A
90 anni, l'avvocato
Mauro Mellini, già
deputato al parlamento per quattro legislature e componente, dal
1993 al
1994, del
Consiglio superiore della magistratura, ancora oggi svolge un'intensa attività pubblicistica, collaborando con
'L'opinione delle libertà', diretta da
Arturo Diaconale. Un autore che ha sempre trattato questioni giuridiche molto delicate: quelle inerenti all'amministrazione della
Giustizia, con particolare attenzione verso il problema dei
'pentiti', di cui ha voluto approfondire anche gli aspetti storici nell'opera:
'Eminenza la pentita ha parlato', edito da
Tullio Pironti (Napoli, 1982). Altra sua pubblicazione di spessore fu il volume
'Così annulla la Sacra Rota', del
1968, ma di sorprendente chiarezza si rivelò il suo libro sugli anni di piombo:
'Brigate rosse: operazione aborto', del
1974. Illuminanti anche i lavori:
'Il giudice e il pentito', del
1986; 'Toghe padrone' uscito nel medesimo anno;
'Nelle mani dei pentiti', del
1999; 'Tra corvi e pentiti', edito da
Koinè nuove edizioni e pubblicato nel
2004. Nella disamina
'La fabbrica degli errori, breviario di patologia giudiziaria' (sempre per
Koinè edizioni),
Mauro Mellini attua una rapida, ironica e a tratti paradossale disamina delle ragioni per le quali
l'errore, la
persecuzione e la
condanna dell'innocente, anziché un'inconveniente eccezionale risultino essere
"un rischio normale, sempre incombente del sistema". Una verità assai poco conosciuta dai più. E poco meditata anche dagli addetti ai lavori, benché rappresentativa di una
realtà sconcertante. Quella di
Mellini è un'analisi impietosa, utile ad aprire un dibattito meno superficiale sulle terapie da adottare. Ed è qui che diviene opportuno ricordare il
'calvario' giudiziario subito, ingiustamente, dal professore e avvocato
Franco Bartolomei, ordinario di diritto amministrativo
all'Università di Macerata, direttore del
Dipartimento di diritto pubblico e allievo di
Massimo Severo Giannini: un giurista insigne e cattedratico di fama, già ministro della Funzione Pubblica nel
Governo Cossiga. I libri di
Mauro Mellini evidenziano quell'ombra
'kafkiana' di sofferenza che mandò nel carcere di
Montacuto l'avvocato
Bartolomei, tirato in
'ballo' da imprenditori, politici e amministratori senza scrupoli, i quali, come
Pilato, pur conoscendo la verità dei fatti, se ne lavarono le mani, adducendo una serie di
allusioni e
sospetti. Il legale in questione venne interrogato come testimone e, in seguito, indagato per
reticenza. E si ritrovò in carcere senza aver mai ricevuto
un'informazione di garanzia, senza
previo interrogatorio o
avviso di garanzia per il reato che gli veniva contestato. L'avvocato saprà solo in seguito che l'imputazione era di
'millantato credito'. Dopo tre settimane, la magistratura decise la sua scarcerazione, ma pochi mesi dopo, un infarto lo colse durante le festività natalizie. Tale vicenda ricorda assai da vicino altre storie e personaggi screditati o accusati ingiustamente, come per esempio quella di
Enzo Tortora. Dopo diversi anni, la
Cassazione annullò la condanna emessa contro l'avvocato
Bartolomei. Le prove a carico del professore non potevano essere utilizzate. E si venne anche a scoprire che il suo nome era stato fatto tramite un allucinante sorteggio: un'esperienza surreale, una
'discesa infernale' lungo le volte di un potere
'sordo' e
incontrollato, al quale
Mauro Mellini ha dato eco nel già citato libro
'Toghe padrone' e, ancora, nei volumi:
'Nelle mani dei pentiti'; 'Tra corvi e pentiti'; 'Il partito dei magistrati, storia di una lunga deriva istituzionale', quest'ultimo accompagnato dalla prefazione di
Giuliano Ferrara e pubblicato da
Bonfirraro Editore nell'ottobre del
2011. Mauro Mellini si evidenzia nell'analisi della nostra
'organizzazione legislativa', grazie alla sua composita e poliedrica personalità politico-istituzionale.
Leonardo Sciascia, dopo esser stato consigliere comunale del
Pci a
Palermo, lo definì
"l'unico interlocutore culturalmente valido". E lo stesso
Mellini, quando apprese della morte del
Maestro di Racalmuto, si rammaricò profondamente per non aver potuto approfondire i numerosi
'spunti' che la sua opera
'Il giorno della civetta', ha offerto e continua a offrire al dibattito politico, giuridico e istituzionale italiano.