Marcello Foa, giornalista e scrittore, attualmente amministratore delegato della
società editrice del Corriere del Ticino, lo scorso
27 luglio è stato proposto dal
Governo Conte come nuovo
presidente della Rai, insieme a
Fabrizio Salini a cui e' stato proposto l'incarico di
amministratore delegato. 55 anni,
Foa ha diverse esperienze dirigenziali nel settore televisivo. Nato a
Milano, laureato in Scienze politiche all'Università degli studi di Milano,
Foa ha iniziato la sua carriera in
Svizzera, lavorando negli anni '80 alla
'Gazzetta Ticinese' e al
'Giornale del Popolo', due quotidiani di
Lugano. Nel
1989, dopo aver vinto il premio per la
miglior prova scritta all'esame presso
l'Ordine nazionale dei giornalisti, è stato assunto a
'Il Giornale', a quei tempi diretto da
Indro Montanelli, dove è stato impiegato alla redazione
Esteri. Nel corso degli anni ha seguito, tra le altre cose, il processo di unificazione delle due
Germanie, l'entrata
dell'Italia nell'euro e ha tenuto corsi di giornalismo internazionale presso
l'Università cattolica del Sacro Cuore di
Milano. Foa è rimasto a
'Il Giornale' fino al
2011, quando è stato nominato direttore generale del gruppo svizzero
'Timedia Holding' e del quotidiano
'Il corriere del Ticino': il più importante e più antico organo d'informazione della
Svizzera italiana. L'anno successivo ne è diventato amministratore delegato.
Fabrizio Salini, dallo scorso gennaio è direttore generale di
'Stand by me', società di produzione televisiva fondata nel
2010 da
Simona Ercolani ed ex consulente del
Governo Renzi, per il quale ha curato una edizione della
Leopolda. Fino al giugno
2017, Salini aveva diretto
'La7'. Dal
2014 al
2016 è stato amministratore delegato di
'Fox International Channels Italy'. Per lo stesso gruppo, dal
2003 al
2011, ha ricoperto il ruolo di
Vice President Entertainment Channels. Prima ancora ha lavorato come
Vice President Content per
Discovery Communication Italia e come direttore dei canali di
cinema e
intrattenimento di
'Sky Italia'. Pur essendo laureato in Scienze Politiche, è cresciuto
lontano dai Partiti, preferendo sempre il mondo dei media e della comunicazione. Dal
2003 al
2011, ha ricoperto il ruolo di
Vice President-Head of Entertainment Channels per
'Fox International Channels Italy', prima di arrivare a
'Sky Italia', dove ha diretto
'Sky Uno' e l'offerta di
'Sky Cinema'. Nel
2012 è entrato nel
cda di
'Switchover Media', per il quale ha curato il lancio dei due apprezzati canali in chiaro, visibili sul digitale terrestre:
'Giallo' e
'Focus'. Tornato in
'Fox Italia' come amministratore delegato, dal
2015 all'estate scorsa ha diretto
'La7'. Si tratta, insomma, di due
indicazioni meritate e
di rilievo, da parte del
ministero del Tesoro, per una guida distante dalle solite
lottizzazioni del nostre enta televisivo di Stato. Il quale si ritrova, ormai da quasi un mese, in una situazione di
'impasse' per la netta contrarietà di
Forza Italia in
Commissione di viglianza della Rai. In effetti, interpretando alla lettera la riforma della Rai, risalente ai tempi dei
Governi di solidarietà nazionale, il Consiglio di amministrazione della nostra televisione di Stato dipende dal
parlamento e non
dall'esecutivo. Tuttavia, riteniamo ancora possibile l'insediamento ufficiale di
Marcello Foa alla guida di
viale Mazzini. Certamente, il fatto che
Matteo Salvini non abbia coinvolto gli altri alleati del centrodestra nella proposta di nomina, ha sorpreso tutti. E non soltanto nel
metodo. Il nostro attuale
ministro degli Interni, infatti, è ormai impegnato in un complesso
'giuoco su due tavoli' che, probabilmente, rischia spesso di confonderlo: è un
ottimo leader di Partito, ma un membro di governo ancora in fase di
'rodaggio'. A nostro parere, la vicenda ha svelato soprattutto tali aspetta: non a caso, gli approfondimenti su
Tav e
Tap appaiono maggiormente
specifici rispetto ad altre prese di posizione, spesso tese a fare un
unico 'calderone' di temi e problemi, senza le necessarie
distinzioni e
discernimenti. Sotto il profilo sostanziale, riteniamo che
Salvini e la
Lega abbiano vissuto
giornate di confusione: se il problema risiede attorno a una questione
metodologica e
formale, ci sembra plausibile suggerire un chiarimento altrettanto
metodologico e
formale all'interno della coalizione di
centrodestra. Per quanto concerne, invece, il nostro giudizio professionale sul nome di
Marcello Foa, ci sentiamo ovviamente distanti da molte delle idee di questo
eccellente giornalista, al quale tuttavia riconosciamo
correttezza personale e capacità di giungere prima di altri, con i suoi scritti,
'dietro' a numerose e intricate
questioni internaizonali. In fondo, l'antico
manuale Cencelli era solito regolare i
'pacchetti di assunzione' in
Rai tramite il
'motto': "Un democristiano, un comunista, un socialista e uno 'bravo'...". Se per una volta quello
'bravo' diventasse
presidente, ci sarebbe ben poco da obiettare anche da parte nostra. In caso contrario, si cerchi di trovare una soluzione diversa in
tempi rapidi, poiché non crediamo che un
chiarimento formale debba trasformarsi in una
'questione d'onore'.