Roberto LabateC'è chi dice che potrebbero già essere il primo Partito alle elezioni europee in Francia, o alle presidenziali fra qualche anno. In effetti, hanno toccato picchi di consenso di oltre il 60%. E c'è chi dice che si stiano già 'sgonfiando' e che, alle manifestazioni che ormai si ripetono ogni sabato a Parigi, sugli Champes Elysees - così come in tutte le città francesi - ormai partecipi sempre meno gente. E così potrebbe essere, perché mantenere gli stessi livelli di partecipazione e di aggressività per tanti mesi è molto difficile e un calo lo si può considerare fisiologico. Tuttavia, i Gillet Gialli francesi sono probabilmente il più importante fenomeno politico e sociale di questi ultimi anni e non soltanto per la Francia. Perché nella loro protesta, nei loro assembramenti, nelle loro urla a volte 'sgangherate', nella loro indubbia mancanza di disciplina e di organizzazione, sono affascinanti, spesso intimidatori, ma quasi mai ridicoli, per quanto spesso la disperazione conduca le persone a perdere il cosiddetto 'contegno'. C'è poco da fare: i Gillet Gialli piacciono (provate a pensare alle ridicole imitazioni già tentate dai comunicatori di Forza Italia, che hanno creato degli improbabili Gillet Azzurri), li sentiamo parte della nostra storia. Anche della nostra Storia liberale, che come si sa è nata proprio dalla rivoluzione francese, ovvero dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo che ne è conseguita e, in seguito, dalla rivoluzione americana. La plebe francese e parigina non poteva più vivere di stenti mentre la monarchia e i suoi cortigiani si divertivano nello sfarzo grandioso alle loro spalle. E così fecero la Rivoluzione. Tralasciamo per il momento le diverse fasi di quello che accadde dopo, ovvero il Terrore, il 'bonapartismo', la susseguente restaurazione e, infine, una nuova forma di monarchia, quella costituzionale, in cui certi diritti del popolo non potevano più essere ignorati. E' per questi motivi che, in fondo, stimiamo i Gilet Gialli. Ed è per questo che loro si sentono forti: perché riprendendo le tracce dei loro rivoluzionari storici, i Gillet Gialli stanno facendo o vogliono fare, semplicemente, la rivoluzione. Il loro nemico è il presidente Macron: il 're arrogante', distante e isolato. E' il 'nemico' su cui si riversa tutto il loro livore. Fa un po' sorridere pensare che qualcuno, solo un anno e mezzo fa, dopo la sua elezione lo osannasse come nuovo leader illuminato e liberale (l'ennesimo dopo il già repentino crollo dei precedenti Tony Blair e Matteo Renzi). In poco più di un anno e mezzo si è cominciato a notare che dietro il volto sorridente di un uomo, indubbiamente giovane, c'era ben poco, per non dire nulla. Un prodotto delle grandi scuole di amministrazione parigine, brillante funzionario di banche d'affari, inserito nel Governo Hollande per intercessione e spinta del finanziere Attalì. Non si poteva comprendere prima gli interessi di chi avrebbe tutelato? Gli interessi e gli affari di chi era portatore? E quando si è trattato di far quadrare i conti, dove è andato a parare il Governo Macron? Di certo non ha tassato i ricchi, le società finanziarie e le banche d'affari. Al contrario, ha aumentato le accise sul carburante, il cui peso, come dicono i sociologi, ovviamente ricade sulle classi deboli, su chi deve prendere l'auto, il camion o il furgone per andare a lavorare. Per la persona benestante, un aumento del 7% del prezzo della benzina è indifferente: sono i poveri e i lavoratori strozzati dalla crisi, quelli la cui fine del mese ormai arriva al 10 - e ce ne sono tantissimi - a risultare colpiti, facendo traboccare la soglia di sopportazione. Poveri e lavoratori che non guadagnano abbastanza per avere una vita decente. E che insieme ai disoccupati, questa volta si sono riuniti, sono scesi in piazza, hanno preso d'assalto le strade, i caselli autostradali e sono arrivati fino a Parigi, fino agli Champes Elysees, simbolo del lusso e dell'eleganza parigina, per protestare e spaccare tutto. A nessuno piace la violenza: è evidente che nessun problema serio si risolve spaccando l'auto di qualcuno che la paga, probabilmente, con sacrificio. Ma purtroppo, questa è la rivoluzione. Perché quando la folla viene presa a spari di 'pallettoni' che possono mutilare le persone e, comunque, queste tentano di assaltare i palazzi del potere e solo la polizia e le forze speciali riescono a contenerli con la forza, non sappiamo di cos'altro si possa parlare. Uno studioso molto brillante, negli anni '30 del secolo scorso era riuscito a capire il motivo e le tempistiche di questi moti di protesta violenta, di questi autentici tentativi di rivoluzione, per quanto tutti stiano assolutamente attenti a non usare mai questa parola. Ma anziché partire dalla facile domanda: "Perché le persone si ribellano?", egli ribaltò il ragionamento e si chiese: "Perché non lo fanno più spesso"? La sua risposta fu che le condizioni di ineguaglianza e di ingiustizia sociale sono sempre esistite e anzi, col tempo, si sono persino attenuate, ma che ciò che determina simili esplosioni rivoluzionarie, in precisi momenti o fasi storiche, è l'assenza di reciprocità fra élite e popolo. Il presidente Macron, in alcuni momenti appare distante, impone tasse dall'alto che gravano sulle fasce deboli per far tornare i conti, proprio come farebbero i ragionieri delle banche d'affari da cui proviene. E' per