In questo numero di
'Periodico italiano magazine' abbiamo cercato di verificare le migliori innovazioni e progettualità messe in campo nelle principali città italiane. Ma in realtà, man mano che analizzavamo le varie proposte giunte in redazione, abbiamo finito col dover certificare la vivacità di
Milano, qualche iniziativa di carattere culturale a
Roma e poco altro.
Milano, in particolare, nella sua tranquilla e assoluta
'normalità' sta proseguendo un proprio percorso verso un livello di qualità della vita di tipo
'mittle-europeo'. Attenzione, però: qui non stiamo parlando di una città che starebbe tornando, seppur lentamente, ai livelli di opulenza della
'Milano da bere'. Stiamo semplicemente segnalando una metropoli che ha saputo affrontare le proprie difficoltà con pazienza e costanza, uscendone a
'testa alta'. Una crescita non eccezionale, dunque, ma continua e inesorabile, in cui idee e nuove possibilità circolano e vengono messe in campo passando facilmente dallo stadio della progettualità a quello organizzativo e, infine, a quello attuativo. Anche
Roma, pur tra le sue infinite difficoltà, sta cercando di
reagire. Ma oltre ad alcune iniziative culturali piuttosto isolate - quasi sempre organizzate da
privati che, con grande generosità, stanno cercando di rianimare le comatose condizioni della capitale d'Italia - non vediamo la stessa laboriosità, né la medesima capacità organizzativa dei milanesi. Resta pur vero che il contesto lombardo, in generale, rimane positivo nel suo complesso, come testimoniano le buone amministrazioni di province quali
Bergamo e
Brescia. Capoluoghi che non citiamo in quanto amministrati da
Giunte di centrosinistra, bensì al fine di sottolineare come, in molti comuni del nord, un'ordinata
alternanza amministrativa mantenga costante lo sviluppo delle singole realtà locali e cittadine. Insomma, se alcune
Giunte sono a
guida leghista, mentre altre sono amministrate dal
centrosinistra, in
Alta Italia cambia poco. Sono le città del
centro-sud a risultare in netta difficoltà, a prescindere da chi le governa. Tutto ciò fotografa un Paese che finisce col ritrovarsi impaludato e impantanato nelle proprie arretratezze. A
Roma, in particolare, di rivoluzioni non se ne sono viste, anche se la sua cittadinanza s'industria, talvolta, in iniziative degne di nota. Entrando un momento nello specifico, si può notare come la
'città eterna' si confermi una metropoli a vocazione
turistica, che avrebbe la possibilità di rilanciarsi abbastanza agevolmente tramite la
cultura e il proprio immenso
patrimonio artistico e
monumentale. Eppure, la capitale rimane avvinghiata tra una miriade di inefficienze e confusioni. A cominciare dalla propria rete di
trasporti pubblici, che una megalopoli grande
7 volte più di Milano dovrebbe considerare una priorità assoluta. Insomma, tutti quei criteri di normalità e di sana organizzazione operativa che abbiamo potuto notare a
Milano, purtroppo a
Roma non esistono. Ma da cosa dipende questa lacuna? Perché proprio nella capitale, che dovrebbe essere il
'biglietto da visita' dell'intero Paese, non si riesce a realizzare una singola iniziativa senza che le difficoltà la facciano da
'padrone', rallentando ogni cosa? La questione non è di carattere
antropologico: non è affatto vero che
i romani siano pigri, mentre
i milanesi tendano a fare
tutto di corsa. E' vero esattamente il contrario: un
romano, posto in una condizione di
efficienza anche minima, alla fine si dimostra più laborioso e operativo di un
milanese, felice di non incontrare tutte quelle difficoltà che, purtroppo, continuano a
'zavorrare' la capitale. Ma allora, da cosa discendono gli infiniti immobilismi della
'città dei 7 colli'? Semplicemente dal fatto che
Roma possiede una strutturazione amministrativa e burocratica
arrugginita, invecchiata, in molti casi ferma alle prassi degli
anni '90 del secolo scorso. Solo il circuito delle
biblioteche funziona decentemente. A riprova del fatto che sarebbe proprio la
cultura il
terreno 'naturale' di
Roma. I segnali della
vivacità romana sono ancor più manifesti se si osservano le
capacità di resistenza di un settore, quello
teatrale, in altre città profondamente in crisi.
Roma, in questi anni, sta rimanendo
eroicamente 'in piedi' in quanto
'piazza artistica' e grazie alle iniziative di molti
giovani, che per proprio conto organizzano
festival, dibattiti, incontri culturali e
presentazioni di libri di ottimo livello. Tutti settori in cui è avvenuto, o è stato favorito, un effettivo
ricambio generazionale. A
Roma, è tutto il resto a non funzionare affatto, a causa di
ceti politici, amministrativi e
dirigenziali totalmente
inetti, infeudati da ormai troppo tempo nei propri impieghi e collocazioni, nella più abitudinaria e perversa delle
ordinarie amministrazioni.
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(editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 47 - aprile 2019)