E’ fuor di discussione che, per quanto concerne i referendum sulla procreazione medicalmente assistita, anche
decidere di ‘non decidere’ possa rappresentare, in termini politici,
una scelta. Tuttavia, ritengo necessario lanciare un vero e proprio
appello ai cittadini affinché, il prossimo
12 e 13 giugno, si rechino alle urne
per esprimere il proprio parere intorno ai quesiti proposti. In questa tornata referendaria non è solo in gioco la possibilità di
aiutare milioni di coppie affette da sterilità con
rischi di molto inferiori rispetto agli attuali effetti della legge n. 40 del 2004, ma
la stessa libertà di ricerca scientifica in Italia e la possibilità di
sconfiggere definitivamente gravissime malattie. Pertanto, ci pare opportuno esprimere, nei confronti di
Sua Eminenza, Cardinale Ruini, la speranza di poter vivere tra gente aperta e sincera, che
ha il coraggio di manifestare, con moderazione ma esplicitamente e senza ipocrisia, i propri convincimenti morali, pur se diversi dai nostri. Il consiglio che naturalmente sentiamo di dover fornire è quello di
votare quattro volte “Sì”. Al di là delle questioni di natura prettamente medico-scientifica, attraverso quattro voti affermativi si intende chiarire, una volta per tutte, che
nessuna autorità, politica o religiosa, è in grado di enunciare l’ultima parola intorno a questioni di questo genere: tali problematiche debbono essere affrontate, invece, proprio dai cittadini, gli unici in grado di far comprendere l’effettiva distanza della società reale rispetto a vecchi schematismi ideologici che la vorrebbero
composta da persone ingenue e inesperte.
Votare
quattro volte “Sì” significa fornire un’indicazione chiara sul percorso che la società italiana intende compiere nei prossimi anni, per indirizzarsi verso quei
veri cambiamenti in grado di soppiantare ogni tipo di
dirigismo etico-moralistico ed ogni genere di contaminazione formale. Sono i singoli cittadini ad avere il diritto di compiere certe scelte fondamentali, liberi da ogni condizionamento. E non riteniamo ciò un mero richiamo ‘populista’. Non esistono più, oggi, modelli ben precisi di società verso cui far riferimento.
Ma ciò non è affatto un male, poiché significa, in realtà, che non ne abbiamo più bisogno. Non abbiamo più bisogno del
fascismo, poiché non vi è in atto nessuna rivoluzione ‘rossa’ da contrastare. E non abbiamo più bisogno del
comunismo, poiché la società gestisce ogni trasformazione per proprio conto, senza forzature o indirizzi burocratici particolari. Dobbiamo invece andare incontro alla necessità sociale di una
nuova fase evolutiva, anche e soprattutto culturale e di mentalità, del nostro Paese. Non si chiedono apocalissi, di nessun genere, bensì di
respingere la chiusura mentale di molti ‘ambienti’ politici e religiosi di fronte alle nuove libertà pubbliche e ai moderni diritti civili. Si chiede di dimostrare l’esistenza e la sopravvivenza di concezioni superate della società,
avviluppate intorno a conservatorismi atavici che rischiano di trascinare il Paese all’indietro. Si intende far comprendere, insomma, quali siano stati
gli errori politici che in questi anni
hanno reso la denominazione ‘Casa delle Libertà’, una sigla vuota e fuorviante rispetto ai reali contenuti espressi in Parlamento. Sono proprio
le scelte complesse come quelle del 12 e 13 giugno che
esaltano la democrazia.
Articolo tratto dalla prima pagina del quotidiano "Il socialista Lab"
dell'11 maggio 2005