Con il pareggio di domenica scorsa contro la
Juventus, i giallorossi hanno raggiunto anche quest'anno la
Champions League e hanno la possibilità di replicare anche l'anno prossimo uno dei risultati romanisti più alti di sempre nella competizione più prestigiosa
d'Europa. La
Roma, quest'anno, ha affrontato in
Champions diversi
'pilastri' del calcio europeo di questi ultimi decenni: non solo
Barcellona e
Chelsea, ma anche come avversari singoli. Solo nell'ultima partita di semifinale, i giallorossi hanno dovuto scontrarsi con campioni del calibro di
Milner - che ha servito otto assist nell'intera competizione, raggiungendo la vetta della classifica insieme a
Neymar -
Firmino e
Salah, che sono letteralmente entrati nella storia della competizione continentale. Il primo ha raggiunto
Adriano come giocatore più veloce a raggiungere le
10 marcature, in sole undici presenze;
'Momo', invece, ha eguagliato il record di una leggenda dei
'reds' come
Steven Gerrard, segnando in ognuna delle cinque partite di
Champions. Le premesse non erano delle migliori, ma la
Roma, soprattutto nelle partite di ritorno, ha sempre
dimostrato qualcosa. Causa forse il
timore iniziale e gli
errori dei singoli, i
giallorossi non sono riusciti a compiere la seconda impresa, dopo quella realizzata contro il
Barcellona, che li avrebbe portati, per la seconda volta nella loro storia, in
finale. Ed è infatti più corretto parlare di
impresa, anziché di
miracolo, riconoscendo i meriti a una squadra che, anno dopo anno, sta cercando di mettere un
'mattoncino' in più rispetto a quello passato. I
giallorossi arrivavano da
un'estate più che travagliata, con partenze e nuovi arrivi che non sembravano all'altezza. Acquisti ce ne sono stati, mirati e con un occhio anche al
'fairplay finanziario': la promessa
Shick, strappato all'ultimo alla
Juventus per una somma cospicua per un giovane di
22 anni, ha avuto un vero e proprio
'boom' solo in finale di stagione, a causa di un grave infortunio in precampionato, ma ha lasciato intravedere qualcosa di realmente interessante.
Under ha avuto i suoi spazi e ha dimostrato, almeno in campionato, di meritare la titolarità, o per lo meno la prima sostituzione a partita in corso. Per quanto riguarda i colpi a
'parametro zero', da una parte si è distinto un
Kolarov supertitolare anche in
Champions League grazie a una gran esperienza alle spalle e alla sua voglia di spaccare tutto; dall'altra,
Moreno, con le sue 0 presenze in stagione, ha davvero
deluso tutti, soprattutto il mister
Di Francesco. In campo, tuttavia, la
Roma si è dimostrata una tra le quattro squadre più forti in
Europa. E in
Italia, si è posizionata al
terzo posto, guadagnandosi, come già detto, un posto diretto in
Champions League. A guidare l'armata è subentrato
Eusebio Di Francesco, uno dei pochi tecnici capace di
annullare il 'tiki taka' dei
'blaugrana' catalani e l'intelligenza tattica di
Conte, formando uno spogliatoio fatto di onore, rabbia e cuore con uno sguardo anche ai singoli.
Dzeko, il centravanti giallorosso, è passato dallo sbagliare banali
'tap-in' al
mettere paura ai più grandi
campioni, trascinando e salvando più volte la squadra. La coppia difensiva
Manolas-Fazio è diventata un
'muro' con il vizio del
goal: basti guardare come si è risolto il miracoloso
3 a 0 con il
Barca. In porta, si è letteralmente scoperto un
Allison in versione
'uomo-ragno', che è riuscito ad
'agguantare' persino un posto da titolare nella
nazionale brasiliana in vista dei prossimi mondiali in
Russia, dove avrà la possibilità di confermarsi definitivamente. Insomma, la
Roma di quest'ultima stagione ha quasi raggiunto una
solidità, caratteriale e di squadra, che è spesso mancata ai
'lupetti'. Si dice quasi, perché durante l'arco dell'anno ha commesso diversi
strafalcioni. E il divario con le grandi è ancora da
colmare. I
presupposti, tuttavia, fanno
ben sperare: grazie ai fondi della
Champions, consigliamo di
'blindare' i
'giocatori-chiave', per dare
continuità al gruppo e allungare la
'rosa', che nell'ultima parte di stagione ha subito un calo. Il
mercato, infatti, rimane una nota dolente nella storia della
Roma, che a lungo ha dato l'impressione di seguire le orme
dell'Inter prima di
Pellegrini e poi di
Moratti, presidenti che spesero molto ma vinsero, tutto sommato,
piuttosto poco. In ogni caso, ribadiamo che le
basi per ripartire ci sono. E sembrano decisamente robuste, questa volta. La squadra è
affiatata e la dirigenza sembra aver compreso che anche una compagine sportiva deve avere una propria
identità e non trasformarsi in un
supermercato di calciatori stranieri.
Ciliegina sulla torta: i tifosi, che si sono dimostrati il dodicesimo uomo in campo, trascinando i giocatori in una stagione che i romanisti ricorderanno, ma che si spera non sia
l'ultima. Il
'mantra' del gruppo di
Di Francesco è proprio questo:
"Non accontentarsi mai". E i calciatori giallorossi sembrano, finalmente, aver appreso la lezione.