Bobo Craxi, in tutti questi anni, ha dimostrato estrema
coerenza morale e una sincera volontà nel cercare, a sinistra, un
chiarimento autentico, finalizzato a ricostruire una nuova
'casa comune' tra tutte le forze laiche, progressiste e di sinistra. Lo ricordiamo deputato del
Nuovo Psi schierato nel centrodestra, ma impegnato nel tentativo di formare una
'gamba laica' della coalizione
'berlusconiana'. Quando non potè fare a meno di constatare il
cinismo e le contraddizioni di uno schieramento dominato dal
'materialismo statico' della
Lega Nord, oltreché dal
moderatismo incoerente delle altre formazioni politiche, ebbe il coraggio di uscire dalla forza guidata da
Gianni De Michelis per ricostruire un Partito del
socialismo riformista. Dopo la
Costituente del 2007, tuttavia, il disegno
'veltroniano' prima e quello
'renziano' poi hanno impedito al ricostituito
Psi di crescere veramente, anche a causa dei suoi vertici e dirigenti, che ne hanno utilizzato la struttura e l'apparato unicamente per garantire se stessi e i propri
'fedelissimi', replicando quello stesso
feudalesimo che veniva rimproverato ad altri. Nonostante le difficoltà e gli evidenti
'provincialismi' contro i quali si è confrontato,
Bobo Craxi è rimasto fedelmente a sinistra, continuando a credere nel progetto di una ricostruzione del
socialismo su basi
laiche e
moderne, adatte ai nostri tempi. E il
grave deficit di
cultura e di
competenza che sta devastando il panorama politico italiano nel suo complesso lo rende, in effetti, un interlocutore credibile per tutte le
forze di progresso del nostro Paese.
Onorevole Craxi, cosa significa per lei essere di sinistra? O meglio, che cos'è secondo lei la sinistra e cosa deve fare nei tempi in cui stiamo vivendo?"Innanzitutto, la sinistra di cui si deve parlare è quella ancorata ai principi del socialismo, sapendo trarre insegnamento dalle esperienze della Storia. Essa deve saper svolgere il suo compito razionale e critico, sovente anticipatore e risolutore dei problemi della società, mantenendo saldi quei principi di libertà, di uguaglianza e di progresso, senza i quali non è possibile vivere. Così ho imparato nella mia vita da grandi socialisti e così continuo a pensarla".
I problemi del Pd: la questione di fondo è forse il provincialismo toscano del cosiddetto 'giglio magico'?"Che il nucleo portante del Pd guidato da Matteo Renzi abbia assunto le sembianza di un piccolo e ristretto 'clan', alla fine è risultato chiaro ed evidente. Ma il limite non sta certo nel bisogno di circondarsi di persone leali e fidate, quanto nella relativa capacità ed esperienza politica del gruppo dirigente stesso, che alla fine, di fronte a problemi di natura più complessa, ha pagato un prezzo per questa condizione".
Cosa pensa della recente polemica sulle buste biodegradabili? E' riemerso l'antico 'vizietto' democristiano di fare favori agli amici?
"Non mi sono fatto, ancora, un'idea precisa. Il Governo Renzi, tuttavia, ha sviluppato molto l'idea di una ristretta élite economica e finanziaria che, potendo godere delle benevolenze governative, mettesse a segno diversi colpi in una condizione di oggettivo vantaggio. In un Paese che cresce in modo omogeneo e virtuoso, ciò si noterebbe poco, ma in una situazione in cui spesso si lotta per la sopravvivenza e dopo lunghi anni di recessione, questa 'nuova classe' è apparsa, a molti, indigesta".
Perchè i 5 Stelle vengono votati, nonostante le loro numerose ed evidenti contraddizioni?"Perché sono prevalenti, nel cittadino-elettore, le contraddizioni e le deficienze del sistema creato dai Partiti che hanno preceduto i 'cinquestelle'; perché ancora conservano intatta l'idea del loro approccio 'naif' alla gestione della cosa pubblica; perché i 'populismi', in realtà, si cibano proprio delle crisi di sistema di cui essi sono, tuttavia, il sintomo principale di una malattia grave e non certamente la medicina. Credo anche che cesserà a breve questa condizione favorevole per i 'cinquestelle', i quali via via degraderanno fino a diventare un Partito come gli altri e scomparire. Sta avvenendo il medesimo fenomeno con 'Podemos', in Spagna: un movimento entrato in una crisi progettuale evidente che si salverà solo se saprà valutare l'opportunità di creare coalizioni. I 'pentastellati', alla stessa stregua, dovranno scegliere se allearsi, a destra o sinistra. Alla fine esploderanno".
La gente è anche stanca di non cogliere più diversità tra programmi e intenzioni: non sarebbe meglio che la differenze identitarie vengano definite da presupposti culturali ben distinti tra loro?"Questo era possibile quando le forze politiche facevano riferimento diretto alle ideologie che le sorreggevano. Mi pare, invece, ormai evidente che il panorama politico italiano, insieme a quello europeo, presenti proprio le forze politiche tradizionali come fortemente usurate, in precaria sintonia coi bisogni del nuovo millennio. Noi dobbiamo continuamente far riferimento alle forze con radici costituzionali: lo stesso presidente Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ne ha fatto un esplicito richiamo. Tuttavia, per le nuove generazioni, anche questo ancoraggio rischia di apparire obsoleto, soprattutto se non si coltiva la memoria storica e una qualità programmatica adeguata ai nostri tempi".
