppure si tratta solamente di una strana combinazione temporale?"L'accelerazione è stata data dalla sensazione di Salvini di non poter più godere, a breve, delle coperture internazionali che pensava di avere. Sulla questione russa è stato abbandonato dai russi stessi, mentre gli americani non sembrano affatto lavorare per rafforzare la sua leadership, che vorrebbe imporre come fosse una scelta scontata e naturale. La verità è che egli ha vinto le elezioni europee, ma ha perso il 'dopo-elezioni': in Europa è isolato e sia nei 5 stelle, sia nella stessa Lega, la linea 'No euro' ha lasciato il posto a un approccio più ragionevole. Tornare indietro per lui sarà possibile, ma smentendo se stesso".Tuttavia, pur oscillando tra sacro e profano, Salvini continua a mietere consensi: lei cosa ne pensa?"Penso che l'improvvisa scomparsa del centro moderato abbia reso commestibile, per molti elettori, una versione italiana dei 'descamisados' argentini. L'emergenza migratoria, la crisi della sinistra e l'inconsistenza del Movimento 5 stelle lo hanno trascinato, nel giro di un anno, sugli 'scudi'. Ma può trattarsi di un potere temporaneo".
E' la solita 'Italietta' qualunquista, quella che sta riemergendo?"Non vedo qualunquismo nella politica di Salvini, ma una lucida potenza reazionaria, certamente tipica nelle fasi di declino economico. Non si esagera affatto quando, nelle analisi, si fa riferimento ai 'ventenni' totalitari, perché forme e sostanza sono identiche. Non siamo in presenza di una degenerazione militarista, ma il controllo territoriale attraverso i corpi dello Stato che a lui rispondono direttamente, come inserito nel decreto sicurezza bis, indicano che esiste una deriva di questa natura, incompatibile con i vincoli sottoscritti con l'Unione europea".
A proposito: lei ha letto il decreto sicurezza bis? Qual è il suo parere in merito?"Il controllo del territorio attraverso legislazioni speciali è sempre il primo passo di tutte le moderne 'democrature'. D'altronde, la sua fonte ispiratrice sta a cavallo fra Putin e Bannon, ma si tratta di un cocktail micidiale, poiché avvolto dentro a una coltre di apparente 'buonsenso' e di considerazioni persino condivisibili, a volte, come per esempio la necessità di un'Italia più sicura, più ordinata, dove i criminali vengano assicurati alla giustizia in un Paese in cui sopravvivono, da oltre un secolo, organizzazioni criminali ancora attive. Tutto questo richiama la necessità di ordine e di un abbassamento del vincolo democratico: qui sta la soglia che, ormai, si è oltrepassata".
Come giudica, invece, quanto sta avvenendo in Forza Italia? Crede che Giovanni Toti possa ricompattare l'area centrista e farsi portatore di un cambiamento evolutivo nel centrodestra?"Penso che l'azione di Toti sia l'ennesima 'maladimostrazione' di come la politica disumanizzi le persone. E' un moto d'ingratitudine il suo, privo di costrutto e di pensiero politico. Lo dico con dispiacere, perché Giovanni era un militante della mia Federazione giovanile: non siamo stati efficaci a spiegare il valore fondamentale della coerenza in politica. Detto questo, Forza Italia non può essere ripensata al netto di Berlusconi: egli, se potrà dare un contributo democratico, non mancherà di darlo, ma è ormai evidente che la sua funzione storica e politica è giunta, comprensibilmente, al capolinea".
Sono stati gli errori del Pd a condurci dentro a questo nuovo film dell'orrore?"Sì. E l'errore più vistoso è stata la legge elettorale. Una classe dirigente che si è dimostrata inadeguata di fronte al momento storico italiano ed europeo, oltre ad aver caricato sulle spalle degli italiani almeno 20 anni di inazione sulle riforme istituzionali. Alla fine, la ribellione si è resa inevitabile".
Pensa di tornare in campo attivamente?"Vorrei rendermi utile nelle forme possibili: tanti di noi vorrebbero farlo, in questa fase storica del Paese. Quando leggo le riflessioni di Rino Formica, che ha 90 anni, dello stesso Claudio Martelli, o l'impegno meridionalista di Claudio Signorile, mi rendo sempre più conto del grande privilegio che ho avuto di militare e collaborare con loro ai tempi che furono e anche in tempi più recenti, posto che il punto di riferimento essenziale, mio e di tanti socialisti, resta mio padre Bettino. Ho offerto la mia collaborazione al Psi: non mi pare di aver ricevuto grande considerazione. Ma è chiaro che sto meditando di assumere un'iniziativa che vada al di là di sigle e siglette. Stiamo mettendo a punto un'iniziativa editoriale, che andrà in rete il prossimo mese e che sarà un nuovo punto di riferimento politico per molti socialisti in Italia".