Lo scenario tecnologico futuro si sta aprendo verso nuove
ipotesi. L'attuale panorama delle applicazioni, le cosiddette
'app', si sta infatti evolvendo da un primo territorio
'logico-sequenziale' a quello
'logico-simbolico'. Ovvero, quello delle
reti neurali che tentano di imitare i
cervelli biologici degli esseri umani. Alcune applicazioni dedicate al gioco degli
schacchi sono, già oggi, in grado di
sconfiggere qualsiasi
giocatore umano, anche molto esperto. Ciò accade in quanto, lo sviluppo tecnologico sta cominciando a
'immaginare simbolicamente', cioè a prevedere e a programmare, un numero sempre maggiore di decisioni e di scelte da attuare sul piano
sequenziale. Questo aspetto è molto importante: la capacità di poter prevedere più
'mosse', che conducano allo
'scacco al re', sembra dirigersi verso il medesimo ragionamento delineato da
Stanley Kubrick nel film
'2001: Odissea nello spazio', con il suo supercomputer
'Hal 9 mila'. E cioè che lo sviluppo tecnologico in atto potrebbe presto generare delle applicazioni dotate di
un'intelligenza artificiale estremamente potente, in grado di interloquire con gli esseri umani, riproducendo fedelmente alcune attività della nostra mente. Ciò significa che, nel giro di qualche decennio, utilizzaremo presto delle prime forme di
intelligenza artificiale in grado di
assisterci nella nostra vita quotidiana, ricordandoci impegni e appuntamenti, oppure programmando la nostra settimana lavorativa. Si tratta di un
percorso pericoloso? L'avvento delle
intelligenze artificiali prenderà il sopravvento sulla vita delle persone? E con quali conseguenze? Quali rivolgimenti? Quali risvolti? Noi non siamo
pessimisti: le conseguenze legate alla futura intelligenza delle
applicazioni mobili saranno sempre determinate
'a monte' dai programmatori delle
'app' medesime. E riteniamo ciò per due ordini di ragioni:
a) gli
algoritmi che attualmente operano nella fascia di quella che viene definita
'intelligenza artificiale debole' - cioè quella che, se confrontata con quella umana, è preposta a ragionamenti di carattere
razionale e
operativo-simbolico - pur riuscendo a deliberare risultati fruibili dopo avere compiuto una quantità enorme di calcoli, rimangono comunque assai
distanti dall'accesso alle nostre
facoltà intellettive, sia nella parte
'logico-simbolica', sia in quella
emotiva (tali funzioni, almeno per ora, non sono perseguibili nemmeno dai più avanzati sistemi di intelligenza artificiale);
b) fino a quando non si sarà in grado di realizzare dei
semiconduttori così miniaturizzati da contenere un gran numero di
cellule 'simil-neurone', come avviene per gli
esseri biologici, non vi sono le premesse per portare la
materia inerte a diventare
'pensante', o
emotivamente 'inferenziale', capace cioè non solo di avere
facoltà teleologiche, ma anche di
volizione, autocoscienza e
interazione con le persone. Naturalmente, nessuno può prevedere dove andremo a
'parare', con un simile avanzatissimo sviluppo. E alcuni scienziati considerano inevitabile l'emergere di macchine dotate di forme di
intelligenza 'para-umana'. Ma noi non crediamo che ciò sia possibile. Almeno sino a quando gli
algoritmi saranno costituiti da
semiconduttori troppo diversi dai
neuroni biologici molecolari. E se anche un giorno dovesse accadere qualcosa di inaspettato, crediamo che ciò avverrà nel medesimo modo in cui si verificò la scoperta della
reazione a catena negli atomi di
uranio, finalizzata a produrre
energia nucleare. Ovvero, portata alla luce la scoperta, sarà in ogni caso
l'uomo a utilizzarla. Con spirito di autonomia e - si spera -
buon senso.
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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(editoriale tratto dal mensile 'Periodico italiano magazine' n. 42 - settembre 2018)