Crisi? Crisetta? Rimpasto? Crisi lampo? Aggiustamenti di programma? Ritiro delle delegazioni da parte di Follini (Udc) e De Michelis (Nuovo Psi)? Verso elezioni anticipate? Chi vivrà vedrà. Di sicuro c’è soltanto che hanno (abbiamo) perso. E quando si perde, vanno in crisi i rapporti fra alleati. È una constatazione persino ovvia se non fosse che, questa volta, la perdita va al di là della stessa CdL nella misura in cui travalica il dato numerico per assumere un rilievo affatto politico. Chi perde, infatti, non è il centrodestra, ma Forza Italia e, in ultima analisi, il suo leader che, tra l’altro, è il collante dell’intera maggioranza. Silvio Berlusconi ha tenuto insieme, per oltre dieci anni, forze fra di loro “avversarie”, distinte e distanti: gli “estremisti” leghisti e il popolo delle partite Iva, i moderati postdemocristiani e i destri postmissini col popolo degli statali e parastatali, i postcraxiani e laici col popolo liberaldemocratico. Un miracolo, per di più ultradecennale. Quel collante si sta esaurendo ed è inevitabile la crisi dell’intera architettura della Casa delle Libertà, non tanto in quanto esaurita come funzione ma come dato politico collettivo.
Il patto con i partiti dentro questa Casa è saltato proprio a causa del venir meno della leadership berlusconiana o del cosiddetto “berlusconismo” che era ed è la cifra, lo charme, il carisma di Berlusconi. Ma anche e soprattutto la raison d’être del Polo. Questo è il vero problema, che riguarda soprattutto il centrodestra ma anche l’intero scacchiere politico. Se infatti una sconfitta in democrazia è normale, a cominciare da quella di un Churchill che era Churchill, la perdita berlusconiana riguarda il (finto) sistema bipolare di cui lui era l’unico e vero rappresentante. Oltre che il legittimo titolare, fondatore e leader di FI e del Polo. Perché è complesso e preoccupante questo snodo, mentre non lo erano le crisi numerosissime della Prima Repubblica? Intanto perché il partito di Berlusconi è inesistente rispetto alla vecchia e grande e solida DC, e poi perché la crisi del “berlusconismo” fa venir meno le ragioni del patto politico dentro la CdL e azzoppa mortalmente il Mattarellum, con una Unione “costretta” a vincere una partita come unica rappresentante del bipolarismo. Roba da far venire i brividi. Perciò si chiede(va) il ritorno ad un proporzionale sbarrato e con un forte cancellierato, onde evitare ulteriori danni del devastante sistema elettorale italiano. Perciò si avanzava l’ipotesi del blitz per elezioni anticipate gestite dal Cavaliere su un progetto liberale, garantista, riformista, liberista onde evitare un anno di bollitura a fuoco lento e garantirsi, comunque, una caduta in piedi. Perciò si criticava, oltre alla permanente rissa, l’azione di divisione interna alla CdL auspicando, invece, la ricerca dell’unione, del rispetto fra alleati, della pari dignità. Il ritorno della politica, ecco cosa chiedevamo e chiediamo.


Articolo tratto dal quotidiano "L'Opinione delle Libertà" del 16 aprile 2005
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