A prescindere da tutte le
'palle' che i nostri leader ed esponenti politici vanno allegramente raccontando in giro in questi giorni, noi
laici rimaniamo fedeli alla nostra
'tesi' di fondo: quanto avvenuto nella
seconda Repubblica ci ha allontanati dalla
politica. Siamo ormai di fronte a uno strano tentativo di sviluppo, che non si è affatto tramutato in vero progresso, bensì in una
degradazione antropologica senza precedenti. Uno
'sdoppiamento' che ci ha allontanati dalla verità: la verità delle
persone; del
mondo del lavoro e delle
professioni; dei
giovani e delle
donne; di quelle
dottrine e
tradizioni che avevano vinto la loro lotta contro il
totalitarismo, il
materialismo storico, l'assolutismo millenario della
Chiesa di Roma. Un allontanamento
dall'origine cominciato all'inizio degli
anni '90 e che, oggi, ormai corrisponde a un avvenuto processo di
distruzione della politica. I nostri attuali leader sono solamente dei
'fantasmi', che attraversano la vita del nostro Paese come
mediocri attori su un
tragico palcoscenico in cui
l'apparente pragmatismo, falso e colpevolista, espresso dalle
destre vale esattamente quanto il
'buonismo burocratico' del
Pd e di tutti gli altri
settarismi di sinistra riammessi in campo.
Noi laici rifiutiamo l'esilio. Soprattutto, perché vorremmo tornare a una
politica autentica, posta al centro delle decisioni legislative e parlamentari. Un processo di
'riavvicinamento' che non è mai stata una semplice
nostalgia e che, più per inerzia che per effettiva consapevolezza, è già parzialmente avvenuto. Lo dimostra una
legge elettorale quasi proporzionale e la necessità, che diverrà ben presto urgenza, d'individuare un nuovo
equilibrio, un compromesso per formare un
governo stabile. Esattamente come accadeva nella
prima Repubblica. Quello sarà il momento in cui vedremo se l'attuale
'partitocrazia' sarà in grado di
'mimetizzare' un accordo. In quel preciso
'passaggio' sapremo quanto valgono veramente i nostri attuali
leader, nuovi o meno nuovi che siano, con le loro irresponsabili
'fughe' dalla realtà e le loro
contraddittorie 'piattaforme' programmatiche. E finalmente avremo, innanzi ai nostri occhi, la prova definitiva del loro allontanamento rispetto alle matrici fondamentali della
politica. Una politica che significava tante cose:
pluralità; democrazia; uno
sviluppo tecnologico affrontato nelle sue questioni di fondo e non semplicemente considerato come una
maledizione. Il prossimo
5 marzo, ci sarà bisogno di una
competenza che non esiste più. E ci sarà da ridere nel dover constatare il livello di
mediocrità raggiunto da un ceto politico che merita solamente il più totale
disprezzo, poiché non conosce alcuna
vergogna nella sua ormai abissale distanza dalla verità.