Il secondo turno di
ballottaggio delle elezioni comunali, celebratosi ieri in numerose realtà amministrative del Paese, ha confermato
l'evidente arretramento del
Partito democratico. La sconfitta del
4 marzo alle consultazioni politiche nazionali e quella precedente nel referendum istituzionale del
4 dicembre 2016 - congiunte ad altri periodici passaggi elettorali totalmente negativi - testimoniano un centrosinistra ormai costretto a una penosa, quanto drammatica,
ritirata. Le disfatte subite a
Pisa, Massa, Terni, Ivrea e
Siena segnalano l'evidente
scollamento tra l'attuale classe politica di
largo del Nazareno con il proprio elettorato più tradizionale. Nel centrodestra, resiste in qualche modo
Forza Italia, che conquista alcuni sindaci, come per esempio quello di
Imperia, teatro dell'ennesima
'resurrezione' di
Claudio Scajola. Ma si tratta di una resistenza dovuta più ad alcune oculate scelte territoriali o di coalizione, piuttosto che una vera e propria ripresa di consensi. In pratica,
l'Italia del 2018 sta confermando la propria fiducia al
'nuovo corso' imperniato sull'accordo tra
Lega e
Movimento 5 stelle. Un
'asse' che sta letteralmente
spostando 'in avanti' l'intero baricentro del nostro sistema politico. Ma il vero vincitore dell'intera
'partita' è indubbiamente
Matteo Salvini: inutile negarlo. La verità è che tra il Paese e la sua classe politica tradizionale si è consumata una
rottura che possiamo considerare definitiva. Siamo di fronte al tramonto della
seconda Repubblica e dei suoi precari equilibri. E
Matteo Salvini, oltre ad aver salvato la propria forza politica dalla profondissima
crisi del 2013, che sembrava averla ridotta a percentuali imbarazzanti, ha incontrato l'incredibile fortuna di un
Pd scientemente impegnato a compiere tutti gli errori che si potevano commettere. Quello di
Salvini è un vero e proprio
capolavoro politico, ottenuto con metodi che riteniamo
discutibili, ma obiettivamente
fruttuosi. Si dovrebbe, ora, cercare di comprendere perché non si sia riusciti a intuire per tempo una simile
deriva culturale, ormai pienamente in atto nel Paese. E perché, in particolar modo nel
Pd, ci si sia intestarditi negli stessi, identici, errori. Esistono, infine, alcuni evidenti
'passaggi a vuoto' che provengono dsl nostro mondo dell'informazione: dispiace doverlo ammettere, ma le cose stanno così. Molte
'sintesi inesatte' sono state fatte
'passare' senza nemmeno accorgersi, in molti casi, che si trattava soltanto di
mezze verità, o addirittura di vere e proprie
'cialtronerìe', le quali hanno finito col limitare fortemente ogni valutazione politica basata su una
cultura del dubbio, lasciando campo libero a un linguaggio
assolutista, interamente imperniato attorno a una serie di
sistematiche certezze che presto il tempo s'incaricherà di dimostrarne l'astrattezza. A lungo abbiamo diffidato della
seconda Repubblica e delle sue evidenti anomalie e contraddizioni. E per l'ennesima volta, gli
italiani, ormai esasperati, si sono visti costretti a dover fare da soli,
'scavalcando' una nomenclatura e un ceto politico che, per più di
20 anni, si era considerato praticamente
inamovibile, se non addirittura
immortale. Anche in merito a questo punto abbiamo cercato di avvertire come la politica non riuscisse più a rappresentare se stessa in quanto
'cittadella avanzata' della società e come fosse regolarmente costretta a inseguirla nei suoi umori e nelle sue multiformi tendenze di fondo. Per l'ennesima volta, non siamo stati ascoltati. La cronica sottorappresentanza di una
borghesia laica, quasi totalmente fagocitata da
Forza Italia sul versante
moderato e militarmente occupata da uno
sterile catto-comunismo 'liberal' su quello
socialdemocratico, ha finito col favorire quelle
'contrapposizioni diametralmente opposte' che hanno emarginato ogni tentativo di rigenerare un campo di
forze 'mediane', in grado di favorire
scelte più avvedute, consapevoli e
concrete. Per quasi
25 anni, in molti si sono fortemente impegnati a limitare il nostro
pluralismo democratico più prezioso, se non necessario. E ciò a cui stiamo assistendo oggi è la semplice e più naturale conseguenza di tale gravissimo errore. Tanto
miope, quanto
madornale.