Negare l'importanza dei
processi migratori non aiuterà
l'Italia a uscire da una crisi provocata appositamente da forze esterne ed esogene, rispetto al nostro contesto politico-economico interno. E non servirà a bloccare il cammino di
un'Unione europea destinata a diventare il principale attore sul panorama internazionale. L'interscambio tra le diverse popolazioni mondiali è una
risorsa inestimabile, per l'evoluzione degli equilibri di mercato. A livello giuridico, gli accordi di
Dublino rappresentano, al momento, la principale fonte di diritto per definire il
fenomeno migratorio, in vista di una revisione delle procedure di
redistribuzione dei migranti a livello intereuropeo. Tuttavia, l'importanza del fenomeno come elemento di crescita e di
rifondazione demografica risiede nel dovere morale di insistere sull'incidenza economica di tale
'rimescolamento' tra le popolazioni, in quanto principale fattore di riapertura di un nuovo ciclo macroeconomico destinato a replicare una fase di
rinnovamento sociale e
culturale dell'Ue. A tutto questo si oppone una resistenza disperata delle forze conservatrici, fiancheggiate dalle
destre reazionarie e
sovraniste, le quali si sforzano di
falsificare analisi, dati e
informazioni sulle condizioni complessive
dell'Eurozona, che non sono affatto critiche, né tantomeno prive di prospettiva.
LA NECESSITA' DI UNA COSTITUZIONE EUROPEAIl
parlamento europeo ha saputo costruire, negli ultimi trent'anni, le basi per uno
sviluppo sostenibile, sia interno, sia esterno,
all'Unione. Ecco perché dovrebbe tornare di attualità l'approvazione di una
Carta costituzionale dell'Ue, in grado di sancire i princìpi basilari di coabitazione tra i diversi popoli che la compongono. La trasformazione
dell'Europa mediante un
trattato costituzionale aprirebbe la porta a politiche capaci di incidere sul piano della crescita economica, in coerenza con i contenuti del
Trattato di Maastricht. I pilastri di tale politica sono la possibilità, mai così concreta, di sconfiggere piaghe epocali di arretratezza, come le
disuguaglianze, la formazione di una nuova
cultura della professionalità tra le generazioni più giovani, una maggior attenzione ai
tassi di istruzione interna, un ritorno a tematiche di educazione civica negli istituti scolastici. La strategia di
Lisbona ha fruito di strumenti attuativi e conoscitivi per portare alla luce
un'Europa pienamente inserita in uno scenario di
crescita equilibrata, intelligente e
stabile. Pertanto, giunti a questo punto del cammino storico europeo, servirebbe solamente una politica di rilancio degli investimenti, che stabilisca un'economia e uno sviluppo sostenibile, compatibile con le nuove emergenze ambientali e climatiche del pianeta.
ANALISI DEI FLUSSI E POLITICHE MIGRATORIEL'attraversamento del
Mediterraneo e le
trasmigrazioni da est evidenziano distinti gruppi migratori di riferimento. I nuovi accordi di ammissione per il riordino delle quote si affacciano generando il tentativo di ricorrere a nuove misure di sicurezza, in riferimento a una politica imperniata su due concetti basilari:
'demographie' e
'democracy'. Il
'ruolo-chiave' degli scambi esterni, con riferimento a quelli che attualmente sono le ottiche di espansione, si riferiscono al diritto di ricongiungimento familiare e, quindi, ai diritti umani primari.
Frontex, l'agenzia creata nel
2004 e indirizzata al controllo delle frontiere europee ed
Eurolac, il sistema di
banca dati digitali, hanno contribuito a una gestione
'ordinata' delle
risorse umane fluttuanti. Ma tutto questo non sembra interessare alcune forze politiche totalmente prive di
radici culturali, esclusivamente impegnate in una
sforzo speculativo e
opportunistico che, con il pretesto di richiedere modifiche e
cambi di 'rotta' rispetto al sistema predisposto e preordinato sin dai primi anni duemila,
diffondono paure e
insicurezza per
finalità totalmente propagandistiche, nell'assurda pretesa che gli
'ultimi arrivati' possano modificare radicalmente le
linee-guida delle
politiche migratorie in vigore da quasi
15 anni. I ripetuti
attacchi terroristici nei confronti di quasi tutti i Paesi
dell'Unione europea hanno finito col rafforzare tali paure e convincimenti, diffusi artatamente tra la popolazione. E la mancata volontà di alcuni Paesi nell'impostare seri percorsi di integrazione hanno fatto il resto.
