Domenica prossima, si terranno le elezioni per il rinnovo del
Parlamento europeo. Ovviamente, non è nostro compito indicare ai lettori
cosa votare e
in favore di chi. Anche perché, guardandosi intorno, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. In ogni caso, si consiglia
un voto sereno e motivato, che sappia evidenziare nel giusto modo alcune critiche nella costruzione
dell'Unione europea, possibilmente senza
buttar giù ogni cosa, poiché dai tempi del
Trattato di Roma molti passi in avanti sono stati compiuti in direzione della
pace e della
fratellanza tra i
popoli europei. Dunque, si consigliano
saggezza ed
equilibrio, nonostante le ultime legislature, a guida
Ppe, abbiano deluso le aspettative di molti e
l'impostazione macroeconomica dell'Europa abbia spesso
inciampato in
errori di valutazione e in
diffidenze eccessive. L'Unione europea rimane una struttura sovranazionale assai utile per i cittadini. In questo, il mondo della
comunicazione rimane alquanto deficitario nello svolgere la propria funzione. E gli
organi di informazione non sempre sanno cogliere come
notizie meritevoli di rilievo alcuni importanti provvedimenti
'antitrust' in difesa della
libera concorrenza. Passano soprattutto le
'corbellerie', spesso ad alto tasso di
delegittimazione della
Ue. Irrazionalismi che, a loro volta, denunciano un approccio alquanto
nostalgico nei confronti di un mondo che, ormai, non c'è più e che, se anche venisse in qualche modo
'riesumato', non sarebbe comunque lo stesso di un tempo. Dal passato, sarebbe più corretto recuperare alcuni
valori e un certo
spirito costruttivo, applicando alcuni
princìpi di solidarietà e
d'inclusione anche nella nostra vita quotidiana. Ma ostinarsi a reclamare un'impostazione e alcuni atteggiamenti assai vicini
all'autoscontro dei 'Luna Park', in reatà favorisce quell'appiattimento e quello schiacciamento verso il basso che finisce col giustificare il
'gigantismo' di una
globalizzazione selvaggia e
imposta dall'alto, la quale non si combatte
'cozzando' di continuo contro gli
'anelli forti' della
'catena' che essa produce. Affidarsi a
forze avventuriste, ideologicamanete arrocate attorno ai
nazionalismi del passato,
in 'barba' ai disastri che quegli stessi nazionalismi hanno generato, significa unicamente dar credito a
inutili e cupi brontolii. Invece, la risposta migliore rimane quella di una
'società aperta', in grado di
anticipare le mosse della globalizzazione imponendole una
diversa direzione di marcia, più attenta ai diritti del
singolo individuo, sostenendolo nei suoi sforzi di
affrancamento da quelle
visioni statolatriche che, a loro volta, lo confinerebbero dentro
esistenze scialbe e
consuetudinarie, in un quadro di
conservatorismo incapace di leggere il futuro, assai approssimativo nel
giudicare persone e
cose. Il singolo individuo, nel
Terzo Millennio, ha diritto a
rendere speciale la propria esistenza. Dunque, egli dev'essere aiutato in questo suo
'nuovo sogno', per quanto individualista esso ci possa apparire, poiché non si tratta di
un'umanità animata da cattive intenzioni. Semplicemente, il meglio di noi stessi rimane, troppo spesso,
celato dietro ai 'veli' di una
società velocizzata e
ipertecnologica, che continua ad avvolgerci con
nuovi problemi, impedendo alle persone di
esprimersi al meglio, generando altresì molta
confusione. Si tratta, insomma, di accompagnare questo sviluppo con
nuove categorie culturali ed etiche, finalizzate a generare
vero progresso. Ecco perché, più che in favore di
un'Europa unita, questa volta chiediamo ai cittadini di esprimersi per la nascita di un
unico, grande, popolo europeo. Per combattere la
demagogia, non si può far altro che chiedere
direttamente al popolo di comprendere cosa stia accadendo veramente, in
Europa e nel
mondo, anche se ciò rappresenta uno sforzo di
non semplice decodificazione. Ma una politica realmente autorevole è tenuta a fare esattamente questo: impedire la
chiusura psicologica dei singoli individui all'interno di un
pessimismo cinico e
reazionario, animato, il più delle volte, da
personalismi o da
meri opportunismi. In una
democrazia, è corretto ascoltare il parere di tutti, senza eliminare a prescindere ogni
'punta critica' per mero
pregiudizio. Ma la distinzione da fare, questa volta, risiede in questo preciso punto del ragionamento: in quanto teorici e difensori di una
'società aperta', diviene necessario rimanere vigili di fronte alla riedizione di
vecchi schematismi più o meno
ideologici e alle
contaminazioni più o meno
irrazionaliste, le quali conducono unicamente allo
scontro tra gli esseri umani, alla loro
contrapposizione conflittuale, all'odio sociale, alla
guerra come principale soluzione di ogni questione. Per questo motivo, vi chiediamo di rimanere
coerenti con il sogno europeo, diventando voi stessi
un unico popolo. E chiedendo, altresì, alle istituzioni europee di
aiutare le future generazioni a realizzare quest'obiettivo di affrancamento, di
liberazione di centinaia di milioni di donne e di uomini da
antiche paure e insensate forme di
disumanità. Siate dalla parte della
libertà. E chiedete, con il vostro voto, di
essere governati attraverso di essa: tutto il resto, dipenderà soltanto da voi.