Liliana ManettiNei giorni scorsi, è circolata una nota del Municipio VI di Roma con la quale è stata annunciata la chiusura del centro antiviolenza 'Marie Anne Erize' di Tor Bella Monaca, in Roma, presieduto da Stefania Catallo. Si tratta di un 'diatriba' che rende bene il momento di assurda incomprensione che sta vivendo la politica italiana, soprattutto dopo l'avvento sulla scena del Movimento 5 stelle. Nella nota, la decisione è motivata in base alla "non esistenza" delle attività del centro, che avverrebbero "solo su appuntamento e in rari momenti della settimana". A prescindere dall'evidente superficialità di simili giudizi, il centro antiviolenza di Tor Bella Monaca, in realtà, nel 2016 ha vinto un bando indetto da una nota multinazionale francese per un finanziamento consegnato ufficialmente presso l'ambasciata di Francia a Roma. Ovviamente, le decisioni prese in questi giorni hanno sconcertato sia Parigi, sia Buenos Aires, poiché il centro è intitolato alla memoria della modella franco-argentina, Marie Anne Erize. E la maggior parte dei volumi della biblioteca creata all'interno dei locali di via Amico Aspertini provengono, in larga parte, da una donazione dell'ambasciata d'Argentina. Il sostegno della Francia ha inoltre condotto il centro, come da progetto, a far nascere una sartoria solidale, a cui hanno fatto seguito una serie di sfilate periodicamente testimoniate e raccontate da vari servizi del Tg regionale del Lazio. Inoltre, le iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne si sono susseguite costantemente, con convegni e dibattiti realizzati in tutta la capitale e, persino, presso la Camera dei deputati. La controversa vicenda, in realtà, nasce da un affidamento diretto del VI Municipio di Roma, che rispondeva a un'emergenza precedente, in cui le ragazze del centro erano rimaste improvvisamente senza una sede. Proprio per risolvere quell'emergenza, si mobilitò l'intero mondo politico, a cominciare dalle più alte cariche dello Stato. I locali di via Amico Aspertini, insomma, vennero individuati per motivi di urgenza immediata, finalizzati a garantire le attività del centro, in attesa di una sua definitiva regolarizzazione. Un centro che, di certo, non può essere organizzato in base a orari precisi come, per esempio, quelli di una Asl territoriale qualsiasi, bensì funge da luogo d'incontro e di protezione per emergenze anche serali o notturne, oppure su richiesta di donne che sentono il bisogno di consultarsi e chiedere aiuto. La soluzione che, dunque, si è sempre auspicata, anche da parte della presidente del 'Marie Anne Erize', Stefania Catallo, è quella di una regolarizzazione definitiva. Ma anziché aiutare chi ha cercato di aggiungere il proprio contributo a quello di altri su un'area della capitale paragonabile, per estensione e popolazione, a una città di medie dimensioni come Padova, il Movimento 5 Stelle locale sin da subito ha ingaggiato una sorta di 'disfida di quartiere' nei confronti del centro, attraverso l'approvazione di mozioni politiche probabilmente basate attorno a informazioni parziali, o assai poco verificate. Ecco perché abbiamo deciso di incontrare la presidente del centro antiviolenza 'Marie Anne Erize', di Tor Bella Monaca, Stefania Catallo.

Stefania Catallo, questo atto di sfratto, con conseguente chiusura del centro antiviolenza 'Marie Anne Erize' di Tor Bella Monaca, lo si può definire una violenza? E perché?
"Consideriamo questo atto come un vero e proprio 'sfregio' al territorio di Tor Bella Monaca e una violenza istituzionale contro il nostro lavoro. Per di più, invece di confrontarsi, anche attraverso la stampa, così come abbiamo fatto noi, gli esponenti del M5S hanno fatto circolare notizie assolutamente false e denigratorie sul centro, che il prossimo 25 luglio, giorno in cui siamo convocate in Municipio, contesteremo con dati e testimoni".

La sindaca Raggi ha forse delle difficoltà a esporsi quando le beneficiarie, come in questo caso, sono le donne, come già accaduto con la chiusura della 'Casa internazionale delle donne'?

"La sindaca dovrebbe passare un solo giorno nei centri quali la 'Casa delle donne' o il 'Marie Anne Erize', per rendersi effettivamente conto di come stanno le cose. Le porterebbe beneficio come sindaco e le aprirebbe gli occhi come donna".

Può ricostuire le vicende del centro? Da quanto tempo era attivo?
"Il centro ha una lunga storia: siamo attivi su Tor Bella Monaca dal 2011 e abbiamo ottenuto i locali oggetto della disputa nel 2015. L'assegnazione venne fatta in via diretta e per meriti, dopo una mobilitazione internazionale e la consegna di oltre 54 mila firme, nonché una serie di colloqui con il ministero degli Interni, il prefetto di Roma, la politica tutta e ben 3 lettere indirizzate all'allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano".

Perché il Municipio VI definisce il centro come una realtà "non esistente", quando sono evidenti le attività al suo interno, come una biblioteca con oltre 10 mila volumi e una sartoria solidale che ha organizzato corsi formativi presso la 'Consulta delle donne' di Civitavecchia, lezioni presso l'Università di Tor Vergata e sfilate di abiti testimoniati anche da servizi giornalistici e televisivi?
"Probabilmente, è loro sfuggito qualche passaggio fondamentale".

Sappiamo che lei si è adoperata per organizzare delle manifestazioni: pensa di riuscire a revocare questo sfratto?
"Confidiamo che, in sinergia con la 'Casa', con le donne di 'Lucha y Siesta' e tante altre organizzazioni a difesa delle donne, potremo fare molto".


Pensa che questo sfratto da parte del Municipio sia legato a mere questioni politiche?
"Quando non esistono le basi oggettive sulle quali imperniare le accuse che ci vengono mosse, la motivazione politica ci sembra l'unica o, comunque, appare evidente".

Lei ritiene il Movimento 5 stelle romano particolarmente incompetente, oppure si tratta di una forza politica come un'altra?
"Il M5S avrebbe sicuramente bisogno di essere formato politicamente, più che partiticamente: la Storia insegna...".


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