Così accade che la storia di
Desirée si trasformi, per gli italiani, nell'ennesima occasione per portare
"l'acqua al proprio mulino", per fare
campagna elettorale, o più semplicemente per
giudicare la vita degli altri. E succede che i giornali scrivano tutto e il contrario di tutto purché qualcosa venga scritto, perché è un'occasione troppo ghiotta per riempire le
pagine vuote dei quotidiani nazionali con episodi di
cronaca nera tradotti in forma
'gossippara' e
morbosa, che distolga l'attenzione dai
problemi reali, dalle questioni pregnanti ma scomode su cui si gioca il futuro del nostro Paese. Ci comportiamo come fossimo in un
'macabro reality show', in una tipica
'fiction' televisiva, dove tutti possono dire di tutto e ognuno ha qualcosa da dire. Siamo tutti
attori, avvocati, commissari, investigatori alla ricerca di un
'capro espiatorio', di un colpevole da demonizzare, che sia
Matteo Salvini o gli
immigrati, la politica della
sinistra o quella dei
5 stelle, poco importa. Ma in realtà, i
reali colpevoli siamo noi, pronti solamente a osservare passivamente il mondo, invece di essere
protagonisti attivi del nostro destino, per cambiare con piccoli gesti quotidiani una società evidentemente alla deriva.