I singoli Stati membri
dell'Unione europea indicano costantemente
Bruxelles come la principale colpevole dei loro problemi interni, appropriandosi altresì di ogni merito nei frangenti di successo in casa propria. Ciò accade per una
mancanza di titolarità nelle decisioni comuni e per l'abitudine a biasimare gli altri, al fine di occultare i problemi reali dei cittadini. Sono trascorsi più di
60 anni da quando i padri fondatori
dell'Europa decisero di riunire l'intero
'vecchio continente' con la forza della
pace e del
diritto. Ma proprio per questo motivo, adesso si avvicina l'esigenza di passare alla costruzione di
un'Unione effettivamente politica, maggiormente autonoma dagli
Stati Uniti, soprattutto in questa fase di particolare inaffidabilità delle sue istituzioni politiche di vertice. I cittadini europei dovrebbero andar fieri per quanto è stato realizzato sino a oggi. Invece, il
disagio è divenuto crescente e la nostalgia del passato, incredibilmente, ha condotto una nazione importante come la
Gran Bretagna a un vero e proprio
'gesto inconsulto'. E' giunto, perciò, il momento di definire una visione di
'Europa del futuro', allineando le aspettative alla realtà, per fare in modo che i singoli Stati membri la smettano di lamentarsi per quello che
l'Ue, obiettivamente, non può e non ha mai potuto fare. Bisogna abituarsi a pensare noi stessi in quanto
cittadini europei, per fare tutti molto di più a favore di un'entità sovranazionale in cui possano incontrarsi le
4 tradizioni culturali che compongono il complesso mosaico delle distinte popolazioni europee: quelle
latine, quelle
anglosassoni, quelle
slave e quelle
tedesche. E' vero: molte speranze sono andate deluse, a causa di un
centralismo che ha portato
l'Ue ad assomigliare troppo alla
'vecchia' Unione sovietica, soprattutto in merito a decisioni che appaiono giungere da lontano, senza ascoltare i cittadini. Per riconquistare consenso,
l'Europa dove cominciare a comprendere come assicurare una prospettiva condivisa con tutti i suoi
27 Stati-membri, abbandonando sterili polemiche tra centro e periferie. Per far questo, occorre riprendere in mano la questione di una
Costituzione che preveda anche le
radici cristiane in quanto tradizione, culturale e identitaria, radicata da millenni nella nostra società, senza esclusioni dettate da forme più o meno
'mascherate' di
laicismo ideologico. Le
religioni, nella loro
essenza di filosofie morali, hanno sempre dettato una serie di norme e princìpi che è sempre corretto contemplare, valutare e persino
consultare, al fine di evitare quelle forme
razionalismo assoluto che commettono l'errore di non considerare i
sentimenti più antichi e
profondi dei
popoli. Non possiamo uniformarci all'interno di una
concezione monolitica e omologativa di laicità, inclusiva e tollerante spesso solamente a parole.
Un'Europa chiusa in se stessa rappresenterebbe un
errore, una
contraddizione in termini: un'idea
tardo-imperialista priva di ogni forza storica e morale. Al contrario, una
laicità intrisa di valori cristiani potrebbe ricondurci verso un arricchimento sostanziale, radicando finalmente una nuova
cultura solidaristica tra tutti i diversi popoli che compongono il difficile mosaico europeo. Il freddo tavolo dell'analisi scientifica è senza dubbio il valore di principio che
l'Unione europea è riuscita a imporre a tutto il continente: una
'luce' che ha saputo superare gli antichi conflitti nazionali e locali. Ma
un'eccessiva freddezza rischia di
trascendere nell'indifferenza, declinando verso l'ipocrisia delle
'mezze verità' materiali.
L'Unione europea ha invece bisogno di un
nuovo 'spirito', di un nuovo
umanesimo capace d'inverarsi nel cuore dei cittadini, nella consapevolezza di essere tornati a una condizione di civiltà e di centralità storico-politica innanzi allo sguardo di tutto il resto del mondo.
The spiritual value of Europe
(by Vittorio Lussana)The European Union member states blame Brussels for their internal problems, while appropriating the merits for the successes achieved in their own homes. The need to define a vision of the future for Europe arises. All EU peoples should recognize themselves as European citizens, creating a supranational entity where the four Latin, Anglo-Saxon, Slavic and German cultural traditions in Europe could meet. This vision should take into account also the Christian roots, allow us to consider the oldest and deepest people's feelings. Only a secularism imbued with Christian values can bring a new culture of solidarity among the EU peoples.
Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
(articolo tratto dal periodico di politica internazionale 'KmetroU', edito da Nizar Ramadan)