"Tu appari bello all'orizzonte del cielo, o sole splendente, principio di vita". Tutankhamon salì al trono a
nove anni, nella violenta restaurazione che abbatté il
culto del sole e riportò in auge le divinità fino ad allora adorate con tutti gli onori. A far la politica pensavano gli alti funzionari e il clero, come del resto accade in più tempi e in più Paesi diversi. Ma la storiografia ufficiale volle naturalmente che fosse
il re in persona a operare la
grande riforma. E, anzi, ci ha tramandato una lunga iscrizione, che descrive la profonda crisi in cui era caduto
l'Egitto, esaltando il ritorno del culto in onore delle antiche divinità. Raramente un sovrano condannò così chiaramente l'opera del suo predecessore,
Amenofi IV, al tempo stesso in cui esaltava la propria.
Tutankhamon surclassò quanto avevano fatto i suoi predecessori, accrebbe gli averi degli dei con oro, argenti, bronzo e rame a profusione. Questo splendore di oggetti preziosi,
Tutankhamon lo portò anche con sé nella tomba, quando scomparve ad appena
diciott'anni di età. E se eccezionali furono le vicende che lo accompagnarono in vita, altrettanto eccezionali furono quelle che lo seguirono dopo la morte. La sua
tomba, unica rispetto alle altre, che sono a forma di
piramide, depredate nei millenni da ladri di ogni tempo e risma, venne scoperta pressoché intatta dall'archeologo inglese
Howard Carter, che per conto di
Lord Carnarvon scavava nella
Valle dei Re. Messo sull'avviso da una coppa con il nome del faraone e da frammenti di lamine d'oro con la sua immagine trovati nelle vicinanze, il 26 novembre 1922
Carter realizzò quella che può senz'altro definirsi la scoperta archeologica più entusiasmante di tutti i tempi. In questi giorni di fine estate, presso il
Museo egizio di Torino si sono organizzate
'conferenze aperte' e
'incontri', alla scoperta della Storia e dei misteri delle antiche civiltà. E sono state presentate sul tavolo dei dibattiti le più recenti indagini degli scienziati inglesi e i resoconti di quanto il gruppo diretto dal professor
Ronald Harrison, titolare di
Anatomia comparata presso
l'Università di Liverpool, esaminò ai
raggi X: i resti mortali del
faraone, che poterono dimostrare che egli morì per un
ematoma formatosi sotto la scatola cranica, precisamente in vicinanza dell'orecchio sinistro. Si scoprirono così le tracce inequivocabili di una
ferita da oggetto contundente. Si trattò dunque di
un'autopsia in piena regola, che mise in luce un
delitto familiare efferato e crudele. L'indagine scientifica sembra provare che la consanguineità tra
Tutankhamon e
Smenkhkare, associato al trono dal predecessore
Amenofi IV e che forse regnò per brevissimo tempo prima del giovinetto di
9 anni, sembra probabile che fossero fratelli.
Tutankhamon era cioè il fratello minore di
Smenkhkare, entrambi figli di
Amenofi IV. Tuttavia, nell'accurato dibattito si è anche evidenziato come la tomba trovata da
Carter, originariamente fosse stata preparata per il sacerdote
Ai, alto funzionario di
Amenofi IV. Fu un atto di generosa pietà verso il giovinetto
'ucciso' voluto da
Ai, genero di
Smenkhkare? E, secondo voi, chi è
l'assassino?