Ennio TrinelliOra che la programmazione invernale di radio e televisioni è arrivata, ancor di più perché ci saranno le elezioni a primavera o giù di lì, assistiamo al riposizionamento dei grandi network radiofonici (anche televisivi, ma è su quelli radiofonici che vogliamo soffermarci), nel segmento politico di appartenenza. Così, una radio 'scanzonatissima' come Rtl 102.5 scivola, nei suoi notiziari, 'légérement a droite', così come fa Radio 105, recentemente 'mandibolata' dall'universo Mediaset, della quale è diventata parte integrante, con evidenti ripercussioni e sulla programmazione e sull'indirizzo della redazione giornalistica. Ma è sulla radio che ascoltiamo quotidianamente che intendiamo soffermarci. Ovvero, sulla programmazione di Radio24, che 'trotterella' vieppiù, soprattutto nelle ore mattutine e antimeridiane, insomma fino alle 11 del mattino, verso un populismo cialtrone e un po' incolto alla Luca Telese, tanto per non fare nomi, per poi arrivare, finalmente, a quel genio radiofonico di Gianluca Nicoletti, che sempre incanta con il suo feroce e intelligentissimo spirito caustico, tornando subito dopo al 'populismo becerone' di Oscar Giannino, sempre pronto a scandalizzarsi delle 'balle altrui' dimenticandosi - perché si è sempre tanto indulgenti verso se stessi - di essersi inventato lauree e master in occasione di elezioni politiche nelle quali si 'autotrombò' con un colpo da maestro. Non ce ne vogliano, tutti costoro: stiamo solo scherzando. Ma tale 'resocontino' è teso a sottolineare, una volta di più, che chiunque emetta qualsiasi 'flatulenza', in questo Paese, è sempre pronto a utilizzarla per fini politici, si trattasse anche solo di influenzare la famiglia dirimpettaia. Non importa quanto ciò spinga a un certo imbarbarimento culturale che non giova a nessuno, così da rendere necessaria un'Italia che si desti e cominci a utilizzare il web (webradio, webtv, podcast) per fare resistenza, culturale e politica, contro coloro che, in nome del determinismo in quanto oggetto di culto, sono disposti a vendersi persino la propria madre. Disgraziatamente, siamo ancora al postare noi stessi, con la nostra inutile e transitoria idiozìa. Ma non perdiamo la speranza, poiché anche al peggio c'è una fine. Sottoterra o dentro un'urna.


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