A 18 anni dalla scomparsa di
Bettino Craxi non possiamo non dedicare un pensiero a un personaggio politico che ebbe molti meriti. Fu un ottimo presidente del Consiglio, guidando con personalità e polso fermo una coalizione attraversata ogni giorno da
'umori' e
sensibilità molto diverse tra loro. Con lui,
l'Italia riacquistò un ruolo politico importante sulla scena internazionale. E l'inflazione scese dal
14 al
4 per cento, fornendo nuovo
potere d'acquisto alle famiglie italiane, le quali ovviamente tornarono a consumare. In base a questi elementi, in molti oggi riflettono, anche tra chi, come il sottoscritto, non si è mai considerato
'craxiano', sugli opulenti
anni '80 del secolo scorso. Soprattutto, dopo il lungo
'tunnel recessivo' che abbiamo attraversato. Evidentemente, anche la politica necessita di una sua
professionalità e di scelte di
qualità. Ma in particolare, di
Bettino Craxi ci torna alla mente, in queste settimane di campagna elettorale, una considerazione precisa:
"La propaganda spetta ai Partiti, mentre il Governo è tenuto a mantenere un ruolo di mediazione, equilibrio e stabilità". Si tratta di una
distinzione colpevolmente sfuggita a tutti per troppo tempo. Chiunque dovesse trovarsi, all'alba del
5 marzo 2018, nelle condizioni di guidare il Paese, speriamo si ricordi che insediarsi in un
ruolo di potere non significa godere di una posizione di pura
visibilità mediatica. Come dimostrato anche dalla recente esperienza
dell'esecutivo Gentiloni, un Governo meno si fa sentire e meglio è, poiché significa che sta effettivamente lavorando. Quella di
Craxi, a dispetto dei tanti giudizi negativi di allora sulla
'Milano da bere' e una certa
'gioia di vivere', assolutamente comprensibile dopo il terrificante periodo del
terrorismo politico e il
'sordo' psicodramma del
'caso Moro' - di cui quest'anno ricorre il
40esimo anniversario - era
un'Italia assai meno superficiale rispetto a quella di oggi. Recuperare alcuni criteri, politici e comportamentali, della fase
'craxiana' non rappresenta affatto un
paradosso, anche se relegare il ruolo dei
socialisti autonomisti e
liberali all'ultimo posto della scala di valori, politici e morali, è
'vizio comune' di molte redazioni e ambienti. Ma si tratta di banale
cinismo: non è affatto corretto paragonare periodi storici ben diversi tra loro. Così come non sono affatto giuste le classificazioni tra
razze, lingue e
religioni, come per esempio quelle che, per
'mentalità classista', qualcuno ha il
'brutto vizio' di continuare a fare. E' questo il senso autentico
dell'articolo 3 della nostra
Costituzione. Ed è per questo motivo che noi, oggi, riteniamo che
Bettino Craxi non si sarebbe mai schierato dalla parte di coalizioni che evidenziano tali
odiose contraddizioni. Lingue, culture, tradizioni e persino
'razze' indubbiamente esistono, così come esistono persone con gli occhi verdi, azzurri, grigi o marroni. Tuttavia, nessuno merita di essere discriminato in base a criteri simili: è questa
l'interpretazione 'illuminista' del nostro principio costituzionale di eguaglianza. Rimetterlo in discussione, anche involontariamente, significa continuare a
scivolare all'indietro, certificando agli occhi dei cittadini lo scadimento drammatico di una classe politica
non all'altezza degli enormi problemi che abbiamo di fronte.