Giuseppe LorinLa chiesa di San Giorgio al Velabro è del VII secolo. Il campanile romanico e il portico sono del XII secolo, ma costruiti in periodi differenti. Essa è intitolata al protettore delle truppe bizantine, quando dell'impero romano era rimasto in piedi solo quello d'Oriente. La chiesa originale è del V secolo ed era una 'diaconia', cioè un'istituzione religiosa avente come scopo la distribuzione del pane ai poveri. Era retta da monaci greci, che svolgevano attività caritativa, con il compito di amministrare e distribuire le provvigioni ai poveri. Nel 1295, il grande Giotto vi dipinse gli affreschi, mentre l'abside è opera del suo allievo, il pittore romano Pietro Cavallini. Nel 1337, il tribuno del popolo, Cola di Rienzo, appese fuori dalla chiesa un cartello: "In breve tempo, li Romani torneranno al loro antico bono Stato". E qui, nell'aprile dello stesso anno, il Senato romano, uscendo dal Campidoglio in processione, portò a far benedire il gonfalone di Cola di Rienzo. Lo stendardo, datato alla fine del '200, è il più antico esemplare di bandiera in seta e cuoio noto in Italia. Fu probabilmente commissionato da Jacopo Caetani Stefaneschi (Roma 1270 circa - Avignone 1343), il cardinale titolare della basilica romana di San Giorgio al Velabro dal 1295 al 1301, dove fu originariamente conservato. Identificato come 'Bandiera del popolo romano', lo stendardo, originariamente visibile su entrambe le facce, veniva appeso a un'asta orizzontale ed esposto nelle processioni civili e religiose che scandivano i momenti salienti della vita della città. Trasferito ai primi del '900 dal Velabro al Vaticano, esso fu poi donato al Comune di Roma nel 1966 da Papa Paolo VI, in occasione della sua visita ufficiale in Campidoglio ed esposto in Palazzo Senatorio nella 'Sala delle Bandiere'. Una chiesa che doveva essere assai più ricca di marmi di oggi, se un cardinale titolare, Jacopo Caetani Stefaneschi, si permise di offrire a un papa, Bonifacio VIII Caetani, per le sue necessità edilizie - e di famiglia - "marmi policromi provenienti dalla chiesa di San Giorgio al Velabro". Nel 1600, venne ridefinita anche San Giorgio alla Fonte, forse a causa della sorgente che derivava da una vena del distrutto acquedotto di Appio Claudio, che non ebbe più manutenzione. Fu in quest'area della riva sinistra del Tevere che si sviluppò la prima comunità greca e il toponimo via della Greca lo ricorda. Poco dopo, il nome di Velabrum si modificò in un pleonastico 'Velum Aureum' e tale rimase per tutto il medioevo, indicando un liquamatoio fulvo, maleodorante, criticamente definito 'aureum', in scolo verso il fiume. Non dobbiamo dimenticare il folle attentato intimidatorio che subì questa chiesa 25 anni fa, nella notte del 27 luglio 1993, quando un'esplosione provocata da un'auto bomba parcheggiata nei pressi della facciata, carica di circa 100 chilogrammi di esplosivo, causò il crollo quasi totale del nartece, il portico antistante la chiesa, oltre ad altri dissesti statici alle strutture murarie della chiesa e all'annesso convento dei Padri Crocigeri. L'attentato venne rivendicato da 'Cosa nostra' come intimidazione nei confronti dei massimi esponenti istituzionali dell'epoca: il presidente delle Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro e il presidente della Camera, Giorgio Napolitano. Quel 27 luglio 1993, un illustre abitante della zona, l'attore Giancarlo Sbragia, sobbalzò nel proprio appartamento insieme alla moglie, Alessandra Panaro, sposata in seconde nozze dopo Esmeralda Ruspoli, con la quale era in casa. Le due persone, al momento dell'esplosione, erano in casa con le finestre aperte. E questo li salvò, poiché la potente onda d'urto attraversò interamente il loro appartamento, con danni alle cose, ma non agli occupanti. Il Commissario straordinario nelle veci di sindaco, Alessandro Voci (21 aprile 1993 - 8 novembre 1993) dopo l'efferato attentato non ritenne di diover rilasciare alcuna dichiarazione. Francesco Rutelli, eletto sindaco di Roma il 5 dicembre 1993, invece dichiarò: "Hanno colpito i due cuori di Roma: da una parte San Giovanni e il Vicariato; dall'altra, la chiesa di San Giorgio al Velabro, a due passi dal Foro e sotto il Campidoglio". Francesco Rutelli restò in carica come primo cittadino della capitale fino all'8 gennaio 2001: rassegnò le dimissioni poiché candidato alla presidenza del Consiglio dei ministri.


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