La deriva che le forze
'sovraniste' stanno cercando di imporre in
Europa rischia di farci scivolare all'indietro di almeno
70 anni. Si tratta della teorizzazione di una
'bolgia', dalla quale i popoli avranno tutto da perdere e ben poco da guadagnare. Ma chi rischia di pagare il prezzo più alto di una simile, ostinata,
demagogia tribunizia sarà proprio il
Movimento 5 stelle, che già ora sta dando di sé un'immagine assolutamente negativa, paralizzato dall'idea di poter perdere, nel breve volgere di un mattino, il proprio ruolo di governo. E se anche riuscissero a mantenerlo, i
'pentastellati' rischiano di fare la figura dei
'manutengoli' di una
destra strampalata, che sta illudendo i propri elettori di poter cambiare
quell'Europa che, di certo, non si farà mettere i
'piedi in testa' da gente che scarica arbitrariamente i problemi sulle spalle di alcune categorie deboli o marginali della società, discriminando, escludendo, colpevolizzando. Si dice che si tratterebbe dei soliti metodi da
campagna elettorale: può anche darsi. In ogni caso, è sempre buona cosa ricordare come il
confine che divide la
demagogia dall'assolutismo sia sempre alquanto
labile. E che alle
'sparate', potrebbero seguire fatti più concreti. In secondo luogo, l'ipotesi di una
Lega "di lotta e di governo" ci convince poco: la
'spirale' colpevolista è già cominciata con le
Ong. E potrebbe proseguire con altre
minoranze già identificate e selezionate. Siamo di fronte a una destra
forte con i deboli e
debole con i forti, dopo più di
20 anni passati in alleanza con chi accusava l'intero campo progressista di coltivare la
"cultura del sospetto". Adesso che è la
destra a processare sommariamente alcune categorie di persone sin nelle intenzioni, nessuno dice niente. Nemmeno nel
Movimento 5 stelle, il quale, giorno dopo giorno, sta dimostrando tutta la propria
ambiguità politica e debolezza culturale.
Di provincialismo si può morire: sarebbe il caso di tenerlo a mente, cari
Conte e
Di Maio.