Il recente voto spagnolo ha rasserenato gli animi di molti, favorendo nuove idee e riflessioni, in particolar modo a sinistra. E' quanto sembra pensare anche
Bobo Craxi, che oltre a essere il figlio di un protagonista della nostra vita politica del passato, possiede un bagaglio personale di esperienze che lo hanno messo nelle condizioni di poter valutare l'intero passaggio storico della democrazia italiana da una
prima Repubblica 'immobilista' - ma vivaddio
decidente e, a tratti, persino
efficiente - a una
seconda alquanto
personalistica o
carismatica, fino alla fase attuale, che noi consideriamo ancor più ambigua, confusa e degenerativa rispetto alla precedente. Il raffronto con le tradizioni politiche del passato, culturalmente ben ancorate a solidi presupposti scientifici e di principio, appare ormai
impietoso. Ma in particolare, è proprio la
sinistra italiana che sembra non riuscire a trovare il suo approdo naturale verso quella sponda
socialdemocratica che, negli altri Paesi europei, viene visto come l'orizzonte di orientamento principale per il superamento, senza troppi danni, di questi tempi di
populismo reazionario, velleitario, superficiale. La
saggezza del Parito politico più antico d'Italia manca moltissimo, in un Paese ormai profondamente sfiduciato e in una società divenuta completamente priva di memoria: sarebbe giunto il momento di ammetterlo. Lasciamo, dunque, la parola a
Bobo Craxi, al quale abbiamo voluto rivolto alcune domande per conoscere il suo parere in merito all'attuale fase politica contingente.
Bobo Craxi, cominciamo dai risultati spagnoli: qual è il suo parere in merito alla vittoria del Psoe? Possiamo cominciare a 'tirare' un primo sospiro di sollievo?"Possiamo senza dubbio affermare, che il voto spagnolo può aprire la strada a un'analoga condotta elettorale nel resto del continente. E' vero che le elezioni generali, in Spagna, hanno sostanzialmente tralasciato il tema europeo. Tuttavia, la prevalenza di un voto progressista e non incline al populismo nazionale ha determinato delle riflessioni che possono essere utili per tutti. Siccome l'esito non era scontato e il rischio di un voto che avrebbe accentuato la frattura interna alla nazione spagnola, con un conseguente distacco dal quadro democratico europeo, era presente, è pertinente tirare, per il momento, un sospiro di sollievo".
Dalle elezioni in Spagna emerge un dato che fa riflettere: da una parte, c'è una sinistra di governo costretta, ancora oggi, a fare i conti con le teorie antagoniste più radicali; dall'altro, il successo di Vox segnala il ritorno di queste forti minoranze 'rumorose' e di destra sulla scena: lei cosa ne pensa?"Innanzitutto, penso che il socialismo spagnolo abbia salvato il socialismo europeo, dimostrando che esso soltanto possa porre un argine al populismo montante con forti venature reazionarie, le quali nascondono antiche pulsioni autoritarie. Ciò non toglie che le famiglie tradizionali della democrazia europea restino in crisi, in particolare se non trovano una chiave di lettura idonea ai tempi moderni, che stiamo vivendo. Inoltre, l'elettorato, posto innanzi a una scelta continua, ha cominciato a sentirsi più rassicurato dalle forze tradizionali: c'è un elemento di conservazione in tutto questo. Tuttavia, gli spagnoli non hanno voluto correre il rischio italiano, che tradotto a casa loro avrebbe significato la paralisi e lo scontro politico permanente. In tal senso, l'aver consentito una vittoria dei socialisti é stato un gesto di realismo molto importante".
Il dato spagnolo anticipa quello delle europee, oppure rischiamo di illuderci tutti quanti in merito a una destra populista che, alla fine, non sfonda?"Non dimentichiamo che i socialisti spagnoli sono stati, a lungo, all'opposizione e che essi hanno potuto dispiegare una certa retorica del cambiamento, dopo anni di dominio popolare. Quindi, il non sentirsi responsabili delle varie 'faglie' di ordine politico ed economico, che sono ben presenti anche in Spagna, in testa la questione territoriale e l'unità della nazione, ha favorito un esito favorevole, più in sintonia con il sentimento popolare di questa fase storica. La destra spagnola si é ravvivata su un problema che non ha saputo gestire e che, anzi, con il proprio lassismo, ha finito con l'accentuare, facendo nascere addirittura una destra estrema, confusionaria e aggressiva. In Europa, essa cavalca le paure dell'immigrazione e la crisi economica: difficilmente, verrà eliminata da questo voto".
L'Unione europea ha commesso un grave errore, in questi ultimi anni, imponendo le sue politiche di austerity, oppure c'è anche chi ha scaricato sulla Ue tutte le colpe di una globalizzazione schiacciante, che tende a distruggere la piccola iniziativa privata?"Sono ormai ben presenti le responsabilità delle destre liberiste che hanno governato l'Europa. E non c'è dubbio che, alla lunga, esse pagheranno questa loro miopia. Vero si é che l'Europa, oltre ai suoi ritardi, sconta anche un'aggressività delle potenze mondiali, molto più che nel passato. Siamo in una 'fase due' della costruzione europea e, quindi, penso che dagli errori se ne possa uscire, costituendo un'unità più convincente e un'integrazione più coerente. Devono però emergere anche nuove volontà, che non possono essere scoraggiate da atteggiamenti eccessivamente aggressivi e incoerenti, da parte italiana in particolare".
