A nostro parere, l'eventuale ritorno in campo di
Alessandro Di Battista, oltre al rischio di far precipitare ulteriormente la situazione e portarci verso
nuove elezioni politiche, in questo momento è un
errore. E' chiaro che il
M5S, sin dai suoi vertici ha compreso che
governare un Paese all'interno di un contesto economico difficilissimo e in una fase sociologicamente
'liquida' della società - ormai totalmente
svuotata di valori - significa
logorare il proprio patrimonio di consenso elettorale. E che sarebbe assai più conveniente tornare verso una nuova fase di
campagna elettorale, in cui toccare alcuni
'tasti' di critica nei confronti del
sistema italiano, in una forma maggiormente efficace rispetto al
Partito democratico, che rimane il vero obiettivo da distruggere. Ma ragionare in questo modo significa continuare a
dividere gli italiani e
regalare il Paese alle destre. Le quali, come dimostrato dai fatti degli ultimi mesi, sono animate da umori puramente
qualunquistici, poiché concepiscono la
sovranità popolare come un concetto
giuridicamente privo di limiti, distorcendone la funzione e il reale significato. Insomma, il
M5S dimostra, in realtà, di pensarla esattamente come le
destre: il vero problema non è
governare l'Italia, ma continuare a battere sulla
'grancassa' della propaganda, sperando in un nuovo mutamento radicale del quadro politico. In sostanza, l'unica alternativa realmente disponibile, per il popolo italiano, rimane quella tra
l'andare 'in malora' lentamente, seguendo l'agonia di un esecutivo che
sta in piedi con lo 'sputo', oppure accelerare la propria
nichilistica autodistruzione attraverso una
nuova campagna elettorale. Partiti come
Lega e
M5S, infatti, concepiscono la politica solo in quanto
critica contestataria e
disturbante, che non affronta veramente alcun tipo di questione e serve soltanto a
esacerbare sempre più gli animi. La verità, invece, è che la guida del Paese potrebbe essere alqunto
utile al
Movimento 5 stelle, al fine di formare al proprio interno un
nuovo ceto politico di governo che possa, un giorno, risultare
effettivamente alternativo a quello di
Pd e
Forza Italia. Certamente, questo tipo di prospettiva non è immediata e possiede un
costo, in termini di consensi. Tuttavia, il popolo italiano potrebbe anche dimostrarsi
riconoscente, un giorno, almeno su un paio di punti: nel non aver
causato troppi danni e nel non aver troppo
'rotto le scatole' con continue
chiamate alle urne. Insomma, il ritorno in campo di
Alessandro Di Battista, a nostro parere, può risultare
un'operazione prematura: c'è
un Paese da governare, prioritariamente. Viceversa, la
presenza mediatica del ragazzo potrebbe esser
gestita diversamente, distinguendo finalmente le
funzioni propagandistiche tipiche di un movimento politico emerso spontaneamente da una
società stanca e 'inacidita', rispetto a quelle
dell'esecutivo, che invece deve occuparsi dei problemi concreti degli italiani. Insomma, sì a un ritorno in campo di
Alessandro Di Battista, ma non per far precipitare nuovamente la situazione o scatenare una
guerra per la leadership interna al Movimento. Si cerchi di studiare una
strategia a lungo termine, anziché
cercare 'scorciatoie' per poter tornare ai livelli di consenso del passato. In politica, ci vuole anche molta
pazienza.