Al peggio non c'è mai fine. In fatto di
ignoranza, omofobìa e
razzismo, noi italiani (certamente non tutti) non siamo secondi a nessuno. E i recenti casi che hanno condito la cronaca estiva hanno contribuito a portare su di un gradino ancora più
infimo il livello dei comportamenti attuati dai cittadini di quello che, un tempo, era il
'Belpaese'. Per fortuna, ancora ci si indigna (quantomeno sui social), si protesta e si esprime solidarietà verso i destinatari degli atteggiamenti discriminatori. Resiste la consapevolezza, da noi condivisa, che per crescere davvero, un Paese debba sviluppare al suo interno un'adesione sincera ai valori di
tolleranza e
rispetto delle
libertà individuali. Si ha molte volte, invece, la sensazione che questa sia ormai una
battaglia persa in partenza, come se nulla si potesse fare di fronte alla sempre più diffusa cultura
dell'odio verso l'altro e il
diverso che, ahimè, viene sostenuta da una parte della classe politica, trovando terreno fertile sul
web. Nel terzo millennio, siamo ancora costretti a leggere di coppie omossessuali alle quali, in questa torrida estate, è stato negato l'accesso in alcune
'case-vacanza' e
B&b in
Puglia e in
Calabria. Al danno, si aggiunge anche la beffa, come risulta evidente dal
messaggio Whatsapp col quale un titolare di
Santa Maria, nei pressi di
Tropea, segnalava agli aspiranti affittuari di non voler accettare
"gay e animali" nella dépendance della sua
'guest house'. Qui, almeno, il proprietario ha avuto la
'sensibilità' di riconoscere come il suo potesse sembrare un atto da
'troglodita'. Fermo restando il forte valore simbolico di episodi sintomatici della profondità del
baratro culturale in cui stiamo cadendo, si potrà obiettare come, in tali casi, le strutture in questione non fossero
alberghi, ma
abitazioni private affittate ai turisti durante la stagione vacanziera e, in fondo, per quanto moralmente criticabile, bisogna accettare la
libertà di disporre a piacimento del proprio bene. Il discorso cambia, però, quando
l'intolleranza e la
paura del diverso si manifestano negli spazi di
pubblica fruizione. Ed è quanto avvenuto alcuni giorni fa al
'Todays festival' di
Torino, in occasione del concerto di
Perfume Genius, al secolo
Mike Hadreas. Stando al racconto riportato su
Facebook da parte dei presenti e
'rimbalzato' sulle testate nazionali, il musicista statunitense sarebbe stato oggetto di
scherno e
ingiurie a carattere
omofobo durante la sua performance da una porzione di pubblico che il resto dei presenti ha cercato, inutilmente, di zittire. Il cantautore di
Seattle, dichiaratamente
omosessuale, in
Italia per promuovere l'apprezzato suo quarto lavoro,
'No shape', avrebbe risposto agli insulti in maniera stizzita e orgogliosa. La sua reazione ha incontrato il plauso
dell'assessore alle Pari opportunità del
comune di Torino, il quale ha rimarcato come i tentativi di porre fine agli insulti siano la dimostrazione di come
"il lavoro costante di contrasto all'omofobia portato avanti dal comune di Torino e dalle associazioni del territorio assume un'importanza fondamentale". Probabilmente, si è trattato di uno sparuto gruppo che era presente al festival per assistere all'esibizione di un altro artista in cartellone. Tuttavia, è sconcertate registrare come
l'odio, la paura e
l'intolleranza siano penetrati anche nei
luoghi di cultura dove, da sempre, si garantisce
libera espressione della propria
arte e del proprio
essere, qualunque sia l'inclinazione.