In fondo, le 'acque' a sinistra sarebbero persino 'calme', in un certo senso: è nel campo popolare e moderato di tutta Europa che stanno avvenendo gli smottamenti più preoccupanti. Perché?"Perché stanno emergendo due destre opposte: una burocratica e finanziaria, l'altra populista. É mancato l'elemento di moderazione, che é un tratto distintivo dei conservatori, i quali, invece, hanno introdotto acritiche adesioni al pensiero unico dell'europeismo dogmatico. La risposta non poteva che essere di difesa degli interessi nazionali, per i quali la destra é più idonea. La sinistra non é riuscita a essere interlocutrice credibile perché, da un lato, aveva l'obbligo di mantenere il proprio spirito internazionalista. Ma così facendo, essa ha smarrito il peso e l'influenza sulle classi popolari, che sono quelle che hanno pagato l'alto prezzo della crisi economica".
Veniamo, adesso, alla sinistra italiana: ci pare, purtroppo, che qui da noi rimanga un'egemonia catto-comunista che tende a soffocare ogni disegno di sinistra libertaria più snella, più 'corsara', insomma più moderna e innovativa: è un'impressione errata?"Non é una semplice impressione il fatto che la sinistra di derivazione cattolico-comunista schiacci le minoranze laico-riformiste: non c'è proprio alcun dubbio in questo. Così come non vi è alcun dubbio che queste ultime abbiano patito, per oltre un ventennio, una clamorosa subalternità, disperdendosi, innanzitutto, nel campo innaturale della destra. Ora, deve avviarsi una lenta operazione di recupero, mettendo in campo forze di nuovo 'conio' o di segno tradizionale. Il Partito democratico, inteso come progetto politico plurale, è chiaro che ha fallito il proprio compito. Matteo Renzi é il principale responsabile di questo fallimento, perché non ha saputo, forte di un importante consenso personale, dare una configurazione politica e ideale al suo progetto, che è risultato debolmente 'auto' ed 'ego-riferito'. Purtroppo, una certa mancanza di cultura politica ha finito con l'essere decisiva, in un momento storico così importante come quello che stiamo vivendo in questi anni. Sembra quasi, ormai, che le politiche traguardino più i sondaggi della settimana che non le prospettive di medio/lungo periodo. E ciò fa 'marcare il passo' a leadership sempre più deboli, a sinistra".
Il Psi è da poco uscito dal suo Congresso: qual è il contributo che questa forza politica può fornire alla coalizione di centrosinistra?"Una nuova fase si è aperta. Io, tornando nella 'casa', ho usato espressioni d'incoraggiamento, ma è ancora presto per trarre un bilancio. Quel che posso dire è che è una forza socialista é essenziale. Certo, non possiamo guardare a quello che accade altrove immaginando che, automaticamente, possa avvenire anche in casa nostra. Tuttavia, é necessario non demordere, perché della mancanza di una forza socialista non se ne sono accorti soltanto i socialisti, ma anche una parte di quell'elettorato che potrebbe tornare a votarci, se dispiegassimo un progetto convincente. Certamente, ci vorranno degli anni, perché uomini e progetti nuovi riescano a favorire questo ritorno".
Psi e Radicali possono svolgere una funzione di minoranze avvedute e di avanguardia, secondo lei?"Un tempo, io e Gianni De Michelis, riferendoci alla nostra funzione, parlavamo di 'minoranza efficace'. Ecco, dobbiamo abituarci a 'vestire' questo ruolo. So che non é semplice, perché tutti fanno riferimento alla memoria di una stagione in cui il Psi era centrale nella vita politica del Paese. Ma penso che, in questa fase storica, noi dobbiamo scrollarci di dosso quell'orizzonte, che genera solamente frustrazione. Penso, ovviamente, che i socialisti siano qualcosa di più che una minoranza culturale 'eccellente', come é stata per tanto tempo quella radicale: noi abbiamo il dovere di tornare a essere una forza di massa e, quindi, come tale ci dobbiamo atteggiare. Una robusta minoranza, capace di interpretare gli interessi generali di un Paese".
Il Pd di Zingaretti: che impressione ha tratto dalle sue prime mosse? "Zingaretti é un vecchio professionista della politica e un amministratore diligente, che porta indubbiamente con sé un bagaglio di maturità ed esperienza. Egli sta cercando di tenere assieme i 'suoi', nel tentativo di superare la difficile fase che essi hanno vissuto, cercando di far dimenticare le luci e le ombre del 'renzismo'. Sul piano ideologico, vedo un certo appiattimento sul Partito democratico a trazione post/comunista, che evidentemente intende rappresentare tutta la sinistra, assumendone la guida esclusiva. Certo, é sempre meglio un Pd 'in salute', in grado di garantire alla democrazia italiana un'alternanza che 'tagli la strada' al bipolarismo Lega/Movimento 5 stelle. L'importante é che si mantenga ben presente la necessità del pluralismo, perché solo un centrosinistra plurale può tornare a governare".Un'ultima domanda sul governo 'pentaleghista': come mai, nonostante una serie di empasse evidenti e di guai anche giudiziari, il consenso per le due forze politiche di maggioranza rimane solido, secondo lei? Hanno avuto la fortuna di intercettare voti in un momento particolare della vita politica italiana?"Il potere é un grande collante. E lo sarà fino al momento in cui queste due forze politiche dovranno fare i conti con i loro fallimenti di ordine economico, sui quali finiranno per implodere, tra recriminazioni reciproche. Verranno ricordati, nella Storia futura, come una delle peggiori parentesi politiche del dopoguerra. Per questo motivo, mi auguro che presto possano togliere il disturbo: più restano in 'sella' e più si accumuleranno danni di ordine politico, sociale ed economico".