L'IMPEGNO INTERNAZIONALETuttavia, quel che appare decisamente inverosimile è l'evidente e clamorosa
disinformazione diffusa dalle forze sovraniste in merito ai diversi interventi operativi messi in campo nel recente passato, come se la
Ue non avesse fatto nulla per governare una sorta di
'invasione' totalmente 'dopata' nei dati e nei numeri. Nessuno ha ricordato l'impegno
dell'Oim (l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr) di questi ultimi anni nel programma di sensibilizzazione sulla
'rotta balcanica', con la sostituzione dei
flussi e degli
sbarchi frontali peninsulari. La
Commissione europea si è inoltre adoperata per la ricostruzione o la ristrutturazione degli spazi interni di
accoglienza, con diverse operazioni congiunte, come per esempio la
'Poseidon': un progetto pensato e realizzato proprio al fine di creare
nuovi 'staff' adeguati per le diverse esigenze di sicurezza.
I PROGETTI PREVISTIL'attuale fase di
riduzione dei flussi dovrebbe essere un fattore temporale di cui
approfittare per la preparazione di altri simili progetti, che esulino da
Frontex. La solidarietà europea e il dialogo con i Paesi di origine è alla base di un disegno di ordine europeo, direzionato e denominato:
'Migration compact'. Ossia, lo sviluppo del
capitale umano in quanto indice di valorizzazione dello sviluppo europeo. Proprio in favore
dell'Italia è inoltre previsto un piano ulteriore, che si chiama:
'Social impact'. Si tratta di un progetto di completamento del fenomeno migratorio, basato sulle prospettive di uno
sviluppo aperto alla costruzione di un apporto globale e di
un'integrazione strettamente correlata a uno sviluppo
territoriale, poiché il contenimento dei
flussi migratori può essere attuato solo mediante piani di
direzionamento, integrazione e
sviluppo. Infine, è in fase di applicazione il cosiddetto
'Self light interest', ossia il monitoraggio della singola
posizione di ogni Stato all'interno di un contesto di
crescita e
sviluppo sostenibile, inquadrato all'intenro di un concetto di responsabilità del nuovo mondo globalizzato, fortemente correlato con
un'etica di reputazione, di
credibilità e di
coesione sociale. LA CONFUSIONE DELL'INFORMAZIONELa
manipolazione dell'informazione è risultata, in particolar modo in
Italia, dirottata verso un
indirizzo protestatario e
confusionario, che dev'essere considerato con maggior attenzione. Anche gli
organi di stampa più
titolati non si sono interessati a divulgare le
politiche migratorie progettate e attuate in seno
all'Unione europea. Non si è saputo spiegare ai cittadini le
prospettive che potevano derivare da
flussi migratori ben gestiti e
qualitativamene qualificati, sia a livello europeo, sia dei singoli Stati. Con le politiche dell'attuale
Governo Conte, negativamente condizionato da una forza fortemente
tradizionalista e come la
Lega, questo cammino risulta messo in discussione attorno a un concetto di
chiusura identitaria arretrata, oltreché
inadeguata ad affrontare il
processo demografico in atto. Una popolazione italiana sempre più
invecchiata, ancorata a una
visione opportunistica e
cinica della
società, non solo è distante da ogni visione
liberal-borghese di evoluzione dei singoli individui, ma manca, in realtà, di ogni visione alternativa in una
'chiave' socialista, ovvero quella della possibilità di mantenere gli attuali livelli di produzione e di occupazione sui
mercati di lavoro interni. Livelli i quali, a fronte di un doppio processo di lenta, ma inesorabile
estinzione della popolazione italiana, finirebbe con l'affidarsi unicamente a processi di riorganizzazione
robotizzata e a uno
sviluppo tecnologico che tende a
ridurre il numero complessivo dei posti di lavoro. Il problema
dell'Italia non è prioritariamente quello della
sicurezza, in un Paese i cui
reati stanno costantemente
diminuendo, bensì quello di
un'idea 'piatta' di futuro, totalmente
schiacciata sul presente. E presto si comprenderà come ogni
espansione 'artificiale' o
forzata delle economie interne finirà col costare assai di più
in prospettiva, ricadendo sulle
generazioni future. Per l'ennesima volta, si sta puntando sulla
distruzione del futuro di questo
Paese. E, purtroppo, si sta
vincendo.