Vendere
l'oro della
Banca d'Italia. Era questa la nuova fantasmagorica idea di
Borghi e
Bagnai, i due
economisti 'di punta' (figuriamoci gli altri...) della
Lega di
Matteo Salvini, i quali di recente hanno voluto far approvare a tutti i costi in parlamento una
mozione in cui si stabiliva che le
riserve auree di
Palazzo Koch appartegono allo Stato. Dopo i vani e inutili tentativi di mettere in circolazione una
moneta alternativa, travestita da
'Mini-Bot' privo di scadenza e senza alcun tasso di rendimento a breve o a medio termine, questi due stravaganti
'Pierini' dell'economia politica si erano messi in testa di andarsi a vendere le
riserve auree di
Bankitalia, per riuscire a finanziare le megalomani promesse elettorali delle due forze politiche attualmente al Governo:
Lega e
Movimento 5 Stelle. Ovviamente, vendere
l'oro di Bankitalia sui mercati internazionali non è una cosa che si possa fare così, tranquillamente. E ciò per tutta una serie di motivi che un qualsiasi studente al primo anno di
Economia e Commercio conosce molto bene: sin dal
1981, una specifica norma, fatta approvare dal
Governo Forlani, garantisce la piena autonomia della nostra
Banca centrale rispetto a tutti gli altri
organi istituzionali, compresi il
governo e il
parlamento. Una decisione estremamente responsabile, poiché finalizzata a bloccare un'antica
cattiva abitudine dei
democristiani, i quali erano soliti
rifinanziare il
debito dello Stato come il
classico asinello che
'evacuava' monete d'oro dei
fratelli Grimm. La
'cuccagna' di riaggiustare le casse dello Stato
stampando moneta e riacquistando titoli di debito sui mercati come se non vi fosse un domani, facendo peraltro impennare il nostro
tasso d'inflazione interna, è terminata sin da allora:
"La 'pacchia' è finita dall'81", caro
Matteo Salvini. Una frase che andrebbe rivolta a lui e a tutti quegli ambienti
'pseudo-culturali' che, in realtà, non fanno altro che dimostrare, senza alcun ritegno o vergogna, la propria
'statolatrìa' di fondo, di
destra o di
sinistra essa sia. Pensare di utilizzare i
lingotti d'oro della Banca d'Italia, senza sapere che, se eventualmente posti sui mercati, essi farebbero
crollare il prezzo del bene medesimo, ricavandone ben poco, significa dimostrare di non conoscere nulla del
funzionamento dei mercati e delle
logiche che li muovono. Il
capitalismo, anche quello di tipo
finanziario, è un sistema indubbiamente
imperfetto, che va continuamente corretto: questa è la normale posizione di chiunque abbia delle idee anche solo vagamente
progressiste o
'lib-lab'. Si tratta, cioè, di un sistema che si muove in base alle vecchie regole di produzione della ricchezza tipiche del liberalismo di
Adam Smith e non certo con quelle autarchiche di
Benito Mussolini o del
'buffo libero' della vecchia
Dc. Cercare di ricavare liquidità rivendendo sui mercati qualche centinaio di tonnellate di
lingotti d'oro significherebbe
'svenderli', come quando si vanno a impegnare i gioielli di famiglia al
Monte di Pietà per riuscire a superare un momento di temporanea difficoltà. Infine, vi è anche un terzo ostacolo per la messa in atto di questo nuovo
'colpo' tentato dalla
'banda del buco': in base a una serie di
Trattati internazionali da noi firmati in passato con
l'Unione europera - e giuridicamente sul medesimo piano della nostra
Costituzione - è fatto assoluto divieto a tutte le
Banche centrali di ricorrere a ogni forma di
autofinanziamento dei
singoli Stati membri della
Ue. Insomma, si resta sempre lì, con o senza
Berlusconi in mezzo alle
'scatole': la nostra classe politica continua a
'spacciare' come
'nuovismo' il
vecchiume più vetusto, istigando il popolo italiano tramite una serie di teorie totalmente
astratte, che si richiamano ai tempi in cui
'Berta filava'. E ciò avviene sia sul fronte del
M5S, sia in quello della
Lega. La vera
'colpa storica' della classe politica italiana - che indubbiamente ne ha tante... - è invece quella di aver a lungo avversato tutta una serie di
ambienti che, per quanto di
minoranza, erano composti da
tecnici e
professionisti assai
competenti. Ma anziché ampliare i propri studi e approfondire le questioni, l'attuale
Governo 'giallo-verde' continua a perseguire la
'via' delle
tifoserie da stadio calcistico, senza minimamente affiancare a queste forme di propaganda alcun elemento autentico di
strategia. I
5 Stelle, per esempio, hanno organizzato di recente un convegno in quel di
Ivrea, nel corso del quale sono stati affermati
concetti totalmente astratti, da
'viaggiatori in mongolfiera', come quello di non farsi bloccare dalle
difficoltà temporanee per riuscire a raggiungere gli
obiettivi di lunga lena. Un principio assolutamente condivisibile, sotto il profilo
strategico: peccato che non si sappia minimamente coniugarlo, né tantomeno applicarlo, proprio sul terreno a cui si finge, con molta supponenza, di appartenere: quello
concreto. E' proprio sul
terreno empirico che questa
'gente' continua a
'spiaccicarsi' come un
'frittatone' di zucchine che finisce per terra. Tra i consueti e insensati
applausi, ovviamente, di buona parte del popolo italiano, reso inconsapevole dal
'casino' propagandistico e dal più totale
'cazzeggio'.