Un
reato penale si dovrebbe accertare sotto il profilo della propria
finalità. Ovvero, provando giuridicamente che la fattispecie in questione sia stata commessa per uno
scopo doloso ben preciso. Ma il
dolo si materializza quando si persegue un danno contro un singolo cittadino o la comunità. E nel caso di
Matteo Salvini e della vicenda della nave
'Diciotti', noi non crediamo di trovarci in un contesto di questo tipo. Più semplicemente, riteniamo che l'attuale
ministro degli Interni sia colpevole di
'abuso di potere'. Il quale, è un reato diverso e
'minore', rispetto al
sequestro di persona. Il
sequestro di persona, in genere, prevede un
riscatto come principale
finalità dolosa. Ovvero, una richiesta imperniata sul
ricatto in quanto
metodo estorsivo. Invece, l'intenzionalità di
Salvini è stata di tipo
politico. Ora, anche in un regime liberaldemocratico, non tutte le politiche sono da considerare
accettabili o legalmente
plausibili. Ma ciò dev'essere giudicato dalla
comunità, eventualmente punendo, con il proprio voto, l'esponente politico in questione, oppure il suo Partito. Cercare di
processare un ministro per un
abuso di potere, con tutti gli abusi di potere che avvengono in
Italia - come dimostrato, nel recente passato, dal
'caso Cucchi', tanto per citarne uno... - ci appare un principio
giuridicamente inquisitorio, eccessivamente
severo, oltreché politicamente
irresponsabile. Questa è la nostra
indicazione di orientamento in merito alla difficile decisione che gli elettori del
Movimento 5 Stelle sono chiamati a prendere, in queste ore, sulla
'piattaforma Rousseau'. Con la speranza di essere considerati un riferimento credibile e
'non sospetto', non condividendo quasi nulla di quanto l'attuale
governo 'giallo-verde' sta attuando in questi mesi con le proprie politiche esecutive.