questo che la rivolta scoppia ora. Ed è per questo che lui, in qualche modo, dovrebbe cercare di metterci la faccia e parlare al popolo, ammesso che sia ancora in tempo e che sia sufficiente, perché probabilmente non lo è più. Ormai, la galassia dei Gillet Gialli, all'interno della quale c'è di tutto, lo ha superato. Non crediamo bastino sforature al bilancio, al famoso e fatidico rapporto del 3% tra deficit e Pil, per fare concessioni e cercare di salvare 'capra e cavoli', cioè la sua poltrona e la sua eventuale rielezione. Quando si avvia un processo di questo tipo, esso si trasforma in una valanga che, alla fine, travolge tutto, senza guardare in faccia qualcuno. Il malcontento e la disperazione di tante classe sociali, fuse tra loro in un'unica protesta e in un grido sgangherato, sono ormai troppo forti. Come dice una mamma, che con la figlia ha aderito da tempo ai Gillet Gialli: "Prima mi sentivo sola e avevo paura di parlare: ora guardate quanti amici ho. Non avevo mai letto un libro: ora, alla sera, leggo la Costituzione", aggiunge la figlia, come riportato da 'Le Monde Diplomatique', forse l'unico giornale che, per profondità di analisi, è stato in grado di entrare dentro a un fenomeno come questo, spesso giudicato dalle tv o altri media in modo superficiale. Personalmente, sono un ammiratore dei Gillet Gialli: gliel'ho anche scritto in un messaggio che ho postato sulla loro pagina Facebook. Mi è arrivata una risposta automatica in francese: "Buon giorno, grazie del vostro interesse, le risponderemo, non lasciamo mai nessuno". Di recente, sono anche capitato in Francia per festeggiare il mio compleanno e li ho visti dal vivo. Sono dappertutto: in ogni regione, in ogni città o cittadina francese. Li ho visti a Cannes, nell'elegante Costa Azzurra, meta-rifugio della generazione perduta di Hemingway. E li ho visti passare in corteo, quasi scortati dai poliziotti. A Cannes molti sventolavano delle bandiere coll'immagine di Ochalan. E la loro manifestazione si è mescolata con una manifestazione 'pro causa curda', che chiedeva la liberazione del loro leader, in carcere da anni. Tutto questo fa riflettere: la causa dei Gillet Gialli diviene spesso una specie di 'collante', in cui possono confluire le più vaste o differenti rivendicazioni politiche o sociali. I Gillet Gialli sono 'spugne' che assorbono e fanno proprio tutto il malcontento, nelle tantissime istanze e sfaccettature che una società complessa e multietnica tende a produrre. Poi li ho rivisti sull'autostrada, a più riprese, mentre andavo verso Saint Tropez, la famosa località centro mondano e culturale della Costa Azzurra. Oggi, Saint Tropez vive di miti del passato, ma i Gillet Gialli erano presenti anche lì: sugli snodi e negli svincoli più importanti delle autostrade, oppure sparpagliati nei principali incroci provinciali. Li abbiamo visti, insomma. E abbiamo visitato uno dei loro accampamenti. Scesi dalla macchina, siamo andati a leggere i loro manifesti e a parlare con loro: facce convinte di gente 'tosta', spesso dei sindacalisti che sanno bene quello che fanno, che sanno come ci si mobilita. E abbiamo letto anche i loro slogan, che spesso ricordano le vittime, le persone contro cui l Polizia ha aperto il fuoco: qualcuno ha avuto ferite e ha perso un occhio, altri hanno avuto delle mutilazioni. E ci sono anche delle donne, delle ragazze piuttosto giovani. Risaliti sulla nostra vettura, abbiamo imboccato lo svincolo sbagliato e siamo finiti verso Tolone, anziché verso Nizza. Decidiamo, perciò, di uscire al casello successivo per cercare di tornare in Italia. Ma anche lì troviamo altri Gillet Gialli: non sappiamo se fossero gli stessi, ma obiettivamente sono piazzati ovunque e dappertutto. Questa volta, sono entrati nella rotonda, all'imbocco dell'autostrada e hanno fermato tutto e tutti, formando una coda di automobili che vorrebbero passare, ma che non possono far altro che fermarsi. Capendo di finire bloccati in quella rotonda, grazie alla quale avremmo dovuto invertire il nostro senso di marcia verso Nizza, facciamo una cosa da 'soliti italiani': saliamo sul cordolo e, prima di entrare nella rotonda, ormai bloccata, facciamo inversione, rientrando in autostrada. Tale episodio ci ha rivelato che i Gilet Gialli possono bloccare il traffico in tutti gli 'snodi', quando vogliono e in tutta la Francia. E non solo sugli Champes Elysees, come ci fanno vedere certi servizi giornalistici, quasi sempre concentrati sugli atti di vandalismo e i negozi di lusso danneggiati. Al contrario, molti di loro incontrano e intervistano alcuni deputati di 'En Marche', il movimento fondato da Macron che gli è servito come trampolino di lancio verso le elezioni presidenziali. Si vede benissimo che questi personaggi sono 'vuoti' come il loro capo, saliti sul carro di un vincitore di dubbio spessore, mezze figure che non sanno dire niente di meglio che i Gillet Gialli sarebbero un danno, per la Francia. Nessuno che si prenda neppure la briga di capire il loro malcontento, generato dalla 'piattezza' politica del Governo francese. Questa è la loro stessa gente che gli si è rivoltata contro, che non li vuole più e glielo sta dicendo chiaramente, che sta trattando da posizioni di forza, poiché sono in grado di bloccare la Francia quando vogliono. E hanno un consenso e un seguito che rimane, comunque, vastissimo.


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