Giuseppe LorinLeggendo l'ultimo impegno letterario di Antonio Agosta, giornalista e grafico pubblicitario impiegato nel Genio civile a Catania, oltreché attore, ciò che ci cattura e ci fa proseguire nella lettura del libro è la scelta narrativa dell'autore, il quale nel protagonista del racconto infonde la voce in prima persona, per cui risulta scritto sottoforma di un diario che ripercorre gli avvenimenti del nostro Paese, dal terremoto di Amatrice alla sconfitta politica del Partito democratico, dal 'Poliamore' all'approvazione della legge per le Unioni civili, nell'orgoglio di perseguire quella libertà agognata di avere più relazioni intime con chi si vuole. 'Una famiglia quasi perfetta' (Chiado Books Edizioni) è, per l'appunto, un diario commentato e narrato in modo ironico da Riccardo, il protagonista della storia. Riccardo è un ragazzo 26enne con la visione del mondo da uomo adulto, sebbene sia ancora uno studente all'ultimo anno della biennale in Medicina. Egli si ritrova, suo malgrado, a vivere in una famiglia particolare, allargata, dove a vincere è sempre l'amore, con tutte le sue sfaccettature. Sarà chiamato in causa per approvare le scelte di vita dei suoi genitori, talvolta non sempre compatibili con la morale corrente. Non mancano le problematiche legate all'omosessualità, intrinsecamente legate all'ipocrisia del cattolicesimo amorale imperante. 'Una famiglia quasi perfetta' racchiude tutte le difficoltà di una famiglia 'normale', che di normale non ha nulla. Un racconto, quasi un viaggio virtuale, che passa attraverso le vicende le quali pongono al centro delle varie analisi familiari il narratore, che non è solo "un modo di dire". È solo un modo di dire, oppure "non è solo un modo di dire", sin dall'inizio della lettura del libro di Antonio Agosta diventa l'intercalare 'rafforzativo' di un pensiero, di una idea propria del protagonista, tanto da poterlo considerare il sottotitolo di questo interessante libro 'sociale'. E diciamo 'sociale', poiché è nelle ere dell'umanità che vanno ricercate le tematiche affrontate dall'autore. Fin dal nomadismo dei popoli del sud del mondo e nel corso della lenta migrazione in direzione nord o verso gli estremi dell'est e dell'ovest, i gruppi sociali non avevano remore di 'sangue': gli egiziani si sposavano tra consanguinei, così come gli africani del profondo sud. E le stesse 'pratiche' venivano mantenute nei posti che si andavano a occupare. Ecco così la nascita dei primi gruppi matriarcali o patriarcali. Ed ecco le primissime 'famiglie allargate', dove ancora il concetto di famiglia come lo intendiamo noi oggi, rappresentava un interscambio affettivo ed economico. È comunque certo che l'indottrinamento cattolico, il puritanesimo e altre filosofie morali o 'pseudomorali', hanno lavorato, o meglio 'logorato', la spontaneità dell'essere umano. Una spontaneità che è rimasta negli animali, i quali, quando s'incontra, ci fa 'arrossire', svelando la nostra ipocrisia nel vivere, oggi, la nostra esistenza. Riccardo si trova, suo malgrado, a essere l'arbitro delle scelte di vita dei suoi genitori; diventa il consigliere della sorella, una 'ragazza di chiesa' che non fece ritorno a casa per quella "notte di... libertà". Da fratello maggiore, Riccardo la va a cercare su insistenza della madre, Luana, nei posti dove ritiene si trovi: chiesa, università, teatrino, per poi spostare la ricerca agli ospedali, sacrificando le ultime battute della finale di Champion's League. Una telefonata della madre lo rassicura: Rossella era a Velletri, ospite di un'amica, per preparare una commedia teatrale. Problemi di Luana, la madre, ma non di Alfredo, il padre. I dubbi di questa arraffata spiegazione allarmano Riccardo: anche Rossella "dice balle"? Al lettore, il giallo da scoprire, così come tutte le altre risposte che l'autore inserisce e che vanno, una per una, dipanate, perché "la mia famiglia è quasi perfetta. E non è solo un modo di dire...". Nella vicenda, non mancano momenti che sorprendono il protagonista, tipo il vedere i propri genitori baciarsi in cucina con passione come due teneri innamorati al primo appuntamento, da non confondersi con il trauma del bambino nella visione della scena primaria, come spiegava Freud. Eppure, lui ha un lui, Fabio. E lei ha un lui, Stefano... "Da piccolo, li vidi chiusi nel ripostiglio completamente nudi quasi in stato di ebbrezza. Una visione che a tutt'oggi non riesco a dimenticare". 'Una famiglia quasi perfetta' respira l'incertezza esistenziale in cui il terremoto di Amatrice fa vacillare le ipotesi di stabilità terrena, mentre la sconfitta politica del Pd spalanca le porte al referendum costituzionale, per non parlare della guerra in Siria e dei rigurgiti sussultori dell'Isis. Alfredo, il padre, è descritto con occhi azzurri, capelli rossi, il fisico grassottello: un cinquantenne 'bisex' separato per questa ragione da Luana, la madre, insegnante di religione, tacchi alti e 'décolleté da sballo'; poi c'è Rossella, la sorella bella, bionda e occhi verdi; Stefano, il nuovo compagno di Luana, alto, palestrato, eternamente abbronzato e Riccardo, il protagonista della famiglia quasi perfetta, fidanzato con Barbara ma poi soppiantata da Jasmine. Infine, ci sono anche Gianmarco e Romina, suoi amici da sempre e 'soci' del 'poliamore'. E c'è anche Fabio, che non è altri che il compagno del padre. Leggendo con attenzione il libro di Antonio Agosta si avverte come l'amore sia al di sopra degli eventi familiari, sia nei dissapori, sia ovviamente nella concordia e nelle specifiche comprensioni delle complesse relazioni umane, appartenenti a una famiglia quasi perfetta.

Antonio Agosta, quanto di autobiografico c'è in questa famiglia quasi perfetta?
"Direi che, almeno in questo mio libro, non c'è nulla o quasi nulla di autobiografico, se non i vari spostamenti nel nostro incomparabile territorio italiano".

Che senso ha, oggi, parlare di 'famiglia'?
"È certo che non ci troviamo più in quel momento storico politico e religioso dove esisteva, solo e unicamente, la coppia intesa come 'uomo-donna' che decidevano insieme di sposarsi rigorosamente in chiesa per poi procreare. Oggi, oltre all'esistenza delle convivenze, delle famiglie allargate in seguito ai divorzi e alle apparenti riappacificazioni, nel convivere tutti insieme allegramente nello stesso appartamento, esistono le Unioni civili 'de facto': uomo con uomo, donna con donna, figli voluti dopo queste unioni con il tacito assenso dei figli primari. Insomma, è un vero 'casino', dove il disbrigarsi in queste faccende di economia, sesso e finanza supera, a volte, addirittura la burocrazia classica".

Stiamo andando verso un mondo sempre più complicato anche nelle relazioni umane?
"Sì. Le relazioni umane sono sempre più complesse e, secondo me, potrebbe risultare difficile mantenere dei legami stabili e duraturi. Ma non è detto: il dialogo e la comunicazione sono sempre alla base di un confronto e di una crescita individuale, di coppia o di gruppo. In 'Una famiglia quasi perfetta', edito dalla Chiado Books, si affrontano in modo divertente tutte queste criticità di oggi, che maggiormente inficiano il rapporto. È un libro che va letto con attenzione, ma in modo distensivo".


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