E così salta fuori che siamo
felici. Secondo il
World Happines Report 2018 dell'Onu, infatti, il tasso di suicidi è assai più alto in quei Paesi dotati di un
welfare efficiente, disoccupazione
inesistente e livelli di reddito
elevati, rispetto a quelli in difficoltà economica come
Grecia e
Italia, o di molte nazioni africane. In realtà, si tratta di una
'non notizia': chiunque abbia un po' viaggiato per il mondo, oppure frequenti persone che vivono spesso all'estero per lavoro o per affari, era già a conoscenza di questa verità. Nei
Paesi scandinavi, Danimarca compresa, il tasso di
suicidi è più alto soprattutto per questioni
climatiche: una buona parte dell'anno la si trascorre
'tappati' in casa, in una sorta di isolamento che aumenta a dismisura le probabilità di
noia e
abitudinarietà. E infatti, anche
Svizzera, Belgio e
Olanda non scherzano in termini di
suicidi, tallonando i
Paesi nordici da vicino. In secondo luogo, oltre al fattore climatico, una società bene organizzata ed efficiente spesso può condurre verso una stucchevole ricerca di
perfezionismo. Soprattutto nelle
prestazioni scolastiche dei più giovani, i quali, oltre a ritrovarsi
iper-responsabilizzati dalle famiglie, alla lunga possono incontrare
crolli psicologici paurosi di fronte alle prime, inevitabili,
delusioni della vita. I
Paesi mediterranei, invece, alle
delusioni ci sono
abituati. Sin quasi a costruire proprio sulle delusioni una sorta di
filosofia 'fatalista'. Anche questo elemento dovrebbe farci riflettere. Innanzitutto, le
difficoltà organizzative rendono, tutto sommato, la società e la vita quotidiana poco prevedibile, dunque quasi mai
noiosa: un elemento da non trascurare affatto, sotto il profilo
psicologico. In secondo luogo, cercare di assomigliare alle società avanzate dei
Paesi del nord Europa denuncia una
visione lineare e poco
scientifica dello sviluppo socioeconomico complessivo di una nazione. Una
linearità ingannevole, niente affatto realistica. Se certi capovolgimenti capitano raramente, durante la fase ascendente della propria esistenza, ciò non significa che il
'diavolo' non ci metta la
'coda' in un altro modo, magari attraverso
l'acolismo o la
depressione. La vita di donne e uomini di tutto il mondo, in effetti, è composta da
cicli, fasi, periodi e
stagioni ben distinte. E non è detto che un
ciclo negativo non sia prodromico all'apertura di una successiva fase
estremamente felice. E' un po' la rivincita dello
storicismo di
Giovan Battista Vico, se ci si pensa bene. La nostra vita è un
'pendolo': bisogna solo saper aspettare e mantenersi in buona salute. Tutto il resto, verrà da sé.
(articolo tratto dalla rubrica settimanale GIUSTAPPUNTO! pubblicata sul sito web www.gaiaitalia.com)