Riteniamo la
revoca unilaterale della concessione alla società '
Autostrade per l'Italia', avviata dal Governo in seguito al disastroso crollo di
ponte Morandi a
Genova, un atto
tardivo e
inopportuno. La
procura di Genova, che già in questi giorni sta cominciando a indagare sul disastro, non considererà la
società concessionaria come la sola e unica responsabile per il tragico evento, bensì verrà chiamata in causa assieme a chi quella concessione l'ha
conferita e, nel corso dei decenni, più volte
confermata. Ovvero, quegli organi esecutivi che avrebbero dovuto anch'essi
vigilare sulla manutenzione della nostra rete autostradale. Il
ministero delle Infrastrutture e Trasporti non potrà, dunque, costituirsi parte civile nel futuro processo, bensì sarà anch'esso chiamato in causa come
corresponsabile del disastro, in quanto organo istituzionale dotato di
strumenti ispettivi di
vigilanza e di
controllo. Non si tratta di una nostra convinzione preconcetta, dettata da considerazioni ideologiche di
difesa neo-liberista di un potente gruppo manageriale. Al contrario, pensiamo che ci siano voluti
43 morti e un tracollo di eclatante eccezionalità per condurre molti, soprattutto a destra, a rivalutare la figura dello
Stato imprenditore, dopo decenni di
allineamento vile e silenzioso nei confronti del più
selvaggio e
sregolato dei
liberismi che si potessero teorizzare. Questa nostra posizione potrà forse sorprendere qualcuno. Tuttavia, dopo un evento del genere, anche
noi laici sentiamo il dovere di schierarci dalla parte della
collettività e dei
familiari delle vittime del tragico evento genovese.
Ma non non nei modi e nei
termini scelti dall'attuale
Governo, il quale si è già sbilanciato, attraverso il vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico,
Luigi Di Maio, in
affermazioni avventate, che rischiano di
indebolire la posizione dell'esecutivo attualmente in carica. Quando si intendono affrontare determinate
'battaglie campali', cedere alla tentazione di rilasciare dichiarazioni inesatte o non verificate corrisponde a un errore tanto ingenuo, quanto irresponsabile. Gli
applausi delle piazze e gli
atteggiamenti propagandistici, finalizzati a dare in pasto all'opinione pubblica un primo e immediato
'capro espiatorio', rappresenteranno certamente uno degli
'appigli' che consentiranno alla
famiglia Benetton di difendersi agevolmente dalle accuse che verranno mosse contro di loro. Il
Governo deve innanzitutto rispondere a un
principio di cautela e di
fermezza che, purtroppo, riteniamo non sia stato ancora ben valutato, in questi primi mesi di guida del Paese, per motivazioni puramente
mediatiche o di mero
atteggiamento giustizialista. E ciò rischia di concedere
armi insperate a chi è nelle condizioni di dover rispondere a una gestione imprenditoriale più vicina al
'quasi monopolio' piuttosto che a un principio di effettiva
efficienza operativa e
correttezza manageriale. In ogni caso, noi siamo dei
semplici osservatori. E il nostro principale dovere non è certamente quello di anticipare gli elementi di quello che si prevede essere un lungo e combattuto
procedimento legale, quanto quello di trarre un
giudizio complessivo ed
equilibrato da fornire alla riflessione dei cittadini. E il nostro giudizio rimane
pesantemente negativo, sia nei confronti di
'Autostrade per l'Italia', sia nei riguardi degli
organi pubblici preposti al controllo delle società di gestione della rete autostradale italiana. Sotto le macerie di
ponte Morandi vi è finita l'intera classe politica della
seconda Repubblica, la quale ha gestito la lunga fase delle privatizzazioni degli
anni '90 del secolo scorso e dei decenni successivi secondo
modalità di delega superficiali e irresponsabili, in particolar modo nel merito di quegli aspetti concernenti la
sicurezza stradale dei cittadini. Inutile attardarsi ulteriormente in accuse o in tentativi di
criminalizzazione di questo o quel Partito specifico: è un intero
ceto politico quello che dev'essere posto
sotto accusa, attraverso una dettagliata ricostruzione storica, per filo e per segno, di una gestione della rete autostradale acquisita grazie a
un'esposizione debitoria praticamente totale, ripianata con il danaro degli
utenti e della
collettività. Al Governo attualmente in carica consigliamo, insomma, quella
'calma virtuosa' che deve caratterizzare il comportamento di chi si sente
forte veramente, di chi non ha
nulla da dimostrare, di chi ritiene di non dover
guardare in faccia nessuno. Senza passare
dalla parte del torto.