In merito alle polemiche di questi giorni sullo
'ius soli', ci limitiamo a sollevare, in questa sede, alcune posizioni di
principio, che riteniamo fondamentali. A chi parla di
'buonismo', come per esempio ha fatto
Beppe Grillo in questi giorni, ci limitiamo ad avvertirlo che si ritrova completamente
fuori strada: il principio giuridico dello
'ius soli' non è affatto una posizione
moralista, bensì discende da un valore solidaristico di
apertura sociale, che richiede, in cambio, una concezione di cittadinanza
'piena', soprattutto sul fronte dei
doveri verso la collettività. Se nessuno
propone, nessun altro
dispone. E continuare ad avvitarsi attorno a un'idea
'chiusa' di società, allegramente avviata verso
l'estinzione, resta una visione
priva di prospettiva, senza alcuna
lungimiranza politica, tesa unicamente a reiterare
quell'egoismo distruttivo che ha già procurato molti danni in questo Paese. Se poi,
essere italiani significa che qualcuno debba sempre rimanere
escluso non perché si comporti male, bensì in base a dei
meri pregiudizi, allora possiamo tranquillamente annunciare all'opinione pubblica che quanto viene proposto dal
Movimento 5 Stelle non sia niente di più del consueto tradizionalismo reazionario, retorico e verboso, degli
'arruffapopolo', ancor più
demagogico rispetto a quello delle altre forze politiche, in quanto
inconsapevole. Tacciare di
'buonismo' la silente indifferenza di chi sta attendendo che molti
'vecchi', con le loro idee
'strampalate', tolgano il disturbo e vadano, finalmente,
'verso la luce', non è altro che una vuota stupidaggine.
Beppe Grillo, un tempo, sulle stupidaggini ci
'campava'. Eviti, oggi, di venire a propinarcele come
idee politiche serie. Perché gli
stupidi, in politica, han sempre procurato assai più danno dei
malvagi.