Povera signora May: è costretta a battersi come una
leonessa britannica di sua Maestà, per riuscire a far comprendere che, sulla
Brexit, l'Inghilterra rischia di finire nel
baratro. Vicende curiose, quelle relative
all'Unione europea, in cui è stato concesso diritto di parola a chi ritiene che un prelievo di sangue possa essere effettuato utilizzando le
sanguisughe, come nel
XVIII secolo. Senza l'accordo che la
premier inglese ha chiuso in questi giorni con la commisisone europea, il
Regno Unito subirebbe danni economici e commerciali da vero e proprio
tracollo. E invece, fanno notizia coloro che vorrebbero
uscire dall'oggi al domani, magari
sbattendo la porta. Il
Pil britannico, senza una
rinegoziazione dei trattati commerciali attualmente in essere, rischia un
default superiore al
10% da qui al
2035, poiché da sola non è in grado di competere con i
giganti economici della
globalizzazione. Lo dice un
report del
Governo inglese, il quale ha evidenziato come non esista
un'opzione di 'uscita' in grado di mantenere la
Gran Bretagna agli attuali livelli di ricchezza. Tuttavia, chi sino a ieri prevedeva tale
plumbeo destino veniva regolarmente tacciato di
speculazione politica, di bieca strumentalizzazione. Neanche a dirlo, adesso si scopre che, senza un accordo,
l'Inghilterra ripiomberebbe, nel giro di pochi lustri, ai livelli della fine della seconda guerra mondiale, senza più poter contare, peraltro, sui suoi antichi
'dominions' coloniali. In pratica, senza più avere quasi
600 milioni di indiani da trattare come schiavi, ai quali imporre la produzione di merci pagabili con
sterline d'argento, ma da rivendere in
sterline d'oro o in
dollari americani sui mercati internazionali. In sostanza, il
Regno Unito rischia di gettarsi da un aereo in volo
senza paracadute. Sia come sia, il rapporto del
Governo May prefigura quattro scenari possibili, al netto degli sviluppi relativi all'accordo trovato in questi giorni con gli altri i
27 Paesi dell'Ue e che dev'essere ancora approvato dal parlamento britannico. Ebbene: anche nel caso migliore, cioè quello più conveniente, il prodotto interno lordo del
Regno Unito, comparato con quello attuale, sarebbe annualmente inferiore del
2,1%. E anno dopo anno,
l'Inghilterra si ritroverebbe a fare il
'vaso di coccio' tra quelli di
'ferro': Usa, Europa e
Cina popolare. Lasciare
l'Unione comporta, infatti, un ostacolo per gli scambi commerciali, generando una crescita molto più bassa di quella che il
Regno Unito avrebbe avuto se fosse rimasto
nell'Ue. Eppure, il gusto del
paradosso e del darsi la
'zappa sui piedi' rischia di vincere su tutto, secondo una logica decisamente singolare dei rapporti commerciali. Sin dagli albori della civiltà, sono proprio i
commerci a creare la prosperità di una nazione. L'antica
Cartagine non sarebbe arrivata a sfidare
Roma nel
Mediterraneo, se non avesse sviluppato la propria vocazione al libero scambio. Nonostante ciò, continua l'attuale dominio della
sub-cultura e delle
fake news. Un dominio che non teorizza un
ritorno all'agricoltura della vecchia società contadina, anziché investire su uno
sviluppo sostenibile, bensì il
suicidio di massa. Un'esagerazione la quale, anche in economia, è sinonimo di
estremismo. Di certo, per noi europei, restare in una
Ue senza più
l'Inghilterra non è affatto un
dramma. La questione, in fondo, è sempre andata da sé:
niente sesso, sono inglesi.