Vittorio LussanaI cittadini di Teramo hanno poco da 'sghignazzare': il Paese si sta avvitando sempre più intorno a se stesso, avviandosi verso una recessione che smentirà ogni previsione del Governo riguardo al prodotto interno lordo previsto per l'anno 2019, rendendo ancor più difficile risolvere il cronico tasso di disoccupazione del capoluogo abruzzese. Mettersi a ridere sguaiatamente in una pubblica piazza, per la sgradevole battuta dell'attuale ministro degli Interni contro uno scrittore, che con la propria attività ha fornito un contributo prezioso nel combattere le mafie, rappresenta un comportamento tanto immorale quanto indegno, anche durante un comizio di parte. Stando così le cose, c'è ben poco da ridere, cari cittadini 'teramani': vediamo quanto tempo ci metterete a capirlo, 'zucconi' che non siete altro. C'è indubbiamente da sottolineare che non è soltanto la città di Teramo che si sta abituando a frasi e comportamenti puramente goliardici, indotti dal leader della Lega come metodo di propaganda trasgressiva e un po' scomposta: un intero pezzo di questo Paese sta dando per scontato che il 'vuoto atteggiamento', o una concezione della politica più vicina alla tifoseria calcistica piuttosto che a una precisa scala di valori filosofici, culturali o morali, possano bastare a risolvere i suoi problemi concreti. Gli italiani sono vivamente pregati di rendersi conto di essere vittime di uno 'pseudo-pragmatismo' cinico e ottuso, tipico delle demagogie più ingannevoli. E' fuor di discussione che l'idealizzazione del 'leader forte' e con la 'battuta pronta' appartenga pienamente al Dna culturale degli italiani in quanto retaggio del loro percorso storico, in cui il fascismo ha rappresentato solamente l'ultima delle sue disavventure. Dietro l'atteggiamento ridanciano e meschino della popolazione teramana di questi giorni pesa, soprattutto, un passato di paternalismo borbonico, il quale ha generato una mentalità dissimulatoria riemersa come un vampiro dalla propria tomba. Un elemento della nostra sub-cultura locale e territoriale che non riguarda solamente questa o quella cittadina: un bel 'pezzo' della popolazione italiana è fatta così. Si tratta di retaggi che fanno espresso riferimento a modelli comportamentali che non s'ispirano affatto all'individualismo liberale o alla carità cristiana, bensì al qualunquismo più opportunista e contraddittorio. Siamo cioè di fronte a un'Italia che non possiede alcuna spina dorsale culturale o morale, nemmeno di destra idealista o conservatrice. Ma tant'è: tutto questo non rappresenta affatto una notizia, né una novità. E bisognerà pur farsene una ragione, per motivi politici e culturali 'superiori', anche se scarsamente compresi dai cittadini. Pertanto, il vero problema politico che abbiamo di fronte è un ministro degli Interni che, attraverso una serie di tecniche propagandistiche sleali e indegne, si diverte sornionamente a 'sobillare' gli istinti peggiori delle persone, instillando sentimenti antipolitici e persino anti-nazionalisti, al di là di quello che dice o che afferma. Sul fronte della lotta alla mafia, Matteo Salvini e Roberto Saviano dovrebbero stare dalla stessa parte della barricata, anziché darsele di 'santa ragione'. Ovviamente, che simili polemiche vadano completamente contro ogni reale 'interesse nazionale' non interessa a nessuno. E bisogna anche ammettere che questo genere di problemi, in verità, derivano da una cattivissima politica, che non è stata affatto capace di educare e di avvertire i cittadini in merito a problemi antropologici e culturali di questo tipo. Nessuno ha mai spiegato quale sia il vero significato ideologico di termini come, per esempio, 'settarismo'. Ed ecco per quale motivo ci ritroviamo, oggi, letteralmente abbandonati e senza bussola, in balìa di una 'koiné' dialettica che tende ad assestarsi sempre più verso il basso. Perché anche il neologismo 'supercazzola' o il recente 'francesismo' di Alessandro Di Battista, rivolto allo stesso ministro degli Interni - "Salvini vuole la Tav? Torni da Berlusconi e non rompa i coglioni..." - rappresentano il trionfo della superficialità più volgare e di basso profilo. In pratica, ogni qual volta una persona qualsiasi - compreso un ministro degli Interni che disistimiamo profondamente - tenta di esprimere un concetto più articolato, lontano dalle 'piatte' sintesi degli slogan, si ritrova immediatamente accusato di prolissità o di scarso 'appeal' propagandistico. Si tratta di modi di fare politica inaccettabili, che tendono a trascinare il Paese verso l'amplificazione dei suoi problemi. Oltre a preparare il terreno per sventure ben peggiori di quelle che stiamo attraversando.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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enzo - catania - Mail - lunedi 4 febbraio 2019 18.59
Egregio Direttore, sono assolutamente d'accordo con Lei


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