Nell'epoca della
modernità 'liquida' è sempre più difficile parlare di
massa intesa come un aggregato anonimo di persone. Le nuove possibilità di scelta legate allo
sviluppo tecnologico delle comunicazioni, l'emancipazione di una precisa
fascia di popolazione e la sua
insofferenza verso i prodotti convenzionali, la necessità di fidelizzare un pubblico sempre più
saturo e
distratto sono i fattori che stanno cambiando la produzione televisiva, modificandola di pari passo con le nuove tendenze dei telespettatori. Anche la
televisione commerciale sta lentamente tramontando, mentre
l'Iphone, il
tablet e il
personal computer sono diventati essi stessi un qualcosa di molto simile al
mezzo televisivo, a uso e consumo dell'utente. Al contrario, la stessa
televisione può essere trasformata, grazie alla connessione
internet, in un dispositivo di
ricerca in rete. In pratica, stanno venendo meno le vecchie
categorie concettuali che mantenevano ogni mezzo nel
'binario' specifico della loro funzione. La
'transmedialità' è la nuova parola d'ordine, funzionale a descrivere una diversa tipologia di
'audience' sostanzialmente
'nomade', alla continua ricerca di stimoli, desiderosa di storie che rendano più comprensibile e fruibile la realtà. La necessità di comprendere il mondo che ci circonda attraverso le vicende efficaci e coinvolgenti di un
telefilm, certamente non è un'invenzione dell'epoca attuale: è la riscoperta della
'narratività' quel che sta investendo ogni ambito. Particolarmente significativa, al riguardo, è l'evoluzione avvenuta proprio nelle
serie televisive. Nate da una formula
primitiva, che le avvicinava ai
radiodrammi o ai
romanzi a puntate, esse possono, oggi, esser considerate la principale
'spia' rivelatrice del cambiamento in atto. Innanzitutto,
l'innovazione di testi e soggetti, la
libertà espressiva cercata da autori e sceneggiatori, la stessa
sperimentazione artistica degli ultimi anni sono i fattori che hanno catalizzato l'attenzione di
critici e
intellettuali, da sempre refrattari nel riconoscere un qualche
valore artistico alle produzioni televisive. Ma ciò è avvenuto anche perché quest'ultime hanno cominciato a produrre i loro contenuti secondo quelle regole di
'convergenza' che fanno diretto riferimento alla definizione di
Henry Jenkins, il saggista americano che per primo ha coniato la locuzione
'transmedia storytelling', al fine di sottolineare la capacità di una storia di aggiungere una
'chiave interpretativa', un
'senso' di fondo, alla narrazione. Insomma, sotto un profilo di
antropologia sociale, le
serie tv hanno riscoperto quella
funzione educativa che la televisione sembrava aver dimenticato, mettendo in scena, senza edulcorazioni o moralismi, i grandi temi e i problemi della nostra vita di tutti i giorni. I personaggi protagonisti e le loro caratterizzazioni psicologiche sono state spogliate dal vecchio e statico
manicheismo da 'fiction', che spesso finiva col
'cannibalizzare' le singole
vicende raccontante all'interno di ciascun episodio, per ricalcare i mutamenti e le numerose contraddizioni della nostra vita quotidiana. In sostanza, ciò che oggi vediamo è divenuto
più reale del reale. E questo nuovo tipo di
'serialità' è la massima espressione di quel
'transmedia storytelling' che tende a descrivere la società attuale avvolgendola in un
universo narrativo, indirizzando, più o meno consapevolmente, la nostra percezione dell'esistenza. Dal
marketing alla
politica, financo alla
televisione, lo
'storytelling' sta occupando ogni ambito, agevolato da una cultura di tipo
'transmediale' in cui tutti i mezzi di comunicazione sono legati tra loro tramite rimandi e interconnessioni. Le moderne
serie televisive non si limitano semplicemente a fornire una diversa rappresentazione della realtà, ma sono state tramutate in veri e propri
dispositivi narrativi. Con l'avvento della
televisione commerciale, ogni
funzione pedagogica del mezzo televisivo sembrava perduta in favore di un
coinvolgimento 'emotivo' con il pubblico, nel tentativo
d'intrattenerlo per il maggior numero di ore possibili. Tuttavia, le recenti
innovazioni tecnologiche digitali hanno offerto allo spettatore una nuova
'via di fuga' da una programmazione legata a logiche
commerciali o di stampo
pubblicitario, puntando su
palinsesti quasi personali o
personalizzabili. Accanto a un modo di fare televisione che si potrebbe definire
'classico', si è via via affiancato un
nuovo modello, sempre più presente sul
web e generalmente
a pagamento, in grado d'investire su una programmazione
qualitativamente migliore e
tematicamente varia. In base a ciò, un'intera fascia di popolazione, non sentendosi né rappresentata, né particolarmente stimolata dalla televisione commerciale, si è progressivamente
'spostata' verso queste nuove
'piattaforme', attirando ingenti investimenti commerciali. Ebbene, tutto questo processo è avvenuto grazie alla
ritrovata 'pervasività' di serie televisive come
'Grey's anatomy', 'House Medical Division', 'Battlestar Galactica' e
'Lost', fino alle più recenti
'The walking dead', 'Il trono di spade', 'House of cards' e
'Master of none'. Serie tv dotate di meccanismi di costruzione del reale assai più
variabili rispetto ai vecchi telefilm a
'schema fisso'. Quelli basati, per esempio, sulle esibizioni investigative in un'aula di tribunale dell'avvocato
Perry Mason, fino ai freddi ragionamenti dell'antropologa forense
Temperance 'Bones' Brennan, passando per gli
anni '80 del
'Tenente Colombo' e i
'90 de
'La signora in giallo'. Le grandi
narrazioni affrontano, oggi, ogni aspetto della quotidianità, influenzando la percezione stessa che si ha della vita reale. A tutto questo ha concorso la
produzione televisiva, che si è
adattata ai cambiamenti in atto nella società dando vita a produzioni di
alto livello qualitativo, le quali a loro volta, anziché
allontanarsi dalla 'complessità', l'hanno trasformata nella loro
caratteristica distintiva, arrivando a dimostrare come l'assunto che considerava il pubblico televisivo esclusivamente alla ricerca di
evasione e
intrattenimento fosse sostanzialmente
falso, in quanto mera
imposizione dei modelli commerciali di mercato. Lo sviluppo delle serie televisive
'hight concept' ha dimostrato esattamente il contrario: esisteva una
larga 'fetta' di pubblico sostanzialmente
ignorata dalla
tv commerciale. Ecco da dove deriva il successo di
'Netflix'. E cosa sta spingendo altri
giganti del web, come per esempio
Amazon, ad allargare il proprio business nel settore televisivo. Appare evidente che il modello narrativo delle
serie tv, a lungo giudicato - a destra come a sinistra - una produzione artistica di
serie 'B', non possa più essere considerato un fenomeno di
'nicchia', ma rappresenti il futuro stesso del mezzo televisivo.
'Storytelling' e
'transmedialità', uniti a creatività, libertà espressiva e sviluppo di
codici comunicativi mai prima d'ora esplorati all'interno dell'angusto ambito televisivo, hanno fatto sì che anche la televisione tornasse a essere un
dispositivo primario d'innovazione.
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Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it) (editoriale tratto dalla rivista mensile 'Periodico italiano magazine', n. 34 - dicembre 2017)