Ennio TrinelliVengo a sapere da un post su twitter di Enrico Letta che lui, il giorno 7 luglio 2018, ha indossato una maglietta rossa, per sentirsi più vicino alle madri africane. Che uomo! Il messaggio è quello delle madri africane che fanno indossare una maglietta rossa ai loro figli prima che vengano imbarcati sulle 'carrette del mare', così che possano essere più visibili nel caso debbano essere tratti in salvo se la traversata dovesse finire in tragedia. E non usano twitter. L'iniziativa di Enrico Letta è lodevole (ne ha avute anche di più lodevoli, come quella di allontanarsi dalla politica, ma non vogliamo fare polemiche...). Vogliamo, tuttavia, sottolineare come non ne possiamo proprio più di questo 'buonismo viscido', in cui ci si sente i 'salvatori della Patria' perché s'indossa una maglietta di un certo colore e si invitano gli altri a fare lo stesso. Come se attraverso una maglietta si salvasse il mondo; come se, con un gesto simbolico, che non ha seguito con nessun'altra azione coerente, si potesse incidere nell'indifferenza egoistica di molti italiani. Non ne possiamo più di gente che si fa bella sui 'social' fingendosi brava, buona e altruista per sentirsi brava, buona e altruista tramite dei 'post' la cui stesura dura 30 secondi, con i quali ci si monda la coscienza dalle brutture del pianeta, sentendosi a posto con Dio e con gli uomini. In un noto fumetto degli anni della contestazione, il personaggio di Mafalda domandava: "Com'è la tua coscienza, Miguelito"? E Miguelito rispondeva: "Afona"! Stiamo lavorando da dodici mesi a un progetto che riguarda le storie dei migranti che nessuno racconta: quelle che abbiamo chiamato #urladalsilenzio. Ci siamo vestiti con la maglietta dell'umiltà e della pazienza, perché alle nostre richieste di collaborazione le sale teatrali risultano inspiegabilmente già prenotate. E quando non lo sono, il prezzo dell'affitto aumenta dell'80%; le coproduzioni scompaiono come per incanto; i direttori dei teatri sono travolti dagli impegni dopo il primo incontro; le associazioni di volontariato che adesso vestono la 'maglietta rossa', vedono la concorrenza dove non c'è, rifiutando ogni collaborazione; i comuni negano i patrocini perché, in tempi di 'fanatismo pentaleghista', non si sa mai cosa succederà alle amministrative del 2019 e dei migranti è meglio non parlarne. Potremmo andare avanti all'infinito, elencando comportamenti che di solidaristico non hanno un bel nulla. Ma preferiamo salutare garbatamente Enrico Letta e tutti coloro che seguiranno il suo esempio, quello della 'maglietta rossa', ricordando loro, altrettanto garbatamente, che una maglietta rossa non fa un essere umano, proprio come la pelle scura non fa un delinquente. Sono le azioni che si compiono, quando siamo in grado di non confonderle con dei meri simbolismi, a creare il futuro. Di 'mondi in rosso' ne abbiamo già visti abbastanza. Facciamolo a colori 'sto mondo. Magari senza slogan. Lei è d'accordo, compagno Letta?


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