Il signor
ministro dell'Interno, in realtà, è un martire. E per questo, tutti lo amano. A lui è toccato l'arduo compito di guidare verso la salvezza le onde di
barbari incolti e
razzisti, che lo seguono come tutti seguivano
Brian di Nazareth o
Forrest Gump. E lui, che è uomo che s'impone solo quando non ha contraddittorio, non può mettersi a gridare a tutti di andarsene. No: lui deve
mantener ferma la 'barra'. Dritta e onesta. Dev'essere il
condottiero che indica la via verso l'onestà degli intenti e la pulizia delle azioni: e cosa volete che sia se, durante il cammino, s'incespica in qualche
centinaio di annegati o in
49 milioni di euro da restituirsi in
79 anni - che è poi ciò che è permesso fare a tutti, se si hanno qualche
migliaio di euro di
debiti con lo Stato, no? - o si scivola su qualche
diamante dalla Tanzania, o qualche delinquente dell'informazione ricorda alla
Lega i fallimenti di
banche e
giornali, sui quali poca chiarezza è stata fatta. Anche quello fa parte del
martirio. Siamo
nati per soffrire, sembra dire il signor
ministro dell'Interno. Ma per i miei
sessanta milioni di figli meno uno (il sottoscritto, perché di un padre, di cui avrei anche fatto a meno, ne ho già avuto uno e non vorrei ripetere l'esperienza...) sono disposto a
soffrire, a
martirizzarmi, a mettermi contro
l'Europa tutta. Pensate che bel risveglio sarà il suo, quando si accorgerà,
l'onnipotente pro tempore, che voleva essere colui che si
serviva dell'Europa, mentre invece è stata
l'Europa a
servirsi di lui. Succede spesso, a
certi italiani. In particolare, a quelli che pensano sempre di poterle
'suonare', ma che poi rimangono
'suonati'...