Gentilissimi, ho seguito un poco, in questi giorni, il vostro
'guazzabuglio' di cose espresse alla
'Leopolda'. Il comico
Maurizio Crozza ne ha subito approfittato per fare una
parodia 'chapliniana' dell'ex presidente del Consiglio, dipinto come un attore ormai sul viale del tramonto, mentre la
Giorgina Meloni, per parte sua, ha spiritosamente cercato di cogliere le contraddizioni della
Boschi (non del tutto a torto...). Anche sui
'social', le ironie si sprecavano. Eppure, dopo anni di
'giramenti di scatole' anche personali, questa volta ho provato simpatia per voi due
'toscanacci'. A vostro modo, state cercando di
reagire, nel tentativo di affinare un nuovo metodo di lavoro e di propaganda: tanto la fanno tutti, no? Perché prendersela soltanto con voi? Però,
Matteo: si poteva far di più, in passato, su questo fronte, sai? Di più e meglio. Magari approfondendo anche gli
aspetti occupazionali di queste operazioni, dato che la
comunicazione è uno dei pochi settori destinati a resistere alla
globalizzazione. Anche se c'è chi sta già lavorando ai
'giornalisti-cibernetici', i quali non potranno far molto di più che informare freddamente l'opinione pubblica. E sempre secondo le linee editoriali di chi programmerà questi futuri
'robot'. Ma proprio tali aspetti di
'necessaria umanità' del
giornalismo, ci conducono a comprendere l'esigenza di un mondo dell'informazione destinato a
cambiare. Ci tengo a precisare, che intorno a questa materia sarebbe necessario aprire un
dibattito serio, una
discussione approfondita, per non finire tra le
'sabbie mobili' delle
'marchette' e delle
'fake news'. Ovvero, al fine di superare un
modo falso e
tendenzioso di fare informazione, in cui la
'dose' di verità destinata a cittadini e lettori, spesso non raggiunge nemmeno il
50% di quanto viene detto o scritto. Soprattutto, nel campo della comunicazione politica. Bisognava saper prevedere la deriva attuale, cari
Matteo e
Maria Elena. Ed essere più
cauti. Ecco perché il vostro attuale sperimentalismo appare, per l'ennesima volta, un
tentativo tardivo, a dimostrazione di una
sinistra che arriva sempre in ritardo.
Sempre in ritardo! Durante l'intera
seconda Repubblica, tutto il mondo che discendeva dai vecchi Partiti storici
(Dc, Pci, Psi, Pri e Pli) ha finito con l'assumere numerosi elementi della
comunicazione 'berlusconiana', dimenticando alcuni ambienti che detenevano i princìpi più saldi e sacrosanti del giornalismo italiano. Ecco perché sorgevano le analogie: si doveva innovare e fare di più sul
'lato' della
stampa di 'fiancheggiamento', poiché il dolore di una voce che si spegne, come per esempio quella de
'l'Unità' - il giornale fondato da
Antonio Gramsci - già di per sé impedisce ogni dibattito culturale serio nel Paese, funzionale a tenere in vita quel mondo del
socialismo 'gramsciano' che rappresenta, insieme alla poetica e all'opera
'pasoliniana', uno dei pochi filoni di pensiero
'salvabili' dalle macerie del
muro di Berlino. Anche l'amico
Walter Veltroni, esponente indubbiamente dotato di un proprio bagaglio culturale e di uno stile giornalistico di assoluta rilevanza, nel periodo in cui ha ricoperto cariche politiche di primo piano ha finito con
l'inseguire il 'plebiscitarismo' del
centrodestra generando nuova confusione, senza cioè distinguersi da
quell'omologazione e da quella
carenza di pluralismo che ha messo in discussione l'esistenza stessa di ogni visione politica seria, agganciata al meglio delle nostre
tradizioni storiche e
culturali. Ecco perché ha
'preso piede' il
Movimento 5 Stelle: se non ci sono più luoghi di riconoscibilità tra
destra e
sinistra, meglio affidarsi, a questo punto, a una forza politica totalmente
'post ideologica'. Ma il
messaggio 'sbagliato' è partito
proprio da voi, ragazzi, che avete continuato a giocarvi una vostra
'partita' anti-pluralista, oligarchica, antidemocratica. S'intendeva costruire una nuova identità culturale progressista? Un'idea innovativa di sinistra democratica? Benissimo. Ma allora, perché cadere in una contraddizione del genere? Dei
democratici che, alla fine, non sono
democratici? E cosa diamine significa, scusate? I dubbi sollevati dal
professor Gustavo Zagrebelsky, nel corso della campagna referendaria per l'approvazione della riforma costituzionale, non erano solamente
giuridici. O, per lo meno, erano tali per lui e per l'intero contesto di quella campagna. Ma quelle stesse
perplessità potevano benissimo essere
estese e
applicate anche al
settore politico, per l'alto profilo dei contenuti che si stavano dibattendo. Abbiamo tutti quanti letto e amato
Pier Paolo Pasolini e poi inseguiamo gli stessi
obiettivi omologativi del
pensiero unico, cattolico e millenario? Suvvia, ragazzi! Nella vostra
riforma costituzionale c'era lo stesso confuso
'calderone' di cose che già
Silvio Berlusconi e
Donato Bruno avevano cercato di imporre agli italiani nel
2005. Uno
statuto delle minoranze stabilito dalla
maggioranza, tanto per dirne una, insieme ad altri
criteri totalmente 'oligarchici', che hanno comunicato agli italiani sempre la stessa, medesima e consueta impressione di un
mondo politico chiuso in se stesso, a prescindere dal
buon senso o dal
'buon cuore' dell'esponente chiamato a interpretare il nuovo ordinamento riformato. In più, dovreste sapere da decenni, ormai, che nutro un
'debole' per lo strumento della
'sfiducia costruttiva': come mai non c'era in quella vostra
'roba' lì? Il mondo
'berlusconiano', per sincero rispetto verso le mie qualità di
generosità e
altruismo e per il mio personale
senso del dovere, su questo punto mi aveva
ascoltato. Ma perché mai devo finire a trovarmi a mio agio con una
cattolica ortodossa come la signora
Silvana De Mari - che trovo, peraltro, simpaticissima - mentre
proprio voialtri, insieme ai quali intendevo e ancora intendo costruire una nuova
sinistra laica e riformista, mi dovete finire
'dritti per dritti' sugli
'zebedei'? Me lo spiegate, per favore? E non era neanche la prima volta... Sentite, ragazzi, adesso facciamo così: il
Partito, per favore, lo mandate a
Congresso, così vediamo cosa
'salta fuori', ché
Zingaretti mi è simpatico anche se parla con la
'zeppola'. Voi due, invece, vi
mettete 'sotto', per cortesia, con queste vostre attività: organizzate
convegni, inventate
siti web, tirate su dei
giovani preparati e
interessanti. Insomma: adesso vi mettete a
lavorare sul serio, per favore. Tra l'altro, occuparsi di
comunicazione è divertente: ci s'innamora di questo mestiere, ve lo posso assicurare. La
Boschi è fotogenica e il
Renzi è un ragazzo simpatico (quando non esagera...): utilizzate queste vostre
qualità e portate a sintesi le esperienze fatte in questi anni. Vedrete, che dal
buon lavoro vien sempre
frutto.