Michele Di MuroI media si evolvono e anche la radio non fa eccezione. Cambiano le logiche politiche e aziendali. Magari arriva un nuovo direttore di rete, che decide di stravolgere i palinsesti di una data emittente. Sono poche, d'altronde, le trasmissioni in grado di resistere nei decenni agli stravolgimenti dovuti a decisioni prese da chi è il vertice, in funzione poi di cosa? Del rinnovamento? Dell'acquisizione di una maggiore fetta di mercato? In fondo, poco importa: è già successo e accadrà di nuovo (si vedano i casi di Raitune5 di Alessio Bertallot e di Mu di Matteo Bordone). Tuttavia, dispiace. E' davvero un peccato leggere di cancellazioni e stravolgimenti che vanno a colpire programmi realizzati con professionalità e passione, a cui gli spettatori si sono molto affezionati. Spiace, per esempio, assistere inermi alla soppressione di 'Babylon', il programma musicale andato in onda per nove stagione su Radio 2 Rai. Viene a mancare un importante cassa di risonanza per la musica più interessante ed emergente, per quei fenomeni che rappresentano e incarnano le sottoculture e che raramente vengono raccontati dai media nazionali. Deus ex machina del programma è stato Carlo Pastore, già vj di Mtv, fondatore della testata 'Rockit' e creatore del festival milanese 'Mi ami'. Babylon è stato un punto di riferimento per più d'una generazione di ascoltatori, che hanno potuto scoprire le novità offerte dal panorama indipendente, italiano ed estero. La trasmissione ha seguito, tracciato, spinto e divulgato l'allora nascente scena 'indie', divenuta poi dirompente, al punto da conquistare il grande pubblico (il programma ha ospitato per primo su un media nazionale Niccolò Contessa de 'I Cani', una delle realtà italiane più forti e rappresentative dell'ultimo decennio). Un lavoro di sviluppo di una precisa linea editoriale, che ha evidentemente richiesto un importante sforzo di ricerca e selezione di quanto avveniva spontaneamente nel sottobosco musicale. E' stata un'isola felice, dove hanno trovato spazio i nuovi linguaggi e le espressioni della cultura prodotta dalle nuove generazioni, in veloce evoluzione e mutamento. Ha inoltre incarnato lo spirito che guida ciò che dovrebbe guidare chi si propone di operare nel servizio pubblico, facendo informazione e divulgazione; puntando sui contenuti. La sua fine, quindi, lascia inevitabilmente un vuoto: viene a mancare un punto di riferimento per molti giovani ascoltatori. Perdiamo un importante incubatore di alternativa, tra i pochi ancora rimasti a operare contro l'appiattimento culturale in atto. Forse, è un segno che negli ultimi anni la scena emergente, raccontata da Babylon, sia approdata verso il mainestream. Ma tant'è: gli ascoltatori sono costretti a farsene una ragione e, certamente, Carlo Pastore avrà modo di lavorare per un ulteriore sviluppo della curiosità di tutti coloro che amano la musica di qualità. Lo stesso autore e conduttore ha raccontato la chiusura del suo programma in un intenso quanto lucido post, affidato ai social (pubblicato prima dell'ultima puntata, andata in onda il 30 giugno scorso, con ospite Devendra Banhart), nel quale ha spiegato che tra le ragioni della chiusura vi sia il progetto di creare "una radio più generalista", che spesso (aggiungiamo noi) si traduce in appiattimento, in abbassamento qualitativo. Abbiamo già visto, in passato, quanto possa essere controproducente seguire tale linea aziendale (qualcuno ricorda Mtv Italia?). Ma, in fondo, sono scelte su cui si potrà dibattere all'infinito, senza che nulla cambi. E' però fondamentale ribadire l'importanza che, secondo noi, qualsiasi emittente, soprattutto se appartiene al servizio pubblico, dovrebbe riservare alla cura e sviluppo della cosiddetta 'nicchia', fucina di ascoltatori e spettatori desiderosi di scoprire con spirito critico quanto di più interessante può produrre l'odierno panorama culturale. Sarà utopistico, ma noi, ancora oggi, la pensiamo così. Soprattutto, nei settori artistici e culturali.


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