Dobbiamo prenderli un po' sul serio, i ragazzi del
Movimento 5 Stelle. Essi sono al governo e, assieme alla
Lega, hanno i numeri per operare e, sì, anche per far
danni. L'errore che molti commettono sta nel trattare questa nuova leva politica con
atteggiamento derisorio e di
sufficienza (spesso agendo sulla base di una certa ragionevolezza). Il rischio, tuttavia, è quello di
sottovalutarne il reale
potere e il forte
ascendente verso l'elettorato, con cui i
'pentastellati' hanno intessuto un intenso dialogo. A lungo ci si è interrogati sulla formula d'azione politica messa in piedi da
Casaleggio e co. Ma in fondo, adesso poco importa. Il
Movimento è una realtà forte: facciamocene una ragione. La critica andrebbe mossa sui
contenuti. Risulta alquanto fastidioso leggere, soprattutto on line, opinioni in tono di
sberleffo rivolte agli esponenti (cosa che corrisponde alla volontà di fare opposizione con gli stessi metodi e toni usati dal
Movimento stesso negli anni passati). Il giornalista deve, come si dice in gergo, fare le scarpe alla politica: fa parte dei suoi doveri. Ma non si può criticare la proposta del vicepremier e ministro del Lavoro,
Luigi Di Maio, di chiudere le attività commerciali di domenica col solito:
"Cpsa ne vuol sapere lui, se non ha mai lavorato"? Lungi da noi voler manifestare, in questa o in altre sedi, un seppur minimo sostegno all'attuale
Governo in carica. Non è nella nostra natura e non dovrebbe esserlo per nessun giornale libero. Forse, anche per demerito degli stessi protagonisti, non si riesce a spostare l'attenzione
sui temi, che andrebbero affrontati con moderazione e intelligenza. Il dibattito è oggi assente. Siamo solo inondati da un forte
'chiacchiericcio', un urlarsi addosso:
una guerra all'ultimo 'tweet'. Con una sinistra poco coesa, manca oggi il
dialogo tra maggioranza e opposizione, che sarebbe necessario in una società civile. Riteniamo che il problema sollevato da
Di Maio sia importante e andrebbe, quantomeno, analizzato con attenzione. Qualcuno avrebbe potuto dire al ministro che, in una società globalizzata,
l'imposizione di un giorno di chiusura delle
attività sia un'operazione
anacronistica. La volontà dei
'grillini' nel voler condizionare il mercato e, soprattutto, i
costumi dei cittadini appartiene a un passato che, ci si dovrebbe augurare, non ritornerà. Qualcuno, nelle giuste sedi, avrebbe potuto far presente che, forse, lo
sforzo legislativo potrebbe essere più efficacemente esercitato nella produzione di alcune
norme che, qui sì, impongano alle
aziende la maggiorazione del
salario nelle
giornate festive (con obbligo di turnazione del personale in tali date). Qualcuno avrebbe inoltre dovuto evidenziare il rischio di futuri
licenziamenti: se un'azienda
lavora meno, guadagna meno e
assume di meno. E le risorse andrebbero reperite non tanto per accontentare l'elettorato con forme di
'welfare' statale, quanto piuttosto per giungere a una
riduzione della pressione fiscale, per rendere il nostro mercato del lavoro più competitivo. Oppure, si potrebbe attuare uno studio della
contrattualistica lavorativa, attuata da quelle aziende che si vorrebbe far chiudere nel giorno festivo.
Un'opposizione incondizionata e
cieca rischia di favorire chi è al potere e, non secondariamente, di far passare in secondo piano la
radice del problema sollevato. E, soprattutto, si rischia di perpetuare all'infinito la
campagna elettorale di
Lega e
5 Stelle, fatta di quotidiani proclami sbandierati sul
web. E' necessario che la sinistra si rassegni alla loro presenza, altrimenti sarà difficile superare l'immagine di un Partito composto da
ragazzini che hanno perso il palloncino alla fiera di paese. Stiamo attraversando un periodo davvero
strano, in cui le posizioni sono tenute volontariamente
lontane. Dal momento che la maggioranza si oppone al dialogo, rifiutando il contraddittorio, è probabilmente necessario uno sforzo di avvicinamento da parte del
Pd, almeno sul piano di una
ferrea, ma costruttiva, opposizione. Oppure si preferisce attendere che il
Movimento si distrugga da solo, magari con la complicità di
Salvini? E ai problemi reali del Paese? Chi ci pensa?