Vittorio LussanaRiteniamo la revoca unilaterale della concessione alla società 'Autostrade per l'Italia', avviata dal Governo in seguito al disastroso crollo di ponte Morandi a Genova, un atto tardivo e inopportuno. La procura di Genova, che già in questi giorni sta cominciando a indagare sul disastro, non considererà la società concessionaria come la sola e unica responsabile per il tragico evento, bensì verrà chiamata in causa assieme a chi quella concessione l'ha conferita e, nel corso dei decenni, più volte confermata. Ovvero, quegli organi esecutivi che avrebbero dovuto anch'essi vigilare sulla manutenzione della nostra rete autostradale. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti non potrà, dunque, costituirsi parte civile nel futuro processo, bensì sarà anch'esso chiamato in causa come corresponsabile del disastro, in quanto organo istituzionale dotato di strumenti ispettivi di vigilanza e di controllo. Non si tratta di una nostra convinzione preconcetta, dettata da considerazioni ideologiche di difesa neo-liberista di un potente gruppo manageriale. Al contrario, pensiamo che ci siano voluti 43 morti e un tracollo di eclatante eccezionalità per condurre molti, soprattutto a destra, a rivalutare la figura dello Stato imprenditore, dopo decenni di allineamento vile e silenzioso nei confronti del più selvaggio e sregolato dei liberismi che si potessero teorizzare. Questa nostra posizione potrà forse sorprendere qualcuno. Tuttavia, dopo un evento del genere, anche noi laici sentiamo il dovere di schierarci dalla parte della collettività e dei familiari delle vittime del tragico evento genovese. Ma non non nei modi e nei termini scelti dall'attuale Governo, il quale si è già sbilanciato, attraverso il vicepresidente del Consiglio e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, in affermazioni avventate, che rischiano di indebolire la posizione dell'esecutivo attualmente in carica. Quando si intendono affrontare determinate 'battaglie campali', cedere alla tentazione di rilasciare dichiarazioni inesatte o non verificate corrisponde a un errore tanto ingenuo, quanto irresponsabile. Gli applausi delle piazze e gli atteggiamenti propagandistici, finalizzati a dare in pasto all'opinione pubblica un primo e immediato 'capro espiatorio', rappresenteranno certamente uno degli 'appigli' che consentiranno alla famiglia Benetton di difendersi agevolmente dalle accuse che verranno mosse contro di loro. Il Governo deve innanzitutto rispondere a un principio di cautela e di fermezza che, purtroppo, riteniamo non sia stato ancora ben valutato, in questi primi mesi di guida del Paese, per motivazioni puramente mediatiche o di mero atteggiamento giustizialista. E ciò rischia di concedere armi insperate a chi è nelle condizioni di dover rispondere a una gestione imprenditoriale più vicina al 'quasi monopolio' piuttosto che a un principio di effettiva efficienza operativa e correttezza manageriale. In ogni caso, noi siamo dei semplici osservatori. E il nostro principale dovere non è certamente quello di anticipare gli elementi di quello che si prevede essere un lungo e combattuto procedimento legale, quanto quello di trarre un giudizio complessivo ed equilibrato da fornire alla riflessione dei cittadini. E il nostro giudizio rimane pesantemente negativo, sia nei confronti di 'Autostrade per l'Italia', sia nei riguardi degli organi pubblici preposti al controllo delle società di gestione della rete autostradale italiana. Sotto le macerie di ponte Morandi vi è finita l'intera classe politica della seconda Repubblica, la quale ha gestito la lunga fase delle privatizzazioni degli anni '90 del secolo scorso e dei decenni successivi secondo modalità di delega superficiali e irresponsabili, in particolar modo nel merito di quegli aspetti concernenti la sicurezza stradale dei cittadini. Inutile attardarsi ulteriormente in accuse o in tentativi di criminalizzazione di questo o quel Partito specifico: è un intero ceto politico quello che dev'essere posto sotto accusa, attraverso una dettagliata ricostruzione storica, per filo e per segno, di una gestione della rete autostradale acquisita grazie a un'esposizione debitoria praticamente totale, ripianata con il danaro degli utenti e della collettività. Al Governo attualmente in carica consigliamo, insomma, quella 'calma virtuosa' che deve caratterizzare il comportamento di chi si sente forte veramente, di chi non ha nulla da dimostrare, di chi ritiene di non dover guardare in faccia nessuno. Senza passare dalla parte del torto.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Roberto - Roma - Mail - martedi 21 agosto 2018 14.41
Sono ragazzi, Lussana: impareranno a loro spese. E' anche inevitabile lasciarsi andare di fronte a un disastro del genere, poi lo sappiamo tutti che in italia non funziona niente. Se nessuno paga mia niente, come si fa a far diventare i nostri figli dei cittadini responsabili? Dove sta questo famoso senso civico che si cerca di insegnare a scuola, o che per lo meno ci insegnavano ai tempi miei e suoi? E' cosi lontano il 1978? Io ci ritornerei anche subito.
Alba - Fabrica di Roma (VT) - Mail - martedi 21 agosto 2018 0.13
Una botta al cerchio e una alla botte, no grazie.
Vania - Terzo (Ud) - Mail - lunedi 20 agosto 2018 11.42
Ottima analisi. Grazie!!!


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