L'Italia non è un Paese per
mamme che lavorano. Il Governo abolisce il
'voucher baby sitter' e i
contributi per il
nido. L'intervento consisteva in un assegno sino a un massimo di
600 euro al mese per un massimo di
6 mensilità ed era aperto anche a
lavoratrici autonome e
imprenditrici. Il vero passo indietro sta nel fatto che il
voucher per le
babysitter rappresentava un'alternativa valida al
congedo parentale facoltativo. Oltre all'abolizione del
voucher, nella
legge di bilancio 2019 sono stati cancellati anche gli
sgravi contributivi previsti per il triennio
2016-2018, che andavano a favore del fondo per la contrattazione di secondo livello per la promozione di misure volte alla conciliazione di vita privata e lavoro, come lo
'smart working' e il
'part time'. Queste ulteriori misure dell'esecutivo
contro le mamme si uniscono a quella che prevede la possibilità di lavorare
sino all'ultimo giorno di gravidanza e di spostare a
dopo il parto i cinque mesi di maternità. Uno strumento di flessibilità che potrebbe facilmente trasformarsi in una forma di
ricatto per le
donne.
Consigliere regionale del Lazio per il Partito democratico
Presidente della IX commissione Lavoro, Formazione, Politiche giovanili, Pari opportunità, Istruzione, Diritto allo studio