Raffaella UgoliniNegare l'importanza dei processi migratori non aiuterà l'Italia a uscire da una crisi provocata appositamente da forze esterne ed esogene, rispetto al nostro contesto politico-economico interno. E non servirà a bloccare il cammino di un'Unione europea destinata a diventare il principale attore sul panorama internazionale. L'interscambio tra le diverse popolazioni mondiali è una risorsa inestimabile, per l'evoluzione degli equilibri di mercato. A livello giuridico, gli accordi di Dublino rappresentano, al momento, la principale fonte di diritto per definire il fenomeno migratorio, in vista di una revisione delle procedure di redistribuzione dei migranti a livello intereuropeo. Tuttavia, l'importanza del fenomeno come elemento di crescita e di rifondazione demografica risiede nel dovere morale di insistere sull'incidenza economica di tale 'rimescolamento' tra le popolazioni, in quanto principale fattore di riapertura di un nuovo ciclo macroeconomico destinato a replicare una fase di rinnovamento sociale e culturale dell'Ue. A tutto questo si oppone una resistenza disperata delle forze conservatrici, fiancheggiate dalle destre reazionarie e sovraniste, le quali si sforzano di falsificare analisi, dati e informazioni sulle condizioni complessive dell'Eurozona, che non sono affatto critiche, né tantomeno prive di prospettiva.

LA NECESSITA' DI UNA COSTITUZIONE EUROPEA
Il parlamento europeo ha saputo costruire, negli ultimi trent'anni, le basi per uno sviluppo sostenibile, sia interno, sia esterno, all'Unione. Ecco perché dovrebbe tornare di attualità l'approvazione di una Carta costituzionale dell'Ue, in grado di sancire i princìpi basilari di coabitazione tra i diversi popoli che la compongono. La trasformazione dell'Europa mediante un trattato costituzionale aprirebbe la porta a politiche capaci di incidere sul piano della crescita economica, in coerenza con i contenuti del Trattato di Maastricht. I pilastri di tale politica sono la possibilità, mai così concreta, di sconfiggere piaghe epocali di arretratezza, come le disuguaglianze, la formazione di una nuova cultura della professionalità tra le generazioni più giovani, una maggior attenzione ai tassi di istruzione interna, un ritorno a tematiche di educazione civica negli istituti scolastici. La strategia di Lisbona ha fruito di strumenti attuativi e conoscitivi per portare alla luce un'Europa pienamente inserita in uno scenario di crescita equilibrata, intelligente e stabile. Pertanto, giunti a questo punto del cammino storico europeo, servirebbe solamente una politica di rilancio degli investimenti, che stabilisca un'economia e uno sviluppo sostenibile, compatibile con le nuove emergenze ambientali e climatiche del pianeta.

ANALISI DEI FLUSSI E POLITICHE MIGRATORIE
L'attraversamento del Mediterraneo e le trasmigrazioni da est evidenziano distinti gruppi migratori di riferimento. I nuovi accordi di ammissione per il riordino delle quote si affacciano generando il tentativo di ricorrere a nuove misure di sicurezza, in riferimento a una politica imperniata su due concetti basilari: 'demographie' e 'democracy'. Il 'ruolo-chiave' degli scambi esterni, con riferimento a quelli che attualmente sono le ottiche di espansione, si riferiscono al diritto di ricongiungimento familiare e, quindi, ai diritti umani primari. Frontex, l'agenzia creata nel 2004 e indirizzata al controllo delle frontiere europee ed Eurolac, il sistema di banca dati digitali, hanno contribuito a una gestione 'ordinata' delle risorse umane fluttuanti. Ma tutto questo non sembra interessare alcune forze politiche totalmente prive di radici culturali, esclusivamente impegnate in una sforzo speculativo e opportunistico che, con il pretesto di richiedere modifiche e  cambi di 'rotta' rispetto al sistema predisposto e preordinato sin dai primi anni duemila, diffondono paure e insicurezza per finalità totalmente propagandistiche, nell'assurda pretesa che gli 'ultimi arrivati' possano modificare radicalmente le linee-guida delle politiche migratorie in vigore da quasi 15 anni. I ripetuti attacchi terroristici nei confronti  di quasi tutti i Paesi dell'Unione europea hanno finito col rafforzare tali paure e convincimenti, diffusi artatamente tra la popolazione. E la mancata volontà di alcuni Paesi nell'impostare seri percorsi di integrazione hanno fatto il resto.

L'IMPEGNO INTERNAZIONALE
Tuttavia, quel che appare decisamente inverosimile è l'evidente e clamorosa disinformazione diffusa dalle forze sovraniste in merito ai diversi interventi operativi messi in campo nel recente passato, come se la Ue non avesse fatto nulla per governare una sorta di 'invasione' totalmente 'dopata' nei dati e nei numeri. Nessuno ha ricordato l'impegno dell'Oim (l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, ndr) di questi ultimi anni nel programma di sensibilizzazione sulla 'rotta balcanica', con la sostituzione dei flussi e degli sbarchi frontali peninsulari. La Commissione europea si è inoltre adoperata per la ricostruzione o la ristrutturazione degli spazi interni di accoglienza, con diverse operazioni congiunte, come per esempio la 'Poseidon': un progetto pensato e realizzato proprio al fine di creare nuovi 'staff' adeguati per le diverse esigenze di sicurezza.

I PROGETTI PREVISTI
L'attuale fase di riduzione dei flussi dovrebbe essere un fattore temporale di cui approfittare per la preparazione di altri simili progetti, che esulino da Frontex. La solidarietà europea e il dialogo con i Paesi di origine è alla base di un disegno di ordine europeo, direzionato e denominato: 'Migration compact'. Ossia, lo sviluppo del capitale umano in quanto indice di valorizzazione dello sviluppo europeo. Proprio in favore dell'Italia è inoltre previsto un piano ulteriore, che si chiama: 'Social impact'. Si tratta di un progetto di completamento del fenomeno migratorio, basato sulle prospettive di uno sviluppo aperto alla costruzione di un apporto globale e di un'integrazione strettamente correlata a uno sviluppo territoriale, poiché il contenimento dei flussi migratori può essere attuato solo mediante piani di direzionamento, integrazione e sviluppo. Infine, è in fase di applicazione il cosiddetto 'Self light interest', ossia il monitoraggio della singola posizione di ogni Stato all'interno di un contesto di crescita e sviluppo sostenibile, inquadrato all'intenro di un concetto di responsabilità del nuovo mondo globalizzato, fortemente correlato con un'etica di reputazione, di credibilità e di coesione sociale.

LA CONFUSIONE DELL'INFORMAZIONE
La manipolazione dell'informazione è risultata, in particolar modo in Italia, dirottata verso un indirizzo protestatario e confusionario, che dev'essere considerato con maggior attenzione. Anche gli organi di stampa più titolati non si sono interessati a divulgare le politiche migratorie progettate e attuate in seno all'Unione europea. Non si è saputo spiegare ai cittadini le prospettive che potevano derivare da flussi migratori ben gestiti e qualitativamene qualificati, sia a livello europeo, sia dei singoli Stati. Con le politiche dell'attuale Governo Conte, negativamente condizionato da una forza fortemente tradizionalista e come la Lega, questo cammino risulta messo in discussione attorno a un concetto di chiusura identitaria arretrata, oltreché inadeguata ad affrontare il processo demografico in atto. Una popolazione italiana sempre più invecchiata, ancorata a una visione opportunistica e cinica della società, non solo è distante da ogni visione liberal-borghese di evoluzione dei singoli individui, ma manca, in realtà, di ogni visione alternativa in una 'chiave' socialista, ovvero quella della possibilità di mantenere gli attuali livelli di produzione e di occupazione sui mercati di lavoro interni. Livelli i quali, a fronte di un doppio processo di lenta, ma inesorabile estinzione della popolazione italiana, finirebbe con l'affidarsi unicamente a processi di riorganizzazione robotizzata e a uno sviluppo tecnologico che tende a ridurre il numero complessivo dei posti di lavoro. Il problema dell'Italia non è prioritariamente quello della sicurezza, in un Paese i cui reati stanno costantemente diminuendo, bensì quello di un'idea 'piatta' di futuro, totalmente schiacciata sul presente. E presto si comprenderà come ogni espansione 'artificiale' o forzata delle economie interne finirà col costare assai di più in prospettiva, ricadendo sulle generazioni future. Per l'ennesima volta, si sta puntando sulla distruzione del futuro di questo Paese. E, purtroppo, si sta vincendo.


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