Roberto LabateAlcune settimane fa, Cesare Battisti ha ammesso le proprie responsabilità nei 4 omicidi per i quali è stato condannato e per le 'gambizzazioni' e rapine a cui egli ha partecipato. Al di là della convenienza o meno di Battisti nel fare quelle ammissioni, la sua vicenda va comunque inserita in un contesto molto più ampio, la cui storia, in realtà, non è mai stata raccontata se non da qualche osservatore, o da qualche giornale coraggioso. Anche perché si tratta di una vicenda di torture cui venivano sottoposti tutti gli estremisti di sinistra in carcere: metodi poco ortodossi e sistematici, come si praticava nelle dittature militari sudamericane appoggiate dai governi statunitensi, con le quali sono state massacrate e fatte scomparire migliaia di persone, in particolare nelle dittature fasciste spagnole, greche e portoghesi dove avvenivano tali fatti. E sempre contro esponenti di sinistra. Questa è la vera storia all'interno della quale quella di Cesare Battisti, un piccolo delinquente, diviene insignificante: un piccolo tassello in un contesto molto più grande, se non addirittura mondiale. Queste orrende pratiche delle torture, le quali - va detto - ancora oggi si fa ricorso nelle carceri italiane, in quelle americane e in molte altre parti del mondo, sono state introdotte, qui da noi, da emissari statunitensi che hanno partecipato a riunioni di crisi presso il ministero degli Interni dell'allora ministro Rognoni, tenutesi in seguito al rapimento dell'ufficiale americano Dozier. Da allora, l'uso delle torture nelle carceri è divenuto sistematico e, oggi, si trovano decine di testimonianze. Metodi utilizzati, in particolare, contro i 'Pac' (Proletari armati per il comunismo, di cui Battisti faceva parte, ndr) con nomi e cognomi. Per quanto riguarda Cesare Battisti, appare evidente che con tecniche del genere e con promesse di trattamenti premiali, pene ridotte e scarcerazioni, si può incastrare chiunque. Persino un colpevole.


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