Vittorio LussanaIl Partito democratico cerca un improbabile rilancio candidando l'ex ministro degli Interni, Marco Minniti, al vertice della propria segreteria nazionale. Ovviamente, siamo di fronte a un 'ex dalemiano' prima ancora che a un 'renziano'. Tanto per non far vedere il fallimento di una classe dirigente che, nel proprio delirio 'rottamatore', ha generato un 'vuoto pneumatico' di portata micidiale, eliminando chiunque non risultasse allineato al nuovo disegno di potere. Come nel caso dell'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, letteralmente 'defenestrato' con toni e metodi da burocrazia sovietica. La verità è che, anche a sinistra, ha sempre albergato una sottile forma di fascismo. Ma non si tratta del fascismo piccolo borghese e moralista di certi intellettuali a cui faceva riferimento, a suo tempo, Pier Paolo Pasolini, ma di un vuoto di valori, che del fascismo tende a perpetuare il rifiuto verso ogni forma di educazione, di cultura, di saggezza. I comunisti, nella sostanza, hanno sempre condannato il fascismo proprio per sentirsi liberi di recepirne il 'metodo', la logica, la durezza del livello di scontro. Ecco perché certi 'spiriti liberi' vengono regolarmente eliminati: perché essi non accettano il potere. Anzi, lo rifiutano. Anche quello che sembra apparentemente più aperto e avanzato. Una nuova sinistra non dovrebbe ricominciare dalle persone o dai leader, bensì da programmi e contenuti, rigettando e combattendo ogni forma d'involgarimento di una società costretta a vivere a un livello 'subculturale', sovrastata dal 'generalismo' e dall'inefficienza degli inetti. Una sinistra che vada oltre se stessa, perché in fondo, pur tra le loro innumerevoli 'castronerie', quel che i ragazzi del Movimento 5 stelle sono riusciti a evidenziare è che, tra destra e sinistra, le distinzioni quasi non esistono più. Per rifondare una nuova sinistra non è obbligatorio conformarsi a un 'andazzo generalista' e incolto, che appiattisce verso il basso ogni valore spirituale, ogni ideale. Al contrario, bisogna saper prendere le distanze da tutto questo, distinguendo nettamente se stessi dal resto del Paese. Limitandosi unicamente a osservarlo mentre si avvia verso il suo cercato, voluto e ampiamente meritato disastro.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - martedi 16 ottobre 2018 4.18
RISPOSTA AL SIG. CADORNA: gentilissimo, esattamente come scrive qui sotto l'amico Giavazzi non si tratta di un Aventino, ma di comprendere che la strada, questa volta, sarà lunga. Sarà una lunga marcia, come quella di Mao Tse Dong a suo tempo. Pensare di risolvere ogni problema attraverso una leadership più o meno azzeccata, è solamente una scorciatoia. Poi, i rapporti del sottoscritto con i post comunisti sono anche particolari e carichi di tensione. Per motivazioni anche personali che, se le raccontassi in giro, spiegherebbero assai bene le cause di fondo dei loro fallimenti. Mi limito, periodicamente, a ricordare loro che, a suo tempo, avevo ragione io. E che questa ragione mi venne anche riconosciuta, ma soltanto quando fece comodo a loro. Cordiali saluti. VL
Giovanni Giavazzi - Vigevano - Mail - lunedi 15 ottobre 2018 18.52
Non mi pare che Lussana auspichi un nuovo Aventino. Si chieee di fissare una scala di valori fondamentali per una democrazia vera e di battersi per essi vengano realizzati, senza preoccuparsi del successo elettorale. All'inizio sarà dura, con il 60% di elettori che votano di pancia e molti altri che non votano affatto. Dopo il disastro a cui l'attuale politica non può che portare il paese, i valori veri - si spera - verranno riconosciuti.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 15 ottobre 2018 18.38
Analisi impeccabile: ma la risposta è un nuovo Aventino?


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