Cosa pensa dei fatti di Teheran? Si tratta dei primi segnali di secolarizzazione e di modernizzazione democratica che cominciano a penetrare negli strati studenteschi dell'Iran?"Credo che la società iraniana sia investita da problemi di carattere economico. Tale condizione ha sospinto le aree più laiche e protestatarie del Paese a uscire allo scoperto, sorrette da un evidente sostegno internazionale. Non dimentichiamo che il prossimo anno saranno passati quarant'anni dalla Rivoluzione: è un tempo sufficiente per poter trarre un bilancio. L'Iran interessa, tuttavia, nella sua integrità, immaginandolo gradualmente aperto alle trasformazioni: sarebbe una catastrofe replicare il 'disastro siriano'. Per quanto necessaria sia la spinta ai settori più liberali, è anche necessario agire con maggior prudenza e rispetto verso una grande nazione e un grande popolo".
Qual è la sua opinione sull'atteggiamento, piuttosto 'attendista', della Farnesina?"Siamo alla fine della legislatura e alla fine del mandato di un Governo che, sul piano internazionale, non ha particolarmente brillato. Dove ci sono interessi italiani, in genere la regola d'ingaggio è quella di occuparsi il meno possibile dei problemi interni di un altro Paese. Il punto è che non c'è una 'bussola' precisa: un giorno ci sono attestati di fedeltà a Tel Aviv, salvo poi smentirsi il giorno seguente. Alle volte, prevale una tendenza 'interventista'; altre volte, pacifista. Insomma, temo che, per la politica estera italiana, questo sia un momento non proprio felice".
E' indubbio che il modello 'neo-liberista' abbia fallito e, su questo, crediamo che sia a destra, sia a sinistra, ma anche a detta di alcuni economisti autorevoli come Mosler, in molti ne se siano accorti. Altri, tuttavia, danno la colpa anche alla Ue, che avrebbe invertito il processo di costruzione europea, mentre avrebbe dovuto prevedere la moneta unica come approdo finale e non come punto di partenza: si tratta di un'obiezione fondata?"La consapevolezza tardiva di questa avvenuta inversione dell'approccio - e cioè che sia stata preferita l'unità economica rispetto a quella politica - spinge a una chiara necessità: quella della 'correzione', posto che l'inserimento del pareggio di bilancio nelle Costituzioni europee riduce gli spazi politici e democratici. Dovrà pertanto essere la prossima legislatura europea a formulare proposte che vadano nel senso che i democratici auspicano. Ovvero, che vengano sottoposti a ratifiche parlamentari nazionali quelle scelte politiche che investono direttamente la sovranità degli Stati. Ciò aumenterebbe la trasparenza delle decisioni e la loro democraticità".
'Liberi e Uguali' potrebbe veramente rappresentare la sorpresa delle prossime elezioni politiche? E perché?"La presenza di una coalizione di sinistra, già di per sé, rappresenta una novità. Risponde a un'esigenza politica, cioè che la radice popolare e ideale della sinistra italiana non venga confusa con le 'annacquate' politiche liberiste del Partito democratico. 'Liberi e Uguali' sarà una sorpresa se riuscirà a collocarsi in un margine di consenso elettorale utile, che possa esser 'speso' anche nell'eventuale sostegno a un governo. Ad ogni buon conto, in questa coalizione c'è, per lo meno, il 'respiro' di una prospettiva ben più lunga di un confronto elettorale. Ed essa può segnare il recupero di una tendenza che vedeva la dispersione dell'elettorato di sinistra e interi ceti sociali che cominciavano a voltarsi verso destra, mentre invece, questi possono essere recuperati attraverso una politica che li rappresenti nuovamente, senza complessi d'inferiorità".
Tra pochi giorni ricorrerà anche il 18esimo anniversario della scomparsa di suo padre e molti cominciano a pensare che egli abbia avuto ragione nel preferire la Tunisia come ultimo Paese di residenza, poiché la mentalità dominante della società italiana risulta, con piena evidenza, piuttosto statica e superficiale: qual è la sua riflessione in merito?"In realtà, mio padre scelse la Tunisia per le ragioni di oggettivo impedimento politico che lo costrinsero ad abbandonare l'Italia. In realtà, se guardiamo con maggior comprensione i fenomeni e i cambiamenti nel Mediterraneo, noi osserviamo che viviamo in un'area molto più unita e interdipendente di quanto non riferiscano le nostre cronache e i nostri atavici pregiudizi. E' un'area mediterranea, quella araba, che vive in un mutuo, continuo e reciproco scambio economico, culturale e religioso con l'Europa, in particolar modo con l'Italia. C'è una convivenza secolare, mai sufficientemente esaltata come ricchezza comune. Il nord Africa è un 'quartiere distaccato' della nostra Europa. E dovremmo dare anche una dimensione politica e istituzionale a questa realtà. In ciò, nonostante le circostanze particolari in cui ebbe a prodursi il suo distacco dalla madre-patria, mio padre fu in fondo un precursore dei tempi: esistono immigrazioni ed emigrazioni e dobbiamo imparare a rifare l'abitudine a questo scambio fra civiltà e culture, che sono diverse solo perché ci ostiniamo a farle apparire tali. Il Mediterraneo è veramente il nostro luogo d'incontro comune per eccellenza. E dobbiamo andar fieri di esserne tutti figli".