'Derenzizzare' un
Pd 'renzizzato', più che una formula politica sembra uno
'scioglilingua'. Inoltre, il gruppo selezionato in questi anni proprio da
Matteo Renzi per dirigere il
Partito democratico, in molti casi non si è affatto dimostrato
'malvagio', come in quelli di
Delrio, Pinotti, Gozi e dello stesso
Martina. La questione
'interna', cioè quella di una resa dei conti nei confronti di un gruppo dirigente che, in soli
4 anni, ha sfibrato se stesso e l'intero Partito per guidare il Paese attraverso una crisi economica senza precedenti, riteniamo si possa anche rimandare a una fase successiva. Quel che al momento appare invece
urgente, a nostro parere, è una consultazione della
'base' del
Pd, come accaduto in
Germania tra gli iscritti del
Partito socialdemocratico tedesco, ai quali è stato chiesto di esprimersi esplicitamente in merito a un ulteriore ciclo di collaborazione con la signora
Merkel e la
Cdu. Quel che appare chiaro sin d'ora sono certamente i rischi che potrebbero derivare da un'operazione di
appoggio esterno a un governo a guida
5 stelle. Tuttavia, riteniamo anche che ogni altra
soluzione 'terza' indispettirebbe i cittadini - compreso il sottoscritto, questa volta - che già per
4 volte consecutive si sono visti imporre
esecutivi mai votati da nessuno. La fase di stagnazione economica indubbiamente è stata lunga e, per certi versi, prosegue ancora oggi. Quel che pertanto chiediamo al
Partito democratico, ma anche alla
Lega di
Matteo Salvini, è di dimostrare senso dello Stato e consapevolezza del momento politico che il Paese sta attraversando. In fondo, la nascita di un esecutivo a guida
5 stelle sarebbe un po' il
governo dei nostri figli. E con i figli ci si comporta
sostenendoli, assistendoli, consigliandoli. Indubbiamente, la loro visione politica d'insieme appare piuttosto confusa. Tuttavia, si tratta di ragazzi carichi di
idee, entusiasmo e
voglia di fare. Abbandoniamo dunque i
cinismi e le nostre consuete
'dispute' ideologiche di sempre. E cerchiamo di stringerci attorno a questi ragazzi, i quali a loro modo hanno saputo dimostrare il
coraggio e
l'ostinazione di far compiere al nostro Paese alcuni passi in avanti verso il futuro, così almeno comprenderanno che la politica non è poi
quell'ambientaccio che in molti, a lungo, hanno raccontato.
L'Italia uscita dalle urne del
4 marzo 2018 sembra un Paese diviso non soltanto dal punto di vista
politico, ma anche
geografico. E' giunto perciò il momento di dimostrare
unità d'intenti, almeno per superare definitivamente le difficoltà di questo lunghissimo ciclo di crisi economica, che l'intera società occidentale non viveva dalla fine degli
anni '20 del secolo scorso. Dimostriamo di saper stare insieme: è questo il modo migliore di essere
nazionalisti. Più avanti, si tireranno le somme anche di questa fase e ne trarremo tutti quanti le conseguenze che ci sembreranno più opportune. Quel che conta veramente, cari amici, lettori e cittadini, è dimostrare di saper stare tutti quanti assieme senza inutili
'veleni' ideologici. Dobbiamo dimostrare
senso civico e
maturità democratica: siamo certi che il mondo saprà presto riconoscerci di aver saputo affrontare a
'testa alta' un momento difficile, con
orgoglio e ritrovato
equlibrio. E noi stessi richiameremo alla mente di tutti quelle nostre due distinte forme di
eroismo, che
Vittorio Gassman e
Alberto Sordi seppero donarci nella scena finale de
'La grande guerra' di
Mario Monicelli. Noi avremo pure una
doppia personalità, sia come
uomini, sia in quanto
italiani. Ma quel che oggi pesa maggiormente, alla luce della nostra Storia antichissima e travagliata, è il fatto di non dover dimostrare più nulla a nessuno, sotto il profilo del
coraggio e del nostro senso di appartenenza al mondo della civiltà più
aperta e
progredita della società occidentale.