Strano destino quello
dell'Italia. Un Paese che, dopo un cinquantennio quasi noioso di
democrazia 'bloccata', ha visto l'avvento di una
seconda Repubblica piuttosto inquieta, sfociata a sua volta in una
terza che cerca di proporre un nuovo
schema bipolare all'interno dello stesso esecutivo che essa esprime. C'è da dire che, per quanto riguarda i contenuti, questo nuovo
governo 'giallo-verde' stimola un certo interesse
'sperimentale', quasi da laboratorio. L'accordo di governo posto al centro dell'azione politica di
Lega e
M5S sembra, infatti, vagamente radicato nelle atmosfere di una
'avantgarde' dalla natura
sintetica, con in più la fascinazione di queste nuove tecnologie di comunicazione, come per esempio gli
'audio-video' su Facebook, che danno a chi ci guarda da fuori (anche
'molto' da fuori, come i Paesi sud americani o quelli dell'Europa orientale) l'idea di un'invasione di
nuovi prototipi politici 'sub-umani'. Siamo molto lontani, per fortuna, dal
'meccanicismo' industriale profetizzato da
Fritz Lang in
'Metropolis', ma assai vicini alla fascinazione ipnotica e manipolativa de
'Il dottor Mabuse' di
Norbert Jacques, portata sul grande schermo sempre da
Fritz Lang nel
1922. Una sorta di
'delirio espressionista', che ha saputo mettere insieme due tipologie di elettorati assai diversi tra loro: quello dei
ceti produttivi del nord e quello della
disperazione sociale del
Mezzogiorno. Allo stesso tempo, lo schema
'M5S-Lega' si differenzia molto da quello composto a suo tempo
dall'Ulivo e dalla
Casa delle Libertà della
seconda Repubblica: il propagandismo di
Silvio Berlusconi, per esempio, presentava un'impostazione sinfonica e un impatto epico che si allontanavano dalle scarne e liofilizzate
'Tribune politiche' degli
anni '70 del secolo scorso. In tal senso,
Berlusconi è stato indubbiamente un grandissimo
innovatore della comunicazione politica, poiché ha saputo dimostrare una
versatilità a tutti sconosciuta prima di lui. Da un lato, il leader di
Forza Italia ha avuto un orientamento marcatamente
neo-classico, con il suo
'libertinismo estetico': una sorta di
sublimazione del messaggio che, tuttavia, risentiva pienamente del mondo politico che lo aveva preceduto. La
'Metropolis berlusconiana' era a dir poco
desolante sotto il profilo della realtà concreta, ma si trattava di una desolazione che, per lo meno, sapeva descrivere un
processo già compiuto, all'interno del quale nulla poteva accadere sotto la coltre dell'immobilismo instaurata dal
'gattopardismo' conservatore degli italiani. Tuttavia, la
seconda Repubblica non ha mai assunto
connotati 'apocalittici' in maniera enfaticamente grandiosa. La
melodia magnificente di slogan come
"un nuovo miracolo italiano", oppure la scintillante promessa di
"un milione di nuovi posti di lavoro" non annunciavano accadimenti dagli
esiti devastanti: semplicemente, si trattava di cose che non si sarebbero mai realizzate. Una
presa per i 'fondelli' pura e semplice, che alle volte
divertiva anche un po'. Invece, il delirio di
Lega e
Movimento 5 stelle sembra totalmente imperniato sul
compiacimento per la catastrofe: cataclismi ipotetici volutamente lasciati in sospeso, ma che potrebbero travolgerci da un momento all'altro. Più che
post ideologici, la
Lega di
Matteo Salvini e il
Movimento 5 Stelle di
Luigi Di Maio sono movimenti che hanno impostato la loro ascesa al potere in base a una
sfuggente inafferrabilità: non si capisce mai cosa
'caspita' vogliano combinare, o quali siano le loro
'ricette' precise. Ecco perché ha torto, oggi,
Silvio Berlusconi, nel definirli:
"Movimenti politici connotati da programmi distinti, se non addirittura opposti". Queste due forze basano la propria ideologia attorno a presupposti culturalmente diversi, questo è senz'altro vero. Ma sono perfettamente
complementari e
convergenti nel loro intento: generare un'atmosfera cupa e ambigua
d'incertezza, che non è detto ci trascini verso la catastrofe, ma serve unicamente a creare un certo tipo di
caos in cui
un'opinione vale l'altra, anche se la prima è talmente vera da apparire persino
banale, mentre la seconda è una
'stronzata pazzesca'. Un po' come quando si minaccia la propria
auto-evirazione pur di riuscire a liberarsi dalle attenzioni un po' invadenti della
suocera. Noi non crediamo che
Lega e
Movimento 5 Stelle vogliano trascinarci fuori
dall'Euro: il
'nocciolo' politico della loro azione è
la minaccia in sé, la teorizzazione di una nuova moneta svalutabile che tornerebbe comoda solamente per le
esportazioni, scaraventando nel baratro proprio la nostra
economia interna, cioè quella che si dice di voler
sostenere e
far ripartire. L'obiettivo di fondo di questi nostri nuovi protagonisti della scena politica non è il
Terzo Reich di
'hitleriana memoria', ma la
Repubblica di Weimar, quella in cui la gente si recava a far la spesa
con i soldi dentro alle 'cariole' per via di un'inflazione
'galoppante', in cui un litro di latte arrivava a costare un miliardo e mezzo di marchi. Il
'nuovo Hitler', casomai, potrebbe arrivare
subito dopo, quando gli italiani avranno finalmente capito e apriranno i loro occhi. Eccolo qui, dunque, il nostro
'dottor Mabuse', grande ipnotizzatore delle masse che vive
nascosto nell'ombra, in attesa che giunga il suo momento.
Lega e
M5S sono solamente disordinate strumentazioni che si sovrappongono a nude, ritmate e violente
percussioni propagandistiche: non riusciranno a far nulla di tutto quel che annunciano o dicono. E in parte ciò dispiace, perché qualche spunto e alcune idee sarebbero anche di
buona fattura. Ma un disordine così scomposto può tradursi solamente nella deformazione sistematica della realtà, poiché
l'espressionismo 'storpia' sempre forme e contenuti. Ciò che prima veniva eseguito secondo metodologie precise -
liberali o
socialiste che fossero - ora verrà realizzato in maniera
frettolosa e
pressappochista. Anche se non faranno più di tanto danni sotto il profilo concreto,
Lega e
Movimento 5 Stelle, alla fine, ci faranno perdere
un'enormità di tempo, per le evidenti contraddizioni di cui gli stessi ministri di questo nuovo
esecutivo 'giallo-verde' sono portatori. Tutto questo, alla fine, risulterà inquietante e disorientante, poiché
l'estetica espressionista è indubbiamente
ammaliante, ma rimane soprattutto
un'estetica, dunque non in grado di fare alcun passo in avanti rispetto alla
tirannia dell'evoluzione tecnologica degli algoritmi, alla
deformazione delle percezioni ricercata dalla
globalizzazione, alla creazione di
un'umanità informe composta soprattutto da
'golem', alla manipolazione puramente propagandistica delle masse. Perché
l'esteriorità 'lucente' si trasforma sempre e regolarmente in
'lucentezza fredda', quando non addirittura
'gelata'.