Alcune settimane fa,
Cesare Battisti ha ammesso le proprie responsabilità nei
4 omicidi per i quali è stato condannato e per le
'gambizzazioni' e
rapine a cui egli ha partecipato. Al di là della convenienza o meno di
Battisti nel fare quelle ammissioni, la sua vicenda va comunque inserita in un contesto molto più ampio, la cui storia, in realtà, non è mai stata raccontata se non da qualche osservatore, o da qualche giornale coraggioso. Anche perché si tratta di una vicenda di torture cui venivano sottoposti tutti gli
estremisti di sinistra in
carcere: metodi poco ortodossi e sistematici, come si praticava nelle
dittature militari sudamericane appoggiate dai governi statunitensi, con le quali sono state massacrate e fatte scomparire migliaia di persone, in particolare nelle
dittature fasciste spagnole, greche e
portoghesi dove avvenivano tali fatti. E sempre contro esponenti di
sinistra. Questa è la vera storia all'interno della quale quella di
Cesare Battisti, un piccolo delinquente, diviene insignificante: un piccolo tassello in un contesto molto più grande, se non addirittura mondiale. Queste orrende pratiche delle
torture, le quali - va detto - ancora oggi si fa ricorso nelle carceri
italiane, in quelle
americane e in molte altre parti del mondo, sono state introdotte, qui da noi, da emissari statunitensi che hanno partecipato a riunioni di crisi presso il ministero degli Interni dell'allora
ministro Rognoni, tenutesi in seguito al rapimento dell'ufficiale americano
Dozier. Da allora, l'uso delle
torture nelle carceri è divenuto sistematico e, oggi, si trovano decine di testimonianze. Metodi utilizzati, in particolare, contro i
'Pac' (Proletari armati per il comunismo, di cui
Battisti faceva parte,
ndr) con nomi e cognomi. Per quanto riguarda
Cesare Battisti, appare evidente che con tecniche del genere e con promesse di trattamenti
premiali, pene ridotte e scarcerazioni, si può incastrare chiunque.
Persino un colpevole.