Ennio TrinelliQuello della settimana passata è stato un fine settimana favoloso, beatificato dalla presenza di Grillo con 'grulli' al seguito, il quale - parcheggiato il Suv da milionario da qualche parte - insieme ad altri cialtroni di simili fattezze ha partecipato alla 'Marcia contro la povertà' di Assisi. Come se dalle parti di Assisi avessero capito il significato profondo di quanto predicato sulla povertà da un loro illustre e citato, spesso a sproposito, concittadino. Mentre il 'Grillo sparlante' tentava disperatamente di rifarsi un look, pontificando incongruenze a 5Stelle, i suoi prodighi compagni di italiche (s)venture si sforzavano in tutti i modi affinché le cose vadano sempre peggio. A Roma, per esempio, Virginia Raggi riusciva a nominare una vicecapo di gabinetto citata in giudizio dalla Corte dei Conti del Lazio per una quisquilia relativa a faccende di mense sociali. Nello stesso giorno, la 'sindaca praticante e viceversa' veniva a sua volta citata tra i testimoni a favore, cioè quelli che dovrebbero difenderlo, da Raffaele Marra, imputato per un'altra quisquilia come 'Mafia capitale' e, nella fattispecie, per una 'tangentucola' da appena 367 mila euro. Contemporaneamente, il capogruppo M5S in Campidoglio farneticava sull'essere contro o a favore dei vaccini riuscendo, nel medesimo comunicato stampa, la cui pochezza grammaticale e sintattica ve la raccomando, a scrivere di essere contrario, ma anche a favore alle vaccinazioni e, poi, a favore ma anche contrario, rimandando tutto alla legge dello Stato approvata due ore prima che lui la citasse nella sua 'nota-capolavoro'. Qualche giorno prima, il Senato della Repubblica a sua volta aveva votato una 'leggiucola' di nessuna importanza come quella sulla tortura, riuscendo ancora una volta a stravolgerne il senso e a trasformarla in una norma praticamente inapplicabile. Oltre a ciò, un articoletto risibile uscito mentre sto scrivendo queste righe, informa  che in Italia ci sono circa 4 milioni di posti di lavoro vacanti che nessuno vuole occupare, perché non si ritiene di dover fare lavori troppo umili. Giunti a questo punto, consiglieremmo di riscrivere l'articolo 1 della Costituzione, perché l'Italia, di fatto, è "una Repubblica fondata sull'ordinaria follìa" e, di certo, non sul lavoro.


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