La situazione politica italiana rimane
preoccupante. Da una parte, abbiamo una
destra sovranista che proprio non si rende conto di essere
obsoleta e
superata, benché premiata dai consensi di una grossa parte del popolo italiano, anch'esso rimasto ai tempi in cui
'Berta filava'. Il
Movimento 5 stelle delinea una
componente 'pseudoliberal', facente capo a
Luigi Di Maio e una di
sinistra massimalista che, invece, si richiama al presidente della Camera,
Roberto Fico. Quest'ultima ha finito col rafforzarsi, di recente, dopo la drammatica emorragia di consensi verificatasi alle elezioni europee. Può darsi si sia trattato di una
sconfitta salutare, per questa forza politica, in grado di riportare molti suoi esponenti e militanti con i piedi per terra. Tuttavia, la loro linea politica rimane
confusionaria e, spesso, piuttosto
ingenua. Anche il fronte di
sinistra, tuttavia, ci convince assai poco, a cominciare dal
Partito democratico. Resta l'impressione di una
'puzza sotto al naso' che non aggrega consensi in alcun modo e che genera, anche all'interno della formazione guidata da
Nicola Zingaretti, antipatie e diffidenze. L'impressione è quella di chi, non appena riesce ad avere un minimo di potere, non solo faccia piuttosto poco per affrontare i problemi dei cittadini o impegnarsi in una opposizione più efficace, ma addirittura che ci si limiti a ragionare in base a una strana
arroganza mal dissimulata, comprendendo scarsamente le ragioni degli altri. Ciò non accade soltanto tra il
Pd e i
Partiti minori, quelli che dovrebbero comporre la futura
coalizione di centrosinistra, ma addirittura anche nei
rapporti interni. Da un po' di tempo in qua, una
stravagante suggestione si è impossessata di molti esponenti politici
geneticamente modificati: una bislacca idea di
'borghesia illuminata' che, in realtà, dissimula soprattutto se stessa, per non far troppo capire all'esterno che dell'antica
'diversità comunista' sia rimasto ben poco. Un sistema di
Partiti, insomma, peggiorato ulteriormente e con la memoria sempre più corta. Non conta che qualcuno abbia avuto esperienze e anche ottenuto, in passato, qualche
risutato di rilievo: conta solamente andare avanti individualmente, agganciandosi al
'cavallo di turno' nel momento giusto. Insomma, le nostre forze politiche vivono alla giornata, sulla base di una
povertà di spirito capace di teorizzare un solo e unico concetto: chi è
'dentro' sta
'dentro' e chi è
'fuori' resta
'fuori'. C'è qualche richiesta di pareri e chiarimenti in merito ad alcune questioni tecnicamente più complesse, che tuttavia, dopo qualche tempo, vengono ricompensate con un
garbato silenzio o, in qualche caso, addirittura con
segnali negativi, come quando si ha
l'amante e si cerca di non far capire in pubblico con chi si ha a lungo
'trescato'. Eppure, ricordo personalmente molti momenti del passato in cui le sinistre - e qui mi riferisco a tutte le sinistre, non soltanto al Pd - si sono ritrovate in
grandissima difficoltà e ne sono uscite solo grazie ad alcune intuizioni del sottoscritto. Non soltanto del sottoscritto, sia chiaro, ma
anche del sottoscritto. Come ai tempi del
Governo Dini e dell'operazione
'Rinnovamento italiano'. Oppure, in fasi più recenti, dove coerenza e correttezza morale non sono state più di tanto
ricompensate, se non
temporaneamente e solo grazie alla buona coscienza di alcune singole persone, ben presto
misconosciute o addirittura
rinnegate non appena il
'vento' è cambiato. Insomma,
arroganza, incoerenza, maldicenze, malignità e strane
pozzanghere di pettegolezzi sono lo sfondo complessivo di una
palude nauseabonda, in cui nessuno comprende come tutto questo, alla fine, possa generare solamente un enorme
'bubbone purulento', destinato a implodere nuovamente e con effetti ancor più devastanti di quelli attuali. Una classe politica ancora peggiore di quella che l'aveva preceduta, in cui ognuno si ostina a
portare avanti unicamente se stesso, senza riuscire a
rappresentare veramente alcun tipo di
categoria politica o
sociale. Dopo l'involuzione e il tramonto di
Silvio Berlusconi e le vigorose
'lezioni' subìte da
Matteo Renzi, si pensava che il
leaderismo plebiscitario e
personalistico fosse finalmente giunto al capolinea. Invece, no: a destra hanno rispolverato la
Lega, le hanno dato una
vaga connotazione nazionalista e si sono quasi tutti affidati a
Matteo Salvini come fosse il nuovo
Pelè della politica italiana. Il
Movimento 5 stelle non ha ancora capito se sta partecipando a un torneo di
Snooker o di
Pool continuo, senza neanche avere un
Ronnie O'Sullivan in squadra. A sinistra, si sospetta di dover fare qualcosa di diverso, capace di coinvolgere maggiormente i cittadini e, in particolare, i
giovani, ma ancora non si è ben capito cosa. Nel frattempo, ci si disprezza tutti più o meno educatamente, quando proprio non ci si manda
a quel paese con un certo senso di
liberazione psicologica. Lo affermiamo senza remore: di una classe politica del genere ne avremmo fatto volentieri
a meno. Eppure, gli italiani ancora si ostinano a credere che ci sia qualcuno in grado di risollevare la situazione, senza accorgersi, come ha scritto di recente l'attrice
Nancy Brilli, che
"il Paese sta sprofondando dentro a un orrendo buco nero". Un
Paese inconsapevole, aggiungiamo noi, di avere ormai varcato
l'orizzonte degli